Riarmo, in Italia l’obiettivo è di 200mila soldati. “Riservisti e professionisti, così il Paese sarà sicuro”

Il generale Battisti: serve un modello misto che non abbiamo mai applicato. Ma resta il problema dei pochissimi poligoni per le esercitazioni di artiglieria

Mar 11, 2025 - 04:11
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Riarmo, in Italia l’obiettivo è di 200mila soldati. “Riservisti e professionisti, così il Paese sarà sicuro”

Roma, 11 marzo 2025 – Nulla è più come prima. Il mondo ha cambiato volto in conseguenza di nuovi, e in parte imprevisti, equilibri politici e per la fine della Guerra fredda, che ha disegnato nuovi confini e nuove ambizioni, un rimescolamento di carte che, anche a causa dei conflitti in corso, sta mutando i modelli di difesa delle nazioni. Ecco perché il piano di riarmo dell’Europa non può essere considerato disgiunto dal progetto di rafforzamento delle Forze armate italiane. L’obiettivo non è certo entrare in guerra, ma al contrario organizzarsi a scopo di deterrenza. Ha agitato la politica e stupito l’opinione pubblica la notizia che si pensa all’ingaggio di 40mila militari in più nell’ambito di uno studio dello Stato maggiore della Difesa su scenari futuri. Nel 2012, governo tecnico Mario Monti, l’allora ministro della Difesa, l’ammiraglio Giampaolo di Paola, elaborò un piano di ridimensionamento delle Forze armate (reso operativo solo in parte ) poiché il governo pensò che avessero “un dimensionamento non più sostenibile”.

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(DIRE) Roma, 3 ago. - Il 4 agosto 2024 l'Esercito Italiano celebra l'anniversario dell'operazione Strade Sicure, un'operazione che dal 2008 vede i militari impegnati a difesa della collettività e al fianco delle Forze di Polizia per il presidio del territorio e la sorveglianza di punti sensibili. Un presidio capillare del territorio, spiega una nota, che vede la presenza dell'Esercito in 57 province su oltre 920 siti con lo schieramento di oltre 6.600 uomini e donne. Di questi, circa 200 conducono attività di contrasto e prevenzione dei reati ambientali nella cosiddetta terra dei fuochi. Inoltre, 800 soldati sono impegnati a rafforzare i dispositivi di controllo e sicurezza delle principali infrastrutture ferroviarie del Paese nell'ambito della cosiddetta esigenza 'Stazioni Sicure' che prevede la vigilanza di 20 stazioni nelle città di Genova, Milano, Torino, Bologna, Venezia, Verona, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Palermo. Un impegno concreto con risultati tangibili: oltre 48 milioni di controlli a persone e veicoli, oltre 102.000 persone fermate, arrestate o denunciate, 1.790 armi sequestrate, 16.800 veicoli e più di 2,5 tonnellate di droga sequestrate. Un'attenzione particolare alla terra dei fuochi, dove sono stati individuati e tempestivamente bonificati più di 1.720 roghi dolosi e più di 7.050 siti di sversamento illecito di rifiuti. Numeri che testimoniano l'efficacia dell'operazione e la dedizione dei militari. Una professionalità determinata anche e soprattutto dal continuo addestramento che permette al personale dell'Esercito di essere sempre pronto ad operare in tutto lo spettro dei possibili impieghi dello strumento militare. Preparazione che consente di intervenire con gradualità e tempestività in ogni situazione determinando così l'efficacia di questa operazione. Con professionalità, dedizione e altruismo gli uomini e le donne dell'Esercito rinnovano l'impegno ogni giorno, garantendo l'assolvimento dei propri compiti al servizio dei cittadini. L'Operazione 'Strade Sicure' rappresenta un esempio concreto del ruolo centrale dell'Esercito Italiano nel fornire un contributo alla sicurezza delle nostre città e delle loro periferie, la cui efficacia è garantita dalla tempestività di intervento, dalla capillare distribuzione delle forze sul territorio e dalla capacità di rischieramento delle unità in ogni condizione ambientale, fattori decisivi che in molteplici circostanze assicurano la salvaguardia della vita umana e la tutela del bene comune. (Com/Mgn/ Dire) 16:14 03-08-2

Tempi nuovi esigenze nuove, oggi si stima il contrario. Il capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Carmine Masiello, giorni fa ha esposto il nuovo scenario in Commissione Difesa alla Camera. “Le limitazioni dell’attuale modello appaiono evidenti se analizziamo le richieste avanzate dall’Alleanza atlantica nell’ambito degli obiettivi 2025 e diventa più significativo se confrontato con la necessità di assicurare ulteriori forze dell’esecuzione del piano militare di difesa nazionale. Per il conseguimento del primo obiettivo lo Stato maggiore dell’Esercito, in sinergia con il vertice interforze, ha stimato la necessità di un incremento dell’organico fra le 40-45mila unità, definendo un modello in chiave Nato fra le 133-138mila unità”.

Oggi tra Esercito, Marina e Aeronautica sono in servizio poco meno di 160mila militari. L’obiettivo è arrivare circa a 200mila. Nessuno pensa che Mosca ci possa invadere, ma il mondo che ruota intorno a noi presenta nuove esigenze. “L’invasione russa dell’Ucraina, il conflitto in Medio Oriente, la crisi in Siria, l’instabilità dei vicini Balcani e del continente africano sono avvenimenti che influenzano direttamente gli interessi dell’Italia e la sicurezza dei cittadini”.

In Ucraina intanto si combattono tre tipi di conflitti: uno tradizionale di carri armati, artiglieria, trincee; uno tecnologico, di droni, missili ipersonici e attacchi cibernetici; e una guerra ibrida e di disinformazione, orientata a indebolire le opinioni pubbliche. “L’esercito oggi deve essere pianificato per più impieghi – spiega il generale Giorgio Battisti, analista, presidente della commissione militare del Comitato Atlantico e già comandante del corpo italiano di reazione rapida Nato – e l’ Europa prevede maggiore sicurezza. In Africa il Sahel è in mano al terrorismo islamico, la guerra convenzionale in Ucraina è realtà, le missioni di peacekeeping con l’Onu potrebbero aumentare”.

Sui possibili 40mila uomini in più sorge un dubbio: riservisti o altri professionisti? “Penso a un modello misto che l’Italia non ha mai praticato. Accanto ai professionisti servirebbe un sistema di riservisti operativi, ispirandosi alla Guardia nazionale americana e a Israele, che contempla uomini ancora giovani che abbiano già servito nelle Forze armate. E che in tempi rapidi siano richiamabili. Ovviamente – dice ancora Battisti – vanno previsti un sistema legislativo di tutela, retribuzioni adeguate e un welfare soddisfacente. Lo studio in corso da parte della Difesa dovrà anche valutare gli impieghi operativi, definire le specialità, gli equipaggiamenti e le strutture dove ospitare i militari, la logistica con il rafforzamento della sanità militare. Uno schema necessario che andrà a regime in 7-8 anni”.

Già, ma occorre volontà politica. Il consolidamento dell’esercito deve affrontare anche il nodo di nuovi poligoni. Gli attuali sono insufficienti, gravati da tempi e modi pieni di paletti. Per le esercitazioni di artiglieria e missilistica spesso gli addestramenti emigrano nel Golfo persico e nei Paesi Baltici, con costi altissimi.