Pignoramento dello stipendio, quali sono i limiti e le tutele per il debitore
Grazie al pignoramento dello stipendio il creditore può ottenere il pagamento di un credito, ma anche il debitore si può tutelare grazie allo strumento dell'opposizione

Il pignoramento dello stipendio è una delle procedure attraverso le quali un creditore può ottenere, forzatamente, il pagamento del proprio credito. In un certo qual modo si scavalca il debitore e si chiede al datore di lavoro di effettuare i versamenti per suo nome, detraendoli direttamente dalle sue spettanze mensili.
Il lavoratore ha un’unica strada per interrompere il pignoramento dello stipendio: deve presentare un’opposizione.
Le procedure atte a tutelare gli interessi e i diritti sia del creditore che del debitore sono disciplinati dall’articolo 543 del Codice Civile, che fa rientrare il pignoramento dello stipendio tra i provvedimenti esecutivi che possono essere utilizzati per recuperare una somma nei confronti di un soggetto inadempiente. E permettono a quest’ultimo di tutelarsi. Ovviamente, poi, ci sono delle regole e dei limiti che devono essere rispettati da entrambe le parti.
In cosa consiste il pignoramento dello stipendio?
Attraverso il pignoramento dello stipendio i creditori possono ottenere il pagamento di un debito rivalendosi direttamente sul reddito del lavoratore stesso. È a tutti gli effetti una procedura esecutiva, a seguito della quale il datore di lavoro è autorizzato a trattenere una parte dello stipendio per versarlo direttamente al creditore. La procedura è regolamentata dall’articolo 543 e dai seguenti del Codice Civile.
Per giungere al pignoramento dello stipendio è necessario che il creditore faccia una richiesta formale: per poterla presentare, però, deve essere in possesso di un titolo esecutivo, in altre parole di un sentenza emessa da un Tribunale, un decreto ingiuntivo o un qualsiasi altro atto ufficiale