Queste, secondo noi, le migliori serie di aprile 2025
Dal ritorno di grandi storie come “The Last of Us”, “The Handmaid’s Tale” e la settima stagione di “Black Mirror”, a nuove storie sulla malattia e l’autodeterminazione come “Dying For Sex”, passando per il crime di “Gangs of London”, ecco, secondo noi, le migliori serie di questo mese. L'articolo Queste, secondo noi, le migliori serie di aprile 2025 proviene da THE VISION.

Aprile è stato un grande mese per la serialità, segnato dal ritorno di storie che negli anni hanno saputo raccogliere attorno a sé un grande plauso da parte di critica e spettatori. Alcune ci parlano di cosa saremo e immaginano nuovi mondi, che pur se inventati assomigliano per gli aspetti più inquietanti al nostro presente, mentre altre ci guidano in riflessioni sulla malattia e l’autodeterminazione. Ecco, secondo noi, le migliori serie di questo mese.
The Last of Us 2 (NOW TV)
Sono pochi i prodotti culturali capaci di imporsi nell’immaginario pubblico una volta superato il consueto periodo di hype, e The Last of Us ne è sicuramente uno degli esempi più recenti. Non solo il videogioco è diventato un cult tra gli appassionati di gaming ma la serie ha saputo poi ampliare la comunità di riferimento, creando un legame tutto particolare tra gamers, spettatori e personaggi. Dopo il successo della prima stagione, candidata agli Emmy come Miglior serie drammatica e per il miglior attore e attrice protagonista, The Last of Us è tornata con nuovi episodi che hanno già scatenato un’ondata di reazioni social per gli sviluppi narrativi che propone.
Con la seconda stagione, The Last of Us si conferma infatti al contempo come una storia molto più piccola e più grande del disastro globale in cui esiste: invece di lavorare sullo stereotipo dell’eroe, supera la dicotomia tra bene e male, mettendo in scena degli esseri umani che non devono solo sopravvivere all’infezione da funghi o ai nemici, ma anche fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni, portandoci a chiedere, alla fine, se i personaggi che abbiamo tanto imparato ad amare siano davvero meritevoli di quell’affetto, e come e se si possa giustificare tanta violenza, sollevando dubbi etici sulle scelte fatte, o sulla loro assenza. È una domanda significativa nel contesto in cui viene inserita, e a cui non può esistere una risposta univoca, e che nella nuova stagione viene ampliata, includendo anche una riflessione sulla vendetta. Tutto ciò che accade nella serie, dall’inizio alla fine, torna prepotentemente al significato più intenso di us, cioè noi. Un termine che non denota genericamente una specie – quella umana – o una condizione – quella di superstiti –, ma che richiama la vicinanza, la condivisione, la famiglia. E la sua possibile distruzione.
Gangs of London 3 (Sky Atlantic e NOW TV)
La terza stagione di Gangs of London segna un ritorno esplosivo per il crime drama britannico creato da Gareth Evans e Matt Flannery. Composta da otto episodi, la serie continua a esplorare le complesse dinamiche del crimine organizzato nella Londra contemporanea, offrendo una narrazione intensa e ricca di colpi di scena.
La nuova stagione si apre con un evento sconvolgente: un carico di cocaina adulterata provoca la morte di centinaia di persone, gettando la città nel caos e scatenando una guerra tra le varie fazioni criminali. Elliot Carter (Ṣọpẹ́ Dìrísù), ex agente sotto copertura ora divenuto un potente criminale, si trova al centro di questa tempesta, collaborando con la famiglia Dumani per mantenere il controllo del territorio. Nel frattempo, Marian Wallace (Michelle Fairley), dopo aver tradito la propria famiglia, cerca di consolidare il suo potere, affrontando nuove sfide e alleanze pericolose.
Il cast vede il ritorno di volti noti come Joe Cole nel ruolo di Sean Wallace, Lucian Msamati come Ed Dumani, Brian Vernel nei panni di Billy Wallace e Narges Rashidi nel ruolo di Lale. Tra le nuove aggiunte spiccano Andrew Koji nel ruolo di Zeek Kimura, un assassino misterioso e figlio illegittimo di Finn Wallace; Richard Dormer interpreta Cornelius Quinn, fratello di Marian e leader di una gang irlandese; e T’Nia Miller veste i panni di Simone Thearle, il sindaco di Londra, determinato a combattere il crimine organizzato.
La regia della stagione è affidata a Kim Hong Sun, con Peter McKenna come sceneggiatore principale. La serie continua a distinguersi per le sue sequenze d’azione mozzafiato e una narrazione avvincente che esplora temi di lealtà, vendetta e potere. Un momento particolarmente intenso si trova nel quinto episodio, con un flashback che approfondisce la storia di Lale e la sua lotta per la sopravvivenza, evidenziando la brutalità e la complessità emotiva della serie. Gangs of London si conferma così come una delle serie più coinvolgenti del panorama televisivo, offrendo una visione cruda e realistica del mondo del crimine organizzato e delle sue ripercussioni sulla società londinese.
Black Mirror 7 (Netflix)
È capitato raramente che un prodotto mettesse tutti così d’accordo, come ha fatto Black Mirror dall’inizio. C’erano sì screzi nel decretare il migliore episodio, ma all’interno di un clima di plauso unanime nei confronti di una serie non solo visivamente jaw-dropping, ma finalmente moderna, non riconducibile a nulla di già visto in televisione. Poi aveva smesso di funzionare, rischiando di apparire come un floppy disc che non si è ancora arreso alla sua obsolescenza. La settima stagione è tornata invece a restituirci la sensazione delle vecchie puntate, quando ognuna rappresentava un nuovo mondo, inesplorato e terrificante. Lo fa utilizzando come temi trasversali la memoria e la storia, l’inquietante influenza che il nostro passato personale e collettivo può avere sul progresso, immergendoci in una densa sensazione di malinconia.
