Sanremo 2025: è stato tutto vero oppure un sogno? Ora ci aspetta un lunedì feroce

Cosa resterà di questo Sanremo 2025? Chi la scatterà la fotografia? Dopo queste cinque giornate di festival non abbiamo dubbi: un fotografo di matrimoni, super professionale e vestito con un completo giacca e cravatta inamidato anche in pieno agosto, un tale con due droni e due assistenti più giovani anche loro muniti di giacca e […] L'articolo Sanremo 2025: è stato tutto vero oppure un sogno? Ora ci aspetta un lunedì feroce proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 16, 2025 - 14:42
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Sanremo 2025: è stato tutto vero oppure un sogno? Ora ci aspetta un lunedì feroce

Cosa resterà di questo Sanremo 2025? Chi la scatterà la fotografia?

Dopo queste cinque giornate di festival non abbiamo dubbi: un fotografo di matrimoni, super professionale e vestito con un completo giacca e cravatta inamidato anche in pieno agosto, un tale con due droni e due assistenti più giovani anche loro muniti di giacca e cravatta.

Un tipo dal piglio risoluto e assertivo, che sballottola gli sposi da un pizzo all’altro dei suoi set nunziali, costringendoli a pose espressioniste da film muto e se, poi, uno dei due timidamente chiede di poter dire una cosa, lui lo ferma immediatamente asserendo che la giornata è lunga e che si deve arrivare lucidi e consapevoli al momento del lancio del bouquet.

Cosa resterà di questo Sanremo 2025, afferrato e già scivolato via?

Il terrore della discesa delle scale, l’allegria e l’intelligenza di Bianca Balti che riesce a scansare la retorica sulla malattia, le lenti a contatto di Fedez, Geppi Cucciari che ristabilisce l’equilibrio cosmico ricordando a Carlo Conti che prima di essere un presentatore e un artista è indubbiamente un padre, il “Si na pret!” lanciato a Rose Villain, il televoto, Giorgia che canta Skyfall insieme ad Annalisa, le grandi maison della moda che hanno aperto sul palco squarci di profonda bellezza. Simon Le Bon che ci rammenta che gli anni Ottanta son trascorsi da quattro decenni, Achille Lauro che ci ricorda cos’è un dandy, Topo Gigio che incanta e stupisce cantando Domenico Modugno.

Resterà Lucio Corsi con la sua grazia, la gentilezza e lo sguardo poetico sul mondo, la libertà e la gratuità dell’arte. Resteranno il terzo posto di Brunori e il testo del brano di Simone Cristicchi. Resterà Joan Thiele che ha attraversato queste cinque serate senza toccare terra come un astro luminoso. Resterà il sorriso di un ragazzo di 23 anni, il preferito tra i miei alunni, che vince la gara delle gare.

Ma è stato tutto vero oppure un sogno? Non possiamo dirlo con certezza: il confine tra la visione del Festival e la fase Rem è labile. Non è un caso, d’altra parte, che la canzone vincitrice di questa edizione contenga un verso che ci rappresenta e che recita: Fino ad addormentarci sul divano con il telecomando in mano. Grazie Olly per aver pensato a noi.

I residui del quotidiano, infatti, si mescolano alle nostre pulsioni dell’inconscio, non sappiamo se abbiamo assistito a un’esibizione o se altro non era che una nostra fantasia. Ci appisoliamo sul bracciolo della poltrona, crolliamo, ci ridestiamo all’improvviso al primo acuto che scuote un ritornello. Sonno, sogno, sonno, suono. Le canzoni si impastano alla nostra dimensione onirica e, se durante prima parte della serata lottiamo per non assopirci, nella seconda, dopo una ricca pennica, cerchiamo di orientarci tra i cantanti in uno stato confusionale di dormiveglia, tra abbagli, fantasticherie e deliri che ci riportano a un altro riposino di (almeno) un quarto d’ora.

La serata finale di Sanremo somiglia al veglione dell’ultimo dell’anno: dobbiamo aspettare necessariamente la mezzanotte, nonostante la lotta disperata contro il colpo di sonno e il desiderio impellente di tagliare corto sintonizzandoci sul fuso orario di Sydney dove già in cielo brillano i fuochi d’artificio.

E invece no, nessuna pietà. Il festival, come tutte le feste, è una prova di resistenza per il corpo e per lo spirito. E per il nostro sistema di alternanza tra la veglia e il sonno. Mastodontico è lo sforzo di riuscire a trovarsi svegli nel momento della premiazione finale, alla quale ci prepariamo con gli apripalpebra di Arancia meccanica per scongiurare qualsiasi possibilità di abbiocco. Ma facilissimo per noi è perdere il momento della premiazione e risvegliarci poi, nel cuore della notte, con Gigi Marzullo che intervista Shel Shapiro dei The Rockes. Cosa è successo? È sogno o realtà? Chi siamo?

Qualcuno, a un certo punto, dall’altra parte divano si libera dalle braccia di Morfeo, domanda chi abbia vinto e subito si gira dall’altra parte, tirandosi sulle spalle il proprio lato di coperta.

Sono notti lunghissime quelle sanremesi anche per noi che non usciamo di casa. Notti interminabili, fino alla fine, fino all’ultimo minuto che poi, a un certo punto, arriva. A rielaborare la nostra settimana di attività onirico-televisiva e ritmi circadiani completamente sballati ci penserà oggi, in una torpida e lunghissima domenica di hangover, Mara Venier, la nostra psicoterapeuta, che ci farà fare i conti con le nostre allucinazioni, rievocandole una per una, prima di consegnarci a un lunedì che ci riporta alla realtà con la stessa ferocia del lunedì in cui si torna a scuola dopo l’Epifania.

L’anno vecchio è finito ormai e anche la musica, gli amici se ne vanno, domani è un altro giorno. Si vedrà.

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