Roberto Benigni non fa ridere sul Manifesto di Ventotene

Benigni in prima serata celebra Rossi e Spinelli: ma non era TeleMeloni? Il corsivo di Damato pubblicato sul quotidiano Il Dubbio.

Mar 21, 2025 - 12:29
 0
Roberto Benigni non fa ridere sul Manifesto di Ventotene

Benigni in prima serata celebra Rossi e Spinelli: ma non era TeleMeloni? Il corsivo di Damato pubblicato sul quotidiano Il Dubbio

Qualsiasi cosa si possa o si voglia pensare o scrivere, condividendo o dissentendo dal Sogno di Roberto Benigni mandato in onda in diretta Eurovisione dalla Rai l’altra sera, credo che non si possa decentemente ignorare o nascondere il nubifragio di RaiMeloni. Che è il soprannome dato alla Rai dagli avversari della premier, e con un certo compiacimento anche da alcuni suoi amici, da quando è in carica l’attuale governo. E persino da un po’ prima, quando con Mario Draghi ancora a Palazzo Chigi già si avvertiva l’arrivo della leader della destra per la partita elettorale giocata a porta vuota dalle sinistre e dintorni più di due anni e mezzo fa. Lo stesso Draghi accolse la Meloni a Palazzo a braccia aperte, come si usa dire.

Benigni ha offerto al pubblico, che se lo era perso negli spezzoni dei telegiornali sul dibattito alla Camera in vista del vertice europeo di Bruxelles, uno spettacolo di difesa del cosiddetto manifesto di Ventotene sull’Europa “libera e unita” di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Che a Montecitorio la premier aveva qualche ora prima contestato per i passaggi nei quali l’Europa, piuttosto che libera e unita, era pensata a democrazia sospesa e a regime collettivistico, senza il diritto di proprietà a dintorni.

Senza scomporsi nelle urla e nelle proteste delle opposizioni nell’aula di Montecitorio, sino a doversene sospendere la seduta, Benigni ha allungato le sue ali protettive sulle buonanime di Spinelli e di Rossi, e anche del non menzionato Eugenio Colorni, come su Dante Alighieri da lui già recitato in altra occasione per la sua Divina Commedia. Ed ha generosamente definito l’Unione Europea prodotta anche dal manifesto di Ventotene “la più grande costruzione politica ed economica degli ultimi 5000 anni”. Cinquemila, ripeto in lettere. Una costruzione, peraltro, che ora quel matto del presidente americano Donald Trump, toccato pure lui dall’ironia di Benigni, avverte come una relativamente recente trovata sull’altra sponda dell’Atlantico per fregare gli Stati Uniti. Che pertanto avrebbero tutto il diritto di difendersene in ogni modo: dai dazi a una pace in Ucraina – dopo più di tre anni di guerra avviata dalla Russia- alle spalle, sulla testa e quant’altro dell’Europa, oltre che della stessa Ucraina.

Non vi è stata diga, barriera di sacchi, catena di secchi e simili capace nella cosiddetta RaiMeloni, con tutte le costose strutture e direzioni esistenti, che abbia potuto prevenire e contenere il Benigni protettivo di Ventotene e di tutto il resto compromesso dalla premier con le sue parole, i suoi giudizi, i suoi gesti. Un disastro, ripeto, per RaiMeloni, Telemeloni e varianti dell’azienda pubblica di viale Mazzini. Dove d’altronde a vigilare, anche per il risanamento ambientale in corso dopo una lunga convivenza col pericolosissimo amianto, è rimasto solo il pur imponente cavallo di bronzo, non a caso “morente” per definizione, dello scultore Francesco Messina.