Salva Milano, ora la giunta Sala perde i pezzi
La giunta perde pezzi. E Milano ci rimette. Non poteva essere altrimenti dopo l’enorme scandalo causato dalle rivelazioni contenute nell’ordinanza del gip di una delle numerose inchieste giudiziarie del settore edilizio meneghino. L’ordinanza ha infatti portato all’arresto dell’ex dirigente comunale Giovanni Oggioni, oltre che di altre tre persone, fra cui Marco Emilio Cerri, ex membro della Commissione paesaggistica del Comune di Milano. È di oggi la notizia che l’Assessore alla Casa della giunta guidata dal sindaco Sala, Guido Bardelli, ha rassegnato le sue dimissioni, anche queste legate ai recenti sviluppi giudiziari. In una delle chat ottenute dal gip, Bardelli, all’epoca non ancora Assessore, scriveva di auspicare la caduta della giunta in cui sarebbe poi entrato.Una brutta gatta da pelare per il sindaco, che sul decreto legislativo Salva Milano aveva puntato moltissimo, esponendosi costantemente e anche sollecitando ripetutamente il “suo” Partito democratico per ottenere una celere adozione del decreto. Tutta fatica sprecata. Il Comune è stato costretto a fare dietrofront dopo che nelle intercettazioni presenti nelle carte del gip uno degli indagati (Cerri) affermava di essere stato lui a fare la norma «già a febbraio», e di averla data in visione ad alcuni politici, fra cui Tommaso Foti (FdI), Maurizio Lupi (Noi Moderati) e Alessandro Morelli (Lega). Nessuno dei tre politici di centrodestra è indagato, ma il solo fatto di essere stati nominati ha permesso alle opposizioni di passare subito all’attacco, in particolare Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, dimenticando che per una legge che si chiama “Salva Milano” è in fondo del tutto normale che i relatori della stessa si confrontino con esperti, politici e dirigenti del suddetto comune. E si dà proprio il caso che sia Cerri che Oggioni fossero membri dell’amministrazione comunale guidata da Beppe Sala, quella che chiedeva a gran voce il “Salva Milano”. Entrambi hanno infatti occupato il posto di membri della Commissione paesaggistica, ovvero erano membri di quell’organo tecnico-consultivo che fornisce pareri obbligatori esaminando e valutando progetti edilizi e urbanistici. Il marcio era in Comune, non nel governo.E mentre Oggioni si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Mattia Fiorentini, ieri il sindaco Sala, a lato di un evento in Comune, ha invece rilasciato dichiarazioni sui recenti avvenimenti: «[Le indagini] mi fanno pensare che delle mele marce ci siano», e fin qui... «Alla luce di queste giornate difficili non credo di essere nella posizione di suggerire al Parlamento cosa fare, ma se potessi permettermi di farlo, direi che, se non si è voluto fare il Salva Milano, ci si occupi allora di un riordino complessivo della materia». Devono essere davvero “giorni difficili”, visto che il sindaco dice di non essere nella posizione di dire al Parlamento cosa fare, salvo poi fare esattamente quello.Oggi si è espresso sulla questione anche il leader della Lega Matteo Salvini, che a lato di un evento sul nuovo codice della strada ha detto: «La risolva Sala! Io sono a disposizione come lo ero l’anno scorso», mentre sul proseguimento dell’iter di legge il Ministro dei Trasporti ha affermato: «aspettiamo il Comune di Milano, in base alle cui richieste abbiamo proposto una legge. Non abbiamo fatto una legge per Brindisi o per Bolzano. C’è un problema a Milano, evidentemente perché qualcuno aveva sbagliato a Milano e noi siamo a disposizione per risolvere i problemi dei cittadini di Milano. Aspettiamo che il Comune ci dica cosa vuole fare».Ma lo stato di confusione di sindaco e Comune potrebbero durare ancora a lungo, mentre gli unici veri sconfitti sono i cittadini che hanno acquistato le abitazioni poste ora sotto sequestro (sono circa 150). Cittadini che, come detto dal Ministro Salvini durante l’evento odierno svoltosi proprio nel capoluogo meneghino, «dopo aver comprato e pagato una casa ora non sanno se è loro o non è loro».


La giunta perde pezzi. E Milano ci rimette. Non poteva essere altrimenti dopo l’enorme scandalo causato dalle rivelazioni contenute nell’ordinanza del gip di una delle numerose inchieste giudiziarie del settore edilizio meneghino. L’ordinanza ha infatti portato all’arresto dell’ex dirigente comunale Giovanni Oggioni, oltre che di altre tre persone, fra cui Marco Emilio Cerri, ex membro della Commissione paesaggistica del Comune di Milano.
È di oggi la notizia che l’Assessore alla Casa della giunta guidata dal sindaco Sala, Guido Bardelli, ha rassegnato le sue dimissioni, anche queste legate ai recenti sviluppi giudiziari. In una delle chat ottenute dal gip, Bardelli, all’epoca non ancora Assessore, scriveva di auspicare la caduta della giunta in cui sarebbe poi entrato.
Una brutta gatta da pelare per il sindaco, che sul decreto legislativo Salva Milano aveva puntato moltissimo, esponendosi costantemente e anche sollecitando ripetutamente il “suo” Partito democratico per ottenere una celere adozione del decreto. Tutta fatica sprecata.
Il Comune è stato costretto a fare dietrofront dopo che nelle intercettazioni presenti nelle carte del gip uno degli indagati (Cerri) affermava di essere stato lui a fare la norma «già a febbraio», e di averla data in visione ad alcuni politici, fra cui Tommaso Foti (FdI), Maurizio Lupi (Noi Moderati) e Alessandro Morelli (Lega). Nessuno dei tre politici di centrodestra è indagato, ma il solo fatto di essere stati nominati ha permesso alle opposizioni di passare subito all’attacco, in particolare Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, dimenticando che per una legge che si chiama “Salva Milano” è in fondo del tutto normale che i relatori della stessa si confrontino con esperti, politici e dirigenti del suddetto comune.
E si dà proprio il caso che sia Cerri che Oggioni fossero membri dell’amministrazione comunale guidata da Beppe Sala, quella che chiedeva a gran voce il “Salva Milano”. Entrambi hanno infatti occupato il posto di membri della Commissione paesaggistica, ovvero erano membri di quell’organo tecnico-consultivo che fornisce pareri obbligatori esaminando e valutando progetti edilizi e urbanistici. Il marcio era in Comune, non nel governo.
E mentre Oggioni si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Mattia Fiorentini, ieri il sindaco Sala, a lato di un evento in Comune, ha invece rilasciato dichiarazioni sui recenti avvenimenti: «[Le indagini] mi fanno pensare che delle mele marce ci siano», e fin qui... «Alla luce di queste giornate difficili non credo di essere nella posizione di suggerire al Parlamento cosa fare, ma se potessi permettermi di farlo, direi che, se non si è voluto fare il Salva Milano, ci si occupi allora di un riordino complessivo della materia». Devono essere davvero “giorni difficili”, visto che il sindaco dice di non essere nella posizione di dire al Parlamento cosa fare, salvo poi fare esattamente quello.
Oggi si è espresso sulla questione anche il leader della Lega Matteo Salvini, che a lato di un evento sul nuovo codice della strada ha detto: «La risolva Sala! Io sono a disposizione come lo ero l’anno scorso», mentre sul proseguimento dell’iter di legge il Ministro dei Trasporti ha affermato: «aspettiamo il Comune di Milano, in base alle cui richieste abbiamo proposto una legge. Non abbiamo fatto una legge per Brindisi o per Bolzano. C’è un problema a Milano, evidentemente perché qualcuno aveva sbagliato a Milano e noi siamo a disposizione per risolvere i problemi dei cittadini di Milano. Aspettiamo che il Comune ci dica cosa vuole fare».
Ma lo stato di confusione di sindaco e Comune potrebbero durare ancora a lungo, mentre gli unici veri sconfitti sono i cittadini che hanno acquistato le abitazioni poste ora sotto sequestro (sono circa 150). Cittadini che, come detto dal Ministro Salvini durante l’evento odierno svoltosi proprio nel capoluogo meneghino, «dopo aver comprato e pagato una casa ora non sanno se è loro o non è loro».