Caporalato e sfruttamento, un arresto. Inchiesta partita dalla denuncia di un operaio

Succede nelle campagne dell’Empolese Valdelsa. In manette un cittadino marocchino accusato di aver sfruttato 18 suoi connazionali

Mar 20, 2025 - 11:41
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Caporalato e sfruttamento, un arresto. Inchiesta partita dalla denuncia di un operaio

Castelfiorentino (Firenze), 20 marzo 2025 – L’inchiesta è partita da un infortunio. Un operaio, ricoverato in pronto soccorso e costretto all’amputazione di un dito, ha denunciato il suo datore di lavoro, portando alla luce le condizioni disumane in cui era costretto a lavorare. Per questo, al termine di una lunga indagine condotta dai carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro di Firenze, i militari – coadiuvati dai colleghi della compagnia di Empoli – hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare personale coercitiva e patrimoniale, emessa dal Gip del Tribunale di Firenze su richiesta della Procura di Firenze, nei confronti di un cittadino marocchino.

Reati di caporalato e sfruttamento

L’uomo è ritenuto responsabile dei reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (il cosiddetto caporalato), di occupazione al lavoro di lavoratori privi di permesso di soggiorno, di lesioni colpose aggravate e di violazioni varie in materia di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro. Per lui sono scattati gli arresti domiciliari, presso la propria abitazione, con applicazione del braccialetto elettronico, oltre al sequestro preventivo dei due mezzi (un’autovettura ed un furgone per trasporto persone) utilizzati per condurre gli operai sul posto di lavoro e alla confisca di oltre 14mila euro, ritenuti il provento del reato di caporalato, quale ingiusto profitto a danno dei lavoratori sfruttati.

Cooperazione e indagine approfondita

L’attività investigativa è anche il frutto di una collaudata azione di cooperazione che ha visto il coinvolgimento sia di altri nuclei della Toscana, come per esempio Prato e Siena, che dell’Ispettorato del Lavoro di Firenze, nonché di enti quali il Pisll e l’ASL di Empoli. L’indagine, condotta dal 2023 al 2025, ha consentito di disarticolare un sistema di reclutamento e occupazione al lavoro in condizioni di sfruttamento di numerosi lavoratori di diverse nazionalità, che versavano in grave stato di bisogno, impiegati come braccianti agricoli in proprie lavorazioni presso altre aziende agricole ubicate nelle campagne fiorentine, pratesi e senesi, in occasione delle operazioni di potatura di vigne ed ulivi, della raccolta di uva ed olive, o del caricamento su mezzi di autotrasporto di gabbie per pollame destinato al macello.

Lavoratori sfruttati e denuncia

Complessivamente, sono stati identificati 18 lavoratori sfruttati, tutti di nazionalità marocchina, dei quali 8 privi del permesso di soggiorno o comunque in possesso di titolo non valido per essere occupati al lavoro. L’attività è iniziata nel giugno del 2023, quando un lavoratore di nazionalità marocchina, irregolare sul territorio italiano, ha sporto una denuncia-querela nei confronti dell’attuale indagato, sia per essere stato da lui impiegato al lavoro in condizioni di sfruttamento, sia per aver subito, nell’aprile dello stesso, un infortunio durante la potatura di un ulivo con forbici elettriche.

Conferma delle accuse e ulteriori sviluppi

A seguito di tale evento, l’indagato aveva accompagnato il lavoratore presso il pronto soccorso, dove i sanitari erano stati costretti ad amputargli il secondo dito della mano sinistra. Sempre l’indagato, per evitare di incorrere in responsabilità, aveva falsamente dichiarato ai medici che l’infortunio era avvenuto in ambito domestico.

L’inchiesta sull’infortunio, svolta in collaborazione con il personale dell’Asl, ha permesso di confermare quello che invece era realmente accaduto, mentre gli ulteriori sviluppi investigativi hanno consentito altresì di accertare l’esistenza di un consolidato sistema di reclutamento ed impiego al lavoro, messo in atto dall’indagato, nei confronti di suoi connazionali privi di qualsiasi mezzo di sostentamento e di adeguate sistemazioni alloggiative, disposti ad accettare le condizioni imposte dall’indagato, come per esempio paga irrisoria e non certa, enorme orario lavorativo, condizioni abitative degradanti.