Alfa duetta con Manu Chao e sfida le regole: “Non volevo un nome alla moda, ma una leggenda”

Una collaborazione inaspettata, che spiazza e incuriosisce: Alfa, e Manu Chao insieme in "A me mi piace". Le parole del cantautore genovese L'articolo Alfa duetta con Manu Chao e sfida le regole: “Non volevo un nome alla moda, ma una leggenda” proviene da imusicfun.

Mag 2, 2025 - 21:25
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Alfa duetta con Manu Chao e sfida le regole: “Non volevo un nome alla moda, ma una leggenda”

Una collaborazione inaspettata, di quelle che spiazzano e incuriosiscono: Alfa, giovane cantautore genovese classe 2000, e Manu Chao, icona mondiale dell’impegno e della leggerezza ribelle, uniscono le forze in A me mi piace, nuovo singolo in uscita il 9 maggio.

Il brano nasce come un omaggio, una rilettura in chiave estiva e personale di Me gustas tú, cavallo di battaglia del cantautore franco-spagnolo. «Vorrei vivere leggero e cosciente come lui», racconta Alfa a Repubblica – all’anagrafe Andrea De Filippi – che con Manu Chao ha condiviso molto più che una sessione in studio: «Se suono l’ukulele è per lui. Ci siamo conosciuti a Milano dopo un live, gli ho chiesto un autografo sullo strumento ma mi ha fatto un grande disegno floreale, bellissimo. Ci siamo trovati».

A me mi piace è una canzone vivace, solare, che parla di tutte quelle cose che «non si possono fare, ma piacciono lo stesso». Una scelta artistica coraggiosa, che Alfa rivendica con orgoglio: «Avrei potuto scegliere un artista di moda, ma ho preferito una leggenda, sperando di portarla ai ragazzi della mia età. Forse funziono perché sono un’alternativa». La sua etichetta, Artist First, lo definisce “un’alfata”, termine che ormai è diventato marchio di fabbrica per le scelte anticonvenzionali dell’artista.

Conosciuto per il suo stile positivo e per l’attitudine da ragazzo della porta accanto, Alfa ha saputo imporsi con brani come Il filo rosso, conquistando Sanremo 2024 con Vai! e un duetto emozionante con Vecchioni sulle note di Sogna ragazzo sogna. «Ho ombre anch’io: è che preferisco non metterle in musica, il modello è Jovanotti», spiega. Non ama le etichette, né i cliché del musicista tormentato: «Dicono che rappresento la “rivincita dei buoni”, ma direi semmai dei “normali”».

Manu Chao, invece, è una figura quasi mitologica per la generazione Z, spesso distante dalle battaglie politiche che lui ha incarnato. Ma Alfa ci tiene a precisare: «I miei genitori erano al suo concerto a Genova nel 2001, per il G8. È una ferita aperta. Come tanti coetanei, sono cresciuto senza credere nella politica. Io preferisco non espormi, ma non significa che non abbia idee. Le battaglie che sento mie – la lotta alla violenza di genere e la tutela del pianeta – non mi sembrano né di destra né di sinistra: dovrebbero essere di tutti».

A me mi piace anticipa la versione deluxe dell’album Non so chi ha creato il mondo ma so che era innamorato, già disco di platino, in uscita il 30 maggio. Qui il link per l’acquisto.

Poi l’estate porterà Alfa in tour in Italia, seguita da una tournée europea in autunno e dai palasport a novembre. Qui il calendario e Qui il link per l’acquisto dei biglietti. Ma è la dimensione più raccolta a entusiasmarlo di più: «La parte che mi attira di più è quella internazionale: club piccoli, come ripartire da zero. Sono un entusiasta per natura».

Lui che è esploso sul web durante la pandemia senza aver calcato un palco, ha poi recuperato la gavetta con ostinazione: «Mi sono esibito dovunque, comprese le gelaterie. E la sto ancora facendo». Controcorrente, anche contro un certo sistema discografico: «C’è un sistema tossico di addetti ai lavori per cui o si suona negli stadi o si è dei falliti. Per me, arrivarci prima di una certa età vuol dire lasciar per strada qualcosa. San Siro è la fine, giusta, del gioco. Dico: fatemi giocare ancora».

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