Conti in rosso o soci vicino alle ‘ndrine? La fondazione Corrado Alvaro sciolta dalla prefettura
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La Prefettura di Reggio Calabria, scioglie la Fondazione Corrado Alvaro. Fondazione sotto il controllo della Regione, che non ha mai contestato nessun atto o bilancio alla fondazione.
La decisione solleva interrogativi e alimenta il dibattito sulla gestione amministrativa e sulle dinamiche di controllo in un territorio bollato per la presenza della criminalità organizzata e per questo segnato anche nell’avvio di iniziative culturali o istituzionali.
La fondazione Corrado Alvaro sciolta dalla prefettura
La Regione, che esercita la vigilanza sulla fondazione, non aveva mai rilevato irregolarità nei bilanci o nelle attività dell’ente. Questo dettaglio è centrale: se lo scioglimento non è stato motivato da anomalie amministrative o gestionali, allora il provvedimento della Prefettura potrebbe essere legato a un’altra ipotesi, ossia una presunta vicinanza della fondazione alle ‘ndrine di San Luca.
Il caso riaccende il dibattito su un nodo complesso e delicato: è possibile avviare un’iniziativa culturale o istituzionale a San Luca senza che, prima o poi, venga sciolta o messa sotto accusa? Nel piccolo comune aspromontano, tristemente noto per le faide tra cosche e la forte influenza della ‘ndrangheta, il tessuto sociale è fitto di legami di sangue e conoscenze. Questo significa che ogni realtà operante sul territorio potrebbe, direttamente o indirettamente, avere contatti con individui coinvolti in attività illecite.
Per questo il rischio di una stigmatizzazione perpetua pesa su San Luca, dove qualsiasi tentativo di rinascita culturale o istituzionale sembra destinato a essere soffocato dal sospetto. La dissoluzione della Fondazione Corrado Alvaro, dedicata a uno dei più celebri scrittori calabresi, appare dunque come un simbolo di questa condizione: il paese è e resta sotto una sorta di condanna eterna, dove la legalità sembra essere un obiettivo irraggiungibile e ogni iniziativa può finire sotto il fuoco incrociato della prevenzione antimafia.
Resta da capire se il provvedimento della Prefettura poggi su evidenze concrete o se, al contrario, il semplice contesto sociale sia stato sufficiente a giustificare lo scioglimento. In entrambi i casi, la vicenda pone una questione più ampia: come si può spezzare il circolo vizioso che lega San Luca alla sua reputazione senza negare opportunità di sviluppo alla comunità locale?
Il riferimento a Corrado Alvaro è sempre attuale
Anche lo stesso Corrado Alvaro ha trattato più volte il tema della giustizia nelle sue opere, spesso in relazione alle questioni sociali e morali del suo tempo, come l’ingiustizia sociale, la discriminazione e la sopraffazione dei deboli. Lui è stato molto sensibile a questa problematica dal punto di vista umano e sociale.
Un esempio emblematico è la sua opera più famosa, “Gente in Aspromonte” (1930). Dove in questa raccolta di racconti, Alvaro descrive le difficili condizioni di vita dei contadini calabresi, mettendo in evidenza la mancanza di giustizia sociale, la povertà, lo sfruttamento e l’oppressione esercitata dai potenti. Le storie di Alvaro denunciano l’assenza di equità e la disparità nel trattamento riservato ai più deboli. Naturalmente in quell’epoca e in quel contesto, i potenti erano diversi.
Alvaro affronta indirettamente il tema della giustizia anche in altre opere, tra cui: “L’uomo è forte” (1938), dove affronta la questione della libertà individuale e della dignità umana di fronte al totalitarismo, denunciando l’ingiustizia di regimi che annullano l’individuo e la sua libertà personale e in “Quasi una vita” (1950), romanzo che racconta l’ingiustizia di un sistema sociale incapace di offrire ai giovani reali possibilità di affermazione.
Quindi, quello che succede oggi, con una Prefettura che irrompe nella Fondazione, la sua riflessione sulla giustizia, intesa come diritto alla dignità, equità sociale e libertà personale, sarebbe riscritta magari in modo diverso.
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