Progressisti e conservatori: un secolo, otto pontefici. Così è cambiata la Chiesa

l papato di Bergoglio è l’ultimo anello di una catena iniziata con Pio XI. I cambiamenti che hanno portato fin qui e l’eredità che riceverà il nuovo Papa

Apr 26, 2025 - 05:20
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Progressisti e conservatori: un secolo, otto pontefici. Così è cambiata la Chiesa

Roma, 26 aprile 2025 – A guardarlo da pochi passi, il volto di Francesco incapsulato nella mitra, nella bara di legno che sembrava piccolissima sotto le gigantesche colonne a tortiglioni del Bernini, sopra l’altare della Confessione in San Pietro, trasmetteva una solennità del tutto inconsueta per un pontefice che era perfino fuggito dai palazzi apostolici per restare un semplice gesuita di periferia.

Lo fissavo e chiedevo a lui – che nella prefazione al libro sulla vecchiaia di Angelo Scola parlava della morte come di un nuovo inizio – quale sarebbe stato il nuovo inizio della Chiesa "una, santa, cattolica, apostolica” dopo un pontificato così dirompente.

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Papa Francesco e Benedetto XVI ANSA/L'OSSERVATORE ROMANO +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++

A ben vedere, lo Spirito Santo, vero grande elettore del Conclave – secondo la fede cattolica – una sua logica l’ha sempre seguita. Guardiamo rapidamente gli otto papi dell’ultimo secolo. Pio XI (1922-1939) ebbe importanti aperture sociali in memoria di Leone XIII e della ‘Rerum novarum’. L’eco della rivoluzione bolscevica e il terrore della prevalenza in Italia dei socialisti che volevano istituirvi dei soviet, lo portò a definire Mussolini “l’uomo che la Provvidenza ci ha mandato”. I rapporti col Duce si raffreddarono progressivamente, soprattutto dopo l’alleanza con Hitler, e la morte lo sorprese quando aveva scritto un’enciclica durissima contro il nazismo, mai pubblicata, con gran sollievo di Mussolini che ormai lo detestava.

Il documento restò chiuso nei cassetti di Pio XII (1939-1958) il cui pontificato durante la guerra fu ispirato a quella ‘prudenza e imparzialità’ che gli ha procurato tante critiche pur avendo Pacelli rivendicato la necessità del silenzio per non compromettere milioni di cattolici in pericolo. Conservatore anche in politica, dette un forte contributo alla vittoria democristiana del’48, ma sono imperdonabili le sue censure ad Alcide De Gasperi considerato troppo a sinistra.

Lo Spirito Santo decise a questo punto di dare una scossa progressista alla Chiesa e fece eleggere Giovanni XXIII (1958-1963). Roncalli dette una formidabile scossa. Fece il primo viaggio di un papa fuori del Vaticano (Loreto e Assisi), fu il primo a entrare in un carcere. Nello stupore generale, al culmine della guerra fredda, ricevette la figlia di Kruscev. Ma il suo capolavoro fu la convocazione del Concilio Vaticano II, nonostante la fortissima contrarietà della curia. La Chiesa voltò pagina e dopo tanto benefico rumore lo Spirito Santo si rivolse a un grande, prudente intellettuale, Paolo VI (1963-1978). Montini era detestato da Pio XII che fece di tutto perché non gli succedesse. Era troppo ‘a sinistra’. Già da arcivescovo di Milano fu molto vicino ai lavoratori, invitò i cattolici ad amare i seguaci delle altre religioni. Da pontefice fu attaccato da sinistra perché ‘immobile’ e da destra perché troppo progressista. In realtà, era la persona migliore per concludere un percorso complesso come il Concilio Vaticano II e reggere i contraccolpi che ne seguirono. Amico dei leader democristiani, fu moralmente costretto ad imporre il referendum sull’aborto pur sapendo che lo avrebbe condotto alla sconfitta. L’atroce dolore per Moro ne affrettò la morte.

Quando dissi a Karol Wojtyla (Cracovia, novembre 1977) se non fosse ora di avere un papa polacco, lui mi rispose: "È ancora un po’ presto”. Lo Spirito Santo mi spiegò infatti che il passaggio immediato da Montini a Wojtyla sarebbe stato troppo traumatico. Occorreva una breve pausa: i 33 giorni di Giovanni Paolo I. Montini aveva venduto all’asta la preziosissima tiara e abolito la sedia gestatoria. Ma quando sentii dire ad Albino Luciani alla sua prima apparizione: “Ieri, quando mi hanno detto che sarei diventato Papa…”, commentai in telecronaca diretta: “In questo momento è cambiata la storia della Chiesa”. Fino ad allora nessuno aveva rinunciato al pluralis majestatis. “Non ho la sapientia cordis di Giovanni XXIII, né la cultura di Paolo VI”, perciò scelse di chiamarsi col nome di entrambi.

Scegliendo alla sua morte un cardinale di 58 anni, lo Spirito Santo volle imprimere alla Chiesa una svolta decisiva. Wojtyla (1978-2005) fu il primo papa a restare uomo a tutti gli effetti: continuò a nuotare e a sciare. (Fu chiamato ‘Atleta di Dio’). Un giorno gli regalai un paio di guanti da sci e anni dopo il segretario don Stanislao mi disse: “Non ha idea di quante volte li abbiamo usati senza che lei lo sapesse…”. Il carisma presso i giovani che mi colpì a Cracovia si diffuse a macchia d’olio nel mondo facendone il papa più popolare di sempre, grazie anche ai 104 viaggi.

L’ampiezza del suo apostolato dalla teologia all’economia alla politica ne ha fatto il pontefice più importante della Chiesa nell’era moderna. Combatté il comunismo fino a dare la spallata decisiva al Muro di Berlino, ma al tempo stesso fu un forte censore dei pericoli del capitalismo.

Fiero difensore della libertà religiosa, è stato intransigente sui principi fondamentali della morale cattolica. Trascurò il governo della Chiesa e lo Spirito Santo pensò che una stretta in questo senso l’avrebbe data Benedetto XVI (2005-2013). Joseph Ratzinger, prefetto di quello che fu il Sant’Uffizio, disse alla Via Crucis del Venerdì Santo del 2005, poco prima che Wojtyla morisse: “Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che fa acqua da tutte le parti. Spesso siamo noi stessi a sporcarla”.

Da pontefice rispolverò la tradizione liturgica con la messa in latino e i canti gregoriani, ripristinò accessori di antica tradizione come le scarpe rosse e i troni pontifici. Considerato a ragione un conservatore, si disse però pronto a nominare cardinali le donne, a cominciare da Madre Teresa di Calcutta. Ebbe con ebrei e musulmani rapporti oscillanti tra la collaborazione e l’incomprensione. Si dimise – con un gesto che scosse le fondamenta stesse della Chiesa – perché non governava più la curia. E questo portò il Sacro collegio ad indicare in Jorge Bergoglio l’uomo in grado di bombardare la Chiesa italiana. Cosa avvenuta al punto che diocesi come Milano, Venezia, Genova, Firenze, Palermo per la prima volta non avranno in conclave un loro cardinale (come Parigi e Los Angeles). Di papa Francesco abbiamo detto il giorno della sua morte. Proveremo sabato prossimo ad abbozzare l’identikit del successore.