Scoperta a O’ahu: il bruco cannibale che indossa ossa di prede

In un angolo oscuro della foresta montana di O’ahu, nell’arcipelago delle Hawaii, è stato identificato uno dei più straordinari esempi di adattamento naturale: il “collezionista di ossa”, un bruco cannibale e predatore che si traveste utilizzando i resti delle sue vittime. Il bruco “collezionista di ossa”: un predatore inaspettato Scoperto da un gruppo di biologi […] Scoperta a O’ahu: il bruco cannibale che indossa ossa di prede

Apr 26, 2025 - 23:48
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Scoperta a O’ahu: il bruco cannibale che indossa ossa di prede
In un angolo oscuro della foresta montana di O’ahu, nell’arcipelago delle Hawaii, è stato identificato uno dei più straordinari esempi di adattamento naturale: il “collezionista di ossa”, un bruco cannibale e predatore che si traveste utilizzando i resti delle sue vittime. Il bruco “collezionista di ossa”: un predatore inaspettato Scoperto da un gruppo di biologi dell’Università delle Hawaii a Mānoa, questo bruco appartiene al genere Hyposmocoma, una linea antichissima di insetti presente esclusivamente nelle Hawaii. Il piccolo predatore è stato osservato solo 62 volte negli ultimi 20 anni, confermando la sua incredibile rarità. Gli studiosi stimano che la specie esista da oltre sei milioni di anni, custodendo segreti evolutivi che ancora oggi affascinano il mondo scientifico. Il comportamento del “collezionista di ossa” sfida qualsiasi precedente conoscenza sulla dieta dei bruchi. Invece di nutrirsi di foglie, caccia insetti già debilitati o intrappolati nelle ragnatele. Se la scarsità di prede lo impone, può addirittura divorare un suo simile in un atto estremo di cannibalismo. Un travestimento mortale: l’arte della sopravvivenza Ciò che rende ancora più straordinaria questa specie è il suo macabro metodo di camuffamento. Il bruco riveste il proprio bozzolo di seta con resti di insetti non commestibili: zampe, ali e carapaci delle sue vittime vengono cuciti sulla superficie del bozzolo, trasformandolo in una corazza mimetica. Secondo Dan Rubinoff, uno dei principali ricercatori, il comportamento è stato difficile da interpretare. Per anni si è creduto che quei pezzi di insetto aderissero accidentalmente ai bruchi a causa del loro habitat intricato. Solo dopo decenni di osservazioni sistematiche è stato possibile confermare che il camuffamento era deliberato, un vero e proprio stratagemma di sopravvivenza in un ambiente dominato da predatori come i ragni. La fragile relazione tra bruchi e ragni Nel delicato ecosistema della foresta montana di O’ahu, i bruchi condividono l’habitat con i ragni, predatori naturali di insetti. Eppure, grazie al loro disguise olfattivo e gustativo, riescono a sfuggire all’attenzione dei loro letali vicini. Gli odori e i sapori emanati dai resti di insetto ingannano i sensi dei ragni, consentendo al bruco di mimetizzarsi efficacemente tra le prede residue. Rubinoff descrive il loro habitat come “luoghi bui e inospitali”, come tronchi marci, cavità arboree e rocce umide, ambienti in cui questi minuscoli predatori trovano rifugio lontano dagli occhi umani. Una specie antica sull’orlo dell’estinzione Attualmente, i bruchi “collezionisti di ossa” sopravvivono in un’area di appena 15 chilometri quadrati. Come molte altre specie native delle Hawaii, sono gravemente minacciati dall’invasione di piante non autoctone e dalla distruzione degli habitat naturali. La perdita di vegetazione nativa mette a rischio anche gli insetti specializzati che, come il bruco cannibale, dipendono da ecosistemi specifici per la loro sopravvivenza. Gli scienziati sottolineano l’urgenza di interventi di conservazione per proteggere questa rara specie prima che scompaia definitivamente. Un futuro nella ricerca genetica Studiare il bruco “collezionista di ossa” offre una rara opportunità per comprendere l’evoluzione del carnivorismo nei Lepidotteri. Soltanto lo 0,1% delle quasi 200.000 specie di falene e farfalle note è carnivoro, rendendo questa scoperta di eccezionale importanza. Rubinoff e il suo team sperano di intraprendere studi genetici per svelare quali mutazioni evolutive abbiano permesso a questa specie di sviluppare un comportamento predatorio. Questa ricerca potrebbe anche aprire nuove vie pratiche, come la creazione di pesticidi naturali meno tossici basati sui meccanismi sensoriali utilizzati dai bruchi per riconoscere il cibo. Secondo le previsioni, le applicazioni pratiche di tali studi potrebbero rivoluzionare il modo in cui proteggiamo le colture agricole, offrendo soluzioni più sostenibili rispetto agli attuali metodi chimici. Fonti autorevoli: Science, Università delle Hawaii a Mānoa, National Geographic.

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