Prostituzione ed escort entrano nella classificazione Ateco: il nuovo codice Istat fa discutere
lentepubblica.it Dal 1° aprile 2025, anche le attività legate alla prostituzione e ai servizi di escort hanno un codice identificativo ufficiale nella classificazione ATECO del sistema economico italiano. Una novità che solleva interrogativi fiscali e giuridici. Con l’entrata in vigore della nuova classificazione Ateco 2025, l’Istat ha introdotto un codice specifico – il 96.99.92 – per […] The post Prostituzione ed escort entrano nella classificazione Ateco: il nuovo codice Istat fa discutere appeared first on lentepubblica.it.

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Dal 1° aprile 2025, anche le attività legate alla prostituzione e ai servizi di escort hanno un codice identificativo ufficiale nella classificazione ATECO del sistema economico italiano. Una novità che solleva interrogativi fiscali e giuridici.
Con l’entrata in vigore della nuova classificazione Ateco 2025, l’Istat ha introdotto un codice specifico – il 96.99.92 – per identificare quelle attività che rientrano nella categoria “servizi di incontro ed eventi simili”.
Tra queste, figurano servizi offerti da accompagnatori e accompagnatrici (escort), agenzie matrimoniali e di incontri, nonché prestazioni sessuali organizzate, gestione di locali legati alla prostituzione e appuntamenti finalizzati alla socializzazione.
Questa modifica, prevista dall’aggiornamento della divisione 96, è stata applicata a partire da gennaio, ma è operativa dal 1° aprile. Secondo quanto chiarito dall’Istat, la nuova codifica rientra in un più ampio processo di armonizzazione con la classificazione europea delle attività economiche, e riguarda solo attività considerate legali sul territorio nazionale.
Un mercato da miliardi
La novità ha attirato subito l’attenzione, anche per il peso economico del settore. I dati più recenti stimano infatti in 4,7 miliardi di euro il valore dei consumi legati alla prostituzione in Italia nel 2022, con un incremento del 4% rispetto all’anno precedente. Finora, queste attività venivano genericamente inserite in categorie residuali come “altri servizi alla persona” o “agenzie matrimoniali”. Con il nuovo codice, entrano invece per la prima volta in modo esplicito nel sistema statistico nazionale.
Tra fisco e legalità: i nodi aperti
Il riconoscimento formale di queste attività, pur inquadrato come aggiornamento statistico, apre scenari complessi dal punto di vista tributario. Avere un codice Ateco significa, infatti, poter essere soggetti a tassazione, come qualsiasi altro lavoratore autonomo. L’Agenzia delle Entrate potrebbe dunque richiedere il pagamento delle imposte su redditi derivanti da prestazioni rese nell’ambito del nuovo codice.
Ma il nodo più critico resta quello giuridico. In Italia, la prostituzione in sé non è illegale, ma è vietato qualsiasi tipo di sfruttamento, induzione o favoreggiamento. La legge di riferimento è ancora la cosiddetta “Merlin”, risalente al 1958, che chiuse le case di tolleranza e rese punibili terze persone coinvolte nell’organizzazione o nella promozione dell’attività.
«Il rischio è che si arrivi a un cortocircuito tra norme fiscali e penali», commenta l’avvocata Maddalena Claudia Del Re, penalista ed esperta di diritto di famiglia. «Chi esercita liberamente può teoricamente essere tassato, ma l’intervento di soggetti terzi – anche per la sola gestione di spazi o appuntamenti – potrebbe far scattare l’accusa di favoreggiamento».
Reazioni e critiche
Non sono mancate reazioni critiche. Il Codacons ha parlato apertamente di una decisione paradossale, segnalando il contrasto tra la classificazione ufficiale dell’attività e le leggi italiane in vigore. Per l’associazione dei consumatori, si tratta di un’evidente incoerenza normativa, che potrebbe generare incertezza sia per i contribuenti sia per le istituzioni incaricate dei controlli.
Anche l’europarlamentare Alessandra Maiorino ha espresso preoccupazione: «È grave che il fisco preveda un codice per un’attività che resta, nei fatti, in un’area grigia. Questo passo rischia di legittimare un sistema che non tutela le persone coinvolte».
Una questione ancora irrisolta
L’Istat, nel tentativo di arginare le polemiche, ha precisato che l’adozione del codice rientra nell’obbligo di adeguamento ai parametri europei e che non implica alcun riconoscimento normativo di attività illegali. Tuttavia, resta aperta la questione su come conciliare questa classificazione con il quadro giuridico italiano, ancora fermo a leggi nate in un contesto profondamente diverso da quello attuale.
In attesa di un possibile intervento legislativo che affronti la questione in modo organico, il nuovo codice Ateco 96.99.92 rimane al centro di un dibattito che intreccia etica, economia e diritto. E che pone una domanda inevitabile: è giunto il momento di riformare seriamente la normativa sulla prostituzione in Italia?
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