Le emissioni invisibili di Eni in Basilicata

ReCommon e l’associazione Cova Contro hanno rilevato livelli anomali di benzene, etilene e metano attorno al Cova gestito da Eni in Basilicata L'articolo Le emissioni invisibili di Eni in Basilicata proviene da Valori.

Mar 24, 2025 - 07:01
 0
Le emissioni invisibili di Eni in Basilicata

Eni ha una parte non trascurabile del suo business nel nostro Paese. In particolare in Basilicata, dove è impegnata a sfruttare da una trentina d’anni il più grande giacimento su terraferma dell’Europa Occidentale. Le licenze concesse a Eni autorizzano l’estrazione di 104mila barili di petrolio al giorno – sebbene negli ultimi anni la produzione non superi le 40mila unità. Il fulcro delle attività è l’impianto di lavorazione del petrolio estratto in quasi 30 pozzi, il Centro Olio in Val d’Agri (Cova).

L’inquinamento atmosferico attorno al Centro Olio in Val D’Agri (Cova)

Nel 2021, ReCommon ha reso pubblico uno studio condotto dall’organizzazione indipendente Source International in cui emergeva che le concentrazioni dei composti organici volatili totali (Covt) intorno al Centro Olio erano molto alte, oltre i 250 μg/m³ come media giornaliera. Valori che possono essere paragonati a quelli del centro di Pechino e Nuova Delhi, tra le città più inquinate del Pianeta.

La scorsa primavera ReCommon ha dato seguito al lavoro fatto con Source, collaborando con l’associazione locale Cova Contro in un monitoraggio eseguito mediante l’uso incrociato di una termocamera di ultima generazione, del sistema satellitare Sentinel – Copernicus incrociate alle segnalazioni di cittadini residenti nell’area. Sono stati coinvolti 6 volontari nelle misurazioni e nelle riprese incluse le fasi di allestimento e trasporto dell’attrezzatura, oltre a tre famiglie della zona che hanno comunicato gli orari di maggior intensità dei miasmi. In seguito sono state incrociate le misurazioni sul campo con i dati satellitari di Sentinel/Copernicus per la qualità della colonna d’aria, metano e anidride solforosa nell’area del Cova.

Cosa manca nel monitoraggio della qualità dell’aria di Eni e dell’agenzia per l’ambiente della Basilicata

Come spiegato nel rapporto redatto da Cova Contro e ReCommonLe emissioni invisibili di Eni in Basilicata”, la termocamera è in grado anche di quantificare il flusso di emissione in grammi/ora e la concentrazione in ppm (parti per milione)/minuto. Durante la campagna di misurazione si sono riscontrate numerose anomalie. Tanto che in quasi tutte le giornate di acquisizione dei dati la torcia di terra mostrava emissioni importanti di idrocarburi, notevoli per portata e costanza. I tenori di composti organici volatili registrati in alcuni casi sono stati molto alti, soprattutto per il benzene. Ma degni di nota sono stati anche l’etilene e il metano.

Valori che in zona sono parzialmente misurati dalle controparti. Per Arpab, l’agenzia regionale per l’ambiente, i tenori di benzene nella zona sono nella norma (non misurando però tutti gli altri parametri rilevati con la termocamera). Ma, mentre la termocamera ha ripreso un dato puntuale sulla base di pochi secondi di misurazione, Arpab raccoglie dati diluiti nel tempo. Tuttavia, in quello stesso periodo, Arpab ha misurato dei picchi molto elevati di benzene, per i quali ad oggi l’agenzia non ha reso note delle motivazioni ufficiali. Mentre Eni, secondo quanto riportato dal suo sito web, non monitora questi parametri. Nonostante non sia possibile un raffronto diretto tra i dati raccolti da questa analisi e quelli di Arpab, potrebbero essere utili i dati dei camini Sme (sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni ai camini) che Eni, però, non ha mai pubblicato.

Insomma, sul monitoraggio dell’aria, pubblico e privato, e quindi della qualità della vita nel “Texas d’Italia” c’è ancora tantissimo da fare.

L'articolo Le emissioni invisibili di Eni in Basilicata proviene da Valori.