Riscossione, entrano i privati.

Si alla cartolarizzazione dei crediti più vecchi ma esigibili. Per scalare l’Himalaya del magazzino della riscossione, che ha rivisto al rialzo la sua cima a 1.272 miliardi di euro (di cui solo 567 miliardi ancora riscuotibili), lo Stato apre alla cartolarizzazione, ponendo le basi per la cessione dei crediti più risalenti a soggetti privati terzi. […] L'articolo Riscossione, entrano i privati. proviene da Iusletter.

Mar 27, 2025 - 13:05
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Riscossione, entrano i privati.

Si alla cartolarizzazione dei crediti più vecchi ma esigibili.

Per scalare l’Himalaya del magazzino della riscossione, che ha rivisto al rialzo la sua cima a 1.272 miliardi di euro (di cui solo 567 miliardi ancora riscuotibili), lo Stato apre alla cartolarizzazione, ponendo le basi per la cessione dei crediti più risalenti a soggetti privati terzi. Tre quarti dei 21,8 milioni di contribuenti a cui fanno capo le cartelle sono nulla tenenti.

Ieri, in commissione finanze del Senato, il presidente della commissione sul magazzino del Ministero dell’Economia Roberto Benedetti e Giovanni Spalletta, direttore del dipartimento delle finanze, rompono un tabù dicendo sì all’ipotesi di cartolarizzazione ai privati. Anche se sul disegno di legge di rottamazione 5, Spalletta solleva perplessità: «Attenzione al rischio di sperequazione con chi ha fatto la rottamazione 4».

Il magazzino cresce di 5 miliardi al mese. Roberto Benedetti snocciola i dati che hanno portato a toccare quota 1.272 miliardi, cifra sicuramente non definitiva se si considerano i volumi di crescita: «Mediamente il nuovo carico affidato all’Agente della riscossione ammonta a circa 80 miliardi di euro all’anno, e le somme mediamente riscosse da Agenzia delle entrate-Riscossione si attestano su un valore annuale compreso tra i 10 e i 15 miliardi di euro. Ogni anno, lo stock di crediti presenti nel magazzino aumenta di circa 65 miliardi di euro». Una crescita dunque di circa 5,4 miliardi di euro al mese. Di questa montagna aggiorna il calcolo anche della quota riscuotibile: i crediti con aspettativa di riscossione sono pari a 567,85 miliardi di euro.

Non pagano le persone fisiche. La maggior parte dei singoli crediti, pari a 221,38 milioni e al 75,90% del totale, si riferisce alla fascia fino a 1.000 euro (c.d. microcredito), per un carico residuo contabile pari a 58,89 miliardi di euro, ossia il 4,6% del totale. Se si avanza alla fascia fino a 5.000 euro, il 93,0% dei singoli crediti copre appena il 12,1% del valore dei crediti affidati. Sono i crediti sopra i 500.000 euro, lo 0,1% dei singoli crediti (circa 290.000 crediti su 290 milioni di crediti circa) a rappresentare quasi la metà del valore del magazzino (608 miliardi su 1.272,90 miliardi, ossia il 47,8%).

Spalletta dunque spiega che: «Quasi 1 credito su 4 presente nel carico residuo del magazzino è di importo inferiore a 100 euro (23,3%), la cui riscossione è da considerare probabilmente non conveniente da un punto di vista economico, perlomeno nei casi in cui si tratti di un singolo credito da riscuotere nei confronti di un contribuente che ha solo tale carico residuo». Insomma, per le cartelle e il magazzino esiste una proporzione inversa per cui, al diminuire dei contribuenti, aumenta l’entità del debito.

Le persone fisiche senza attività economiche, certifica il dipartimento, hanno in carico quasi i tre quarti dei crediti ma poco meno di un quarto del valore residuo del magazzino; all’opposto, le persone giuridiche hanno pochi crediti nel magazzino (circa il 15%), ma quasi i 2/3 del valore residuo.

Scenari futuri: sì alla cartolarizzazione dei privati. Il magazzino, così com’è, è insostenibile, non ci gira intorno. Spalletta riconosce che nel discarico, anche solo in parte, del magazzino è un passaggio ineludibile. Questo passaggio, lo smobilizzo del magazzino, può essere attuato in prima battuta individuando i crediti estinti, esistenti ma inesigibili, restituzioni quote a enti creditori, soluzioni di mercato e soluzioni miste. Proprio nelle soluzioni di mercato, il dipartimento delle finanze riconosce l’affidamento del carico residuo a soggetti privati, secondo le modalità consentite dall’ordinamento (cessione dei crediti pro soluto o pro solvendo oppure cartolarizzazioni).

Sulla stessa lunghezza Benedetti: «La cartolarizzazione ipotizzata dagli auditi consentirebbe di ottenere immediata liquidità attraendo capitali privati, ferma restando l’esigenza di migliorare la riscossione dei crediti». Anche se ha sottolineato Benedetti che affidare la riscossione ai privati pone una serie di problemi: «Un eventuale subentro del soggetto privato al pubblico bisogna capire a quali condizioni avvenga: se le regole del gioco restano quelle del pubblico, più o meno cambierà poco; ma se cambiano e possono usare le proprie facoltà, si pone però un problema di crediti che vengono aggrediti in maniera un po’ più concreta e quindi qualche riflesso sociale lo andiamo a trovare».

Infine, sui tempi di conclusione dei lavori della commissione, Benedetti non si è sbilanciato: «Cercheremo di fare il prima possibile, anche se il presto non si coniuga tanto col bene, ma cercheremo di fare il prima possibile, mettendo sul piatto tutte le opzioni con i pro e i contro di tutte le opzioni».

Cantiere riscossione e le perplessità su rottamazione 5. Accesso da parte di Riscossione a tutti i dati delle banche dati fiscali e revisione delle possibilità di aggressioni patrimoniali dei debitori. Le ipotesi allo studio hanno come obiettivo quello di rafforzare la riscossione pubblica per equiparare il pubblico ai poteri del privato. In questo senso, suggerisce Spalletta, si potrebbero rivedere le restrizioni alla pignorabilità degli immobili diversi dall’abitazione principale e ai beni strumentali, nonché essere valutati nuovi strumenti da mettere a disposizione dell’agente della riscossione utilizzando le banche dati a disposizione. Consentire cioè a Riscossione di accedere a tutte le informazioni di interesse della riscossione presenti nell’anagrafe tributaria, inclusi i redditi dichiarati dai contribuenti e i dati delle fatture elettroniche attive e passive.

Infine, il ddl rottamazione 5 lascia tiepido il dipartimento: «La durata del pagamento mediante rateazione in dieci anni e l’interferenza della procedura rispetto alla definizione tuttora in corso comportano inevitabili riflessi sui conti pubblici».

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