ReArm Europe, le capriole di Meloni e la fuffa delle istituzioni europee
Che cosa succede davvero tra Italia ed Europa su Libro bianco Ue della difesa e piano ReArm di von der Leyen. La lettera di Francis Walsingham

Che cosa succede davvero tra Italia ed Europa su Libro bianco Ue della difesa e piano ReArm di von der Leyen. La lettera di Francis Walsingham
Caro direttore,
ho visto il tuo tweet su X dove dici di non aver capito come si concilino il voto favorevole di Fratelli d’Italia alla risoluzione di Strasburgo sul libro bianco sulla difesa europea con le critiche di Giorgia Meloni, che di Fratelli d’Italia è la presidente, al piano ReArm Europe. Siccome so che sei impegnato a gestire il tuo giornale e che quindi non manterrai l’impegno ad approfondire la questione, lascia che ti spieghi io.
Permettimi però di iniziare con una domanda retorica (già so che la tua risposta è negativa): ma hai letto la lunga risoluzione sul libro bianco? Io sì, ed è un mezzo disastro. È un lungo testo da una novantina di punti che tiene insieme un po’ di tutto, dalla guerra in Ucraina alla Groenlandia, dalla cosiddetta “bussola strategica” alle piccole e medie imprese, da Cipro al mercato unico.
Mediaticamente, la risoluzione del Parlamento europeo sul libro bianco è stata fatta passare come una decisione su ReArm Europe (e la colpa non è solo di voi poveri giornalisti, ma pure delle istituzioni europee). Quando in verità il piano in questione viene menzionato solo tre volte, in chiusura del testo e senza approfondimenti: si dice che l’Europarlamento “accoglie con favore il piano ‘ReArm Europe’ in cinque punti proposto il 4 marzo 2025 dalla presidente della Commissione”, e pochissimo di più. Dettagli, ovviamente, non pervenuti.
Considerato dunque il contenuto effettivo della risoluzione sul libro bianco – io lo definirei più un minestrone -, ti dico che tutto sommato è normale che Fratelli d’Italia voti a favore della risoluzione e poi Meloni, in Senato, critichi l’impianto di ReArm Europe, i contenuti vaghi, la sua entità finanziaria poco chiara (“non si tratta di spendere 800 miliardi di risorse attualmente esistenti nei bilanci degli stati membri […]. Si tratta invece della possibilità di ricorrere a deficit aggiuntivo”, ha detto).
Ti dirò di più: considerato il contenuto generale (e confuso) del testo, è normale pure che il Partito democratico si sia diviso tra astenuti e favorevoli e che Lucia Annunziata si sia sbagliata a votare: del resto anche tu, caro direttore un po’ attempato, avresti faticato a comprendere il testo.
Il problema, insomma, non è la spaccatura del Partito democratico né la distanza tra l’ok di Fratelli d’Italia all’Europarlamento e le dichiarazioni critiche di Meloni al Senato italiano. Il problema è che questo libro bianco sul futuro della difesa europea è… un casino. La Commissione europea, ovviamente, l’ha presentato in tutt’altro modo: cioè come un documento che “presenta soluzioni per colmare le lacune di capacità critiche e costruire una forte base industriale della difesa. Propone modi per gli stati membri di investire massicciamente nella difesa, procurarsi sistemi di difesa e costruire la prontezza dell’industria europea della difesa a lungo termine”.
Sarà. A me è parso molto meno interessante e molto meno focalizzato di così.
Non vorrei sembrarti cinico, direttore, ma questa ossessione europea per i grandiosi documenti programmatici, anziché per l’execution di pochi concetti e semplici, ma cruciali, mi spazientisce e un po’ mi spaventa, vista la situazione internazionale. Siamo condannati a diventare, non dico una democratura, ma una “burocratura”?
Cordiali saluti,
Francis Walsingham