Quelle parole di Francesco che non moriranno con lui: "Non è la fine, ma un nuovo inizio"
Preziosi Papa Francesco ci ha lasciati da due giorni e non si ferma l’ondata di commozione in tutto il pianeta. Sabato...

Preziosi
Papa Francesco ci ha lasciati da due giorni e non si ferma l’ondata di commozione in tutto il pianeta. Sabato i grandi della terra si ritroveranno a San Pietro per i funerali dopo l’omaggio dei fedeli che lo saluteranno nella basilica vaticana. Sono giornate di lutto, certamente. Ma il senso di mancanza che coinvolge tutti – credenti e non credenti – trova sollievo in queste ore al pensiero della straordinaria eredità che questo pontefice lascia alle donne e agli uomini di tutto il mondo. Rimarrà esemplare la sua attenzione alle "periferie esistenziali", destinazioni predilette di quella "Chiesa in uscita" di cui Francesco è stato ispiratore. Resterà il suo impegno contro la "cultura dello scarto", quella tendenza del nostro tempo che tende a emarginare tutto ciò che non appare utile e produttivo: non a caso il Papa – in queste settimane di grave malattia – non ha voluto nascondere la sua fragilità fisica e ha comunicato con i fedeli attraverso la sua sofferenza. Rimarranno la sua attenzione per i giovani ed il suo amore per i nonni, per tutte le donne e tutti gli uomini che si trovano alla fine della propria vita. Non tramonterà il suo amore per quello che ha sempre voluto chiamare "il creato", in sintonia perfetta con il santo di Assisi del quale ha voluto prendere il nome nel giorno in cui il Conclave lo ha scelto come successore di Pietro. Rimarrà esemplare il suo stile sobrio e informale, il suo allontanare ogni ostentazione di potere o di ricchezza, la sua comunicazione immediata e diretta, il suo usare immagini forti ed efficaci per il popolo dei fedeli. Ci sono poi fotogrammi che rimarranno indimenticabili: dalla sua elezione al viaggio a Lampedusa, dalla camminata solitaria in una piazza San Pietro deserta e battuta dalla pioggia durante il Covid, fino ai momenti di preghiera e di raccoglimento davanti all’immagine della Salus Populi Romani, a Santa Maria Maggiore, la basilica nella quale ha chiesto di concludere il suo viaggio terreno. Tra le immagini più forti ricordiamo anche la porta santa aperta per la prima volta nella storia lontano da Roma, a Bangui, capitale del Centrafrica, nel Giubileo straordinario del 2016 che aveva voluto dedicare alla Misericordia. Francesco ci ha lasciati mentre è in corso il Giubileo che lui stesso ha dedicato alla Speranza. L’immagine del Papa che spinge i battenti della porta santa e la attraversa in carrozzina rimarrà una delle più potenti del suo pontificato. La sofferenza delle ultime settimane, papa Francesco l’ha offerta ancora una volta per i poveri, i malati, gli anziani e per chiunque viva l’esperienza del dolore sulla terra. Ancora una volta si è donato ai carcerati: la sua ultima uscita dal Vaticano è stata in un carcere. La Chiesa come un "ospedale da campo", una Chiesa "povera per i poveri", aperta per chi fugge da guerre, persecuzioni e miseria, una grande attenzione alle periferie e agli ultimi: sono alcuni dei grandi temi che Francesco lascia in eredità al mondo. Per non parlare dei ripetuti appelli alla Pace. In un mondo attraversato da conflitti, questo Papa ci ha insegnato che la guerra – quella che lui spesso ha definito "la terza guerra mondiale a pezzi" – è sempre una sconfitta per tutti. E proprio alla pace, Francesco ha dedicato ogni suo sforzo fino all’ultimo respiro. Ai giovani disse una volta: "Non fatevi rubare la speranza". E da cristiano, sentendo avvicinare la fine dei suoi giorni, ha scritto: "La morte non è la fine di tutto, ma un nuovo inizio". Un addio, che per l’uomo di fede si trasforma in un arrivederci.