Rispunta l’idea di sequestrare i beni russi. Ft: “Proposta francese in caso di violazione di una futura tregua in Ucraina”. Ma Parigi smentisce
Il ministro dell'Economia francese: "È contro gli accordi internazionali". Dubbi legali e per le conseguenze sull'euro erano emersi già un anno fa quando si era discusso dell'utilizzo di quegli asset per aumentare il sostegno finanziario all’Ucraina L'articolo Rispunta l’idea di sequestrare i beni russi. Ft: “Proposta francese in caso di violazione di una futura tregua in Ucraina”. Ma Parigi smentisce proviene da Il Fatto Quotidiano.

C’è un altro fronte che divide l’Europa sulla crisi ucraina. Dopo il vertice di Londra, che ha confermato l’istantanea di un’Europa divisa, dalla spinta al riarmo alla sempre più timida difesa di Zelensky, anche sul futuro dei beni congelati della Russia i 27 non hanno una posizione compatta. Il tema torna alla ribalta dalle colonne del Financial Times, secondo cui le principali potenze europee a partire dalla Francia, che con il Regno Unito guida gli sforzi diplomatici per una tregua, appoggiano l’idea di sequestrare oltre 200 miliardi di euro di beni russi congelati se Mosca dovesse violare il futuribile cessate il fuoco. A stretto giro però Parigi ha smentito, facendo sapere che “sarebbe contrario agli accordi internazionali“. Dubbi legali del resto erano emersi con prepotenza già un anno fa quando si era discusso dell’utilizzo di quegli asset per aumentare il sostegno finanziario all’Ucraina. E alla fine si era stabilito di impiegare solo gli interessi.
Secondo quanto riportato dal Ft, comunque, “Francia e Germania, contrarie a un sequestro totale dei beni russi detenuti nell’Ue, stanno discutendo con il Regno Unito e altri Paesi sui modi in cui potrebbero essere utilizzati”. E “funzionari francesi” avrebbero “discusso una proposta secondo cui le capitali europee sequestrerebbero i beni se Mosca dovesse violare una futura tregua”. Gli alleati del G7 hanno congelato circa 300 miliardi di euro in beni della Banca centrale russa nel 2022, dopo l’invasione dell’Ucraina. La stragrande maggioranza (circa 190 miliardi di euro) si trova nel deposito centrale di sicurezza del Belgio Euroclear, mentre importi minori sono detenuti da Francia, Regno Unito, Giappone, Svizzera e Stati Uniti. Attualmente, il reddito generato da questi asset – per lo più denaro contante e titoli di Stato – viene utilizzato per rimborsare alle nazioni del G7 prestiti per un valore di 50 miliardi di dollari all’Ucraina, ma il capitale sottostante non viene toccato.
Paesi tra cui l’Ucraina, la Polonia e gli Stati baltici hanno spinto a lungo per il sequestro di questi beni, ma finora Stati chiave tra cui Germania, Francia e Belgio avevano bocciato la mossa temendo che il sequestro di proprietà statali avrebbe creato un precedente ai sensi del diritto internazionale. Anche la Banca centrale europea era preoccupata che lo status dell’euro come opzione sicura per le riserve estere sarebbe stato messo a rischio, poiché la maggior parte delle attività è denominata in euro. Due delle persone a conoscenza della proposta francese hanno affermato che è stata ben accolta da altri alleati europei, ma che era ben lungi dall’essere concordata. Il ministro francese dell’Economia Eric Lombard ha però smentito l’indiscrezione parlando appunto di contrarietà agli accordi internazionali.
Del resto anche il presidente Emmanuel Macron, durante i colloqui con Trump la scorsa settimana, aveva affermato che sequestrare immediatamente i beni non sarebbe stato “un rispetto del diritto internazionale”, ma che il denaro avrebbe potuto diventare “parte dei negoziati alla fine della guerra”. Il cancelliere in pectore Germania Friedrich Merz ha indicato che prenderebbe in considerazione l’idea di sostenere una proposta di sequestro, scrive il Ft.
Ieri il premier polacco Donald Tusk, che ha la presidenza del Consiglio Ue, aveva ammesso che non c’è “unità” sul sequestro poiché anche se tutti i leader concordano sia una buona idea alcuni Paesi “temono le conseguenze per l’euro o per il sistema bancario”. La Polonia “sta esercitando forti pressioni in tal senso, ma, siamo realisti, poiché non facciamo parte dell’Eurozona, la nostra voce in questa discussione non sarà decisiva”, ha dichiarato, insistendo sull’importanza di estendere le sanzioni Ue contro la Russia alla loro scadenza, nonostante la minaccia di veto dell’Ungheria.
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