A guardare gli episodi della nuova stagione, emerge come una delle tematiche preponderanti sia il rapporto con la morte e la sua digitalizzazione, a cui ricorriamo sempre più spesso. Per alcuni, i deadbot sono strumenti utili a elaborare il lutto, riflettere e ricordare chi abbiamo perso. Per altri, sono mezzi disumanizzanti che evocano un mondo distopico. Sollevano questioni etiche su consenso, proprietà, memoria e accuratezza storica: chi dovrebbe avere il diritto di creare, controllare o trarre profitto da queste rappresentazioni? Come dovremmo considerare le tecnologie che finiscono per falsare il passato? I legami che stringiamo con gli altri esseri umani danno significato alle nostre vite, ma d’altronde sono da sempre minacciati dal tempo e dalla morte. La perdita è inevitabile, forse.
Se a lungo Black Mirror ci aveva messo in guardia dai pericoli di un futuro dominato dalla tecnologia, ora sempre più spesso punta quindi il dito sul presente e cerca di sfumare la propria visione pessimista. Gli uomini utilizzano la tecnologia come strumento di poter e allo stesso modo nel mezzo tecnologico ci sono possibilità di emancipazione. Per questo Black Mirror è diventata ancora più interessante, perché mette a fuoco il contemporaneo con la medesima lucidità adoperata nel racconto del futuro, perché la dialettica fra l’oggi e il domani è diventata troppo stretta per separare gli ambiti.
Your Friends & Neighbors (Apple TV)
Il ritorno di Jon Hamm – indimenticabile Don Draper nella serie-culto Mad Men – in un ruolo da protagonista non poteva passare sotto traccia. Ed è infatti la sua personalità mascolina e allo stesso tempo malinconica, accompagnata al ricordo delle sue gesta da pubblicitario fedifrago, il traino principale di Your Friends & Neighbors, il nuovo show di Apple TV.
Creata da Jonathan Tropper, la serie è una dark comedy che esplora la decadenza morale dell’élite statunitense attraverso la storia di Andrew “Coop” Cooper, un ricco gestore di fondi speculativi che, dopo aver perso tutto, si reinventa come ladro nei quartieri benestanti intorno alla città di New York. Coop è il tipico uomo di mezza età – abbandonato dalla moglie, che lo ha tradito con un suo amico, e fatto fuori dal suo prestigioso lavoro per una sorta di cospirazione del suo capo – in cerca di riscatto.
Nel tentativo di mantenere il suo stile di vita privilegiato e non far trasparire le difficoltà, Coop inizia a rubare oggetti di lusso dalle case dei suoi amici e vicini, giustificando le sue azioni con la superficialità e l’eccesso che lo circondano. Orologi da centinaia di migliaia di dollari, bottiglie di vino prestigiose, borse di Hermès sono pezzi inarrivabili per la maggior parte degli esseri umani, eppure i loro possessori non sembrano quasi accorgersi di non averli più.
La serie si distingue per il suo tono satirico e amaro, offrendo una critica alla superficialità della società del privilegio. Per quanto sia principalmente un prodotto di entertainment, e diretta a un pubblico decisamente adulto per le dinamiche personali che analizza, il racconto è assolutamente godibile. Your Friends & Neighbors ha già ricevuto il rinnovo per una seconda stagione, promettendo nuove avventure tra vicende personali e ville con piscina.
Dying for Sex (Disney+)
Una donna malata terminale lascia il marito – amorevole ma noioso – per dedicarsi a una missione tanto semplice quanto rivoluzionaria: provare almeno un orgasmo con un’altra persona prima di morire. È questo il punto di partenza di Dying for Sex, miniserie dramedy disponibile su Disney+, ispirata alla vera storia di Molly Kochan. Dopo una diagnosi di cancro al seno al IV stadio, Molly decide di intraprendere un viaggio di riscoperta sessuale e personale, che la porterà ben oltre il piacere in sé.
La serie, composta da otto episodi e creata da Kim Rosenstock ed Elizabeth Meriwether, prende vita dall’omonimo podcast firmato dalla stessa Kochan insieme all’amica Nikki Boyer, che nella serie diventa coprotagonista e figura centrale: Nikki si prende cura di Molly con amore e pazienza, anche a costo di mettere in pausa la propria vita sentimentale e professionale.
A interpretare Molly c’è una sorprendente Michelle Williams – famosa soprattutto per aver interpretato Jen in Dawson’s Creek, che qui sfodera tutta la sua maturità artistica – in una delle prove più intense della sua carriera. A lei il compito difficile di ritrarre la dinamica amore-morte, a Nikki quello di raccontare un amore amicale commovente e incondizionato.
Nonostante il titolo e la premessa, Dying for Sex non indulge mai nel morboso o nel pruriginoso: il sesso è solo il tramite, il detonatore di un percorso molto più profondo. La serie esplora con leggerezza e intelligenza temi delicati come la malattia, la fine della vita, il desiderio e soprattutto l’amicizia – quella vera, in grado di tenere insieme le persone quando tutto il resto crolla.
Dying for Sex è una storia sull’autodeterminazione, sul coraggio di scegliere per sé anche quando tutto sembra già scritto. E riesce nell’impresa più difficile: far sorridere e riflettere, anche davanti alla morte.
L'articolo Queste, secondo noi, le migliori serie di aprile 2025 proviene da THE VISION.