Serie A, scommesse illegali e il sistema dei Rolex: cosa rischiano i calciatori indagati
Ben 11 calciatori di serie A sono indagati per scommesse illegali. Non hanno mai "venduto" le loro partite ma ora rischiano grosso, soprattutto sotto l'aspetto sportivo

Il ritorno in campo di Tonali e Fagioli ha spinto molti a pensare che il caso delle scommesse illegali fosse ormai concluso. La Guardia di finanza di Milano ha invece eseguito un decreto di sequestro preventivo nei riguardi di cinque indagati e una società. Il valore totale? Più di 1,5 milioni di euro. L’inchiesta ruota intorno a due potenziali atti illeciti:
- esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse;
- riciclaggio.
Calcio scommesse, i calciatori indagati
A tutti gli indagati, ben oltre i cinque soggetti sottoposti a sequestro preventivo, sono stati notificati i decreti di fissazione di interrogatorio preventivo, in seguito alla richiesta di applicazione della misura degli arresti domiciliari.
Lo sguardo è stato principalmente rivolto nei confronti dei presunti organizzatori del sistema. Un gruppo attivo nell’area di Milano, che dovrà rispondere dell’accusa di organizzazione illegale di scommesse. Un metodo applicato anche digitalmente, sfruttando piattaforme non autorizzate. Per quanto riguarda i nomi dei calciatori, il Corriere della Sera ne indica 11:
- Alessandro Florenzi (Milan);
- Nicolò Zaniolo (Roma e Galatasaray al tempo dei fatti contestati);
- Mattia Perin (Juventus);
- Weston McKennie (Leeds, al tempo dei fatti contestati);
- Leandro Paredes (Psg e Juventus, al tempo dei fatti contestati);
- Angel Di Maria (Psg e Juventus, al tempo dei fatti contestati);
- Raoul Bellanova (Cagliari, Inter e Torino, al tempo dei fatti contestati);
- Samuel Ricci (Empoli, al tempo dei fatti contestati);
- Cristian Buonaiuto (Cremonese, al tempo dei fatti contestati);
- Matteo Cancellieri (Verona, Lazio ed Empoli, al tempo dei fatti contestati);
- Adames Hector Junior Firpo (Leeds).
Il Sistema dei Rolex
Dietro le scommesse illegali non c’era la voglia o necessità di implementare i propri guadagni, già elevati. Si scommetteva per noia, principalmente, così da colmare i lunghi periodi di vuoto nei ritiri dei club e della nazionale.
A dimostrazione del fatto che non si mirasse a far parte di un grande schema complesso e truffaldino, nessuno dei calciatori ha mai “venduto partite”. In alcuni casi le puntate riguardavano quasi totalmente altre discipline.
Un gioco che, in termini di giustizia sportiva, potrebbe costare molto caro. Le loro puntate però rientravano in un sistema illecito. La piattaforma sfruttata non era autorizzata e il saldo dei debiti accumulati era tutt’altro che regolare: il sistema dei Rolex, appunto.
Le parole di Sandro Tonali e Nicolò Fagioli sono state fondamentali, dimostrando un gran quantitativo di soldi riversati nelle tasche di due gestori di piattaforme illegali: Tommaso De Giacomo e Patrick Fizzera. Al loro fianco, per gli inquirenti, ci sarebbero stati tre amministratori di una gioielleria milanese: Antonio Scinocca, Antonio Parise e Andrea Piccini.
Nessun aiuto viene però elargito a costo zero. La loro gioielleria veniva infatti sfruttata come “banca”, sostiene l’accusa, per regolare in maniera illecita gli elevatissimi conti degli sportivi coinvolti.
- Ecco come funzionava il sistema:
- largo credito ai calciatori;
- l’aumentare del debito portava gli sportivi in gioielleria;
- presso la “banca” procedevano ad acquistare dei Rolex, con bonifici regolari e tracciabili;
- i Rolex, insieme ad altri orologi di lusso, restavano però in negozio;
- gli sportivi avevano dunque effettuato un acquisto simulato, tenendo però per sé la fattura emessa.
Per quanto la giustizia miri prevalentemente a punire organizzatori e gestori, anche i calciatori scommettitori hanno commesso dei reati. In questo elenco rientrano ancora Tonali e Fagioli, che hanno saldato il conto con la giustizia sportiva ma devono rispondere di:
- scommesse su siti illegali;
- pubblicizzazione delle piattaforme;
- intermediazione nell’aperura dei conti gioco;
- consegna dei soldi per conto di altri scommettitori;
- gratifica per questi ruoli sotto forma di bonus sui conti e/o riduzioni dei debiti.
Una ventina di atleti dovrà invece rispondere dell’ipotesi di partecipazione a partite di poker online su piattaforme illegali, con lo sfruttamento di stanze private, protette da password.
Stando agli inquirenti, il test chiave è stato Sandro Tonali. Nicolò Fagioli avrebbe infatti fornito una versione dei fatti monca, tutelando la propria immagine, negando d’aver mai spinto amici e colleghi a diventare clienti, così come d’aver ricevuto benefici.
Cosa rischiano i calciatori penalmente
Per quanto i loro casi siano differenti, avendo collaborato con la giustizia, Tonali e Fagioli rischiano l’arresto fino a 3 mesi (che non verrà mai concretizzato, eventualmente), così come un’ammenda fino a 500 euro.
Gli altri giocatori sono indagati per il comma 3 dell’articolo della legge 401 del 1989, avendo partecipato a giochi non autorizzati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, su piattaforme illegali. In particolare a partite di poker su tavoli online privati. Una situazione sanabile con una multa da 250 euro.
Giustizia sportiva, cosa rischiano i calciatori
Il vero problema da affrontare per i calciatori sottoposti a indagine riguarda la giustizia sportiva. La multa è irrisoria e in nessun caso ci sarà un periodo di detenzione da scontare, come detto. A rischio ci sono però gli accordi contrattuali sottoscritti. Il che vuol dire la punizione massima potrebbe risiedere nel non percepimento del proprio stipendio pattuito. Andiamo però per ordine.
Gli atti passeranno al vaglio della Procura Figc, che dovrà valutare eventuali aspetti da indagare. Potrebbero dunque fioccare delle squalifiche, come avvenuto con Tonali e Fagioli. I singoli club decideranno poi il da farsi in termini contrattuali. Pagare un calciatore per vedere in tribuna per colpe sue non è il massimo dell’investimento d’impresa.
Tonali e Fagioli, già tenuti a lungo fuori dal campo e già “premiati” con il ritorno in Nazionale, hanno stretto un accordo con la Procura federale della Figc e oggi potrebbero essere nuovamente sanzionati soltanto nel caso in cui emergessero comportamenti illeciti differenti da quelli che hanno portato alla loro squalifica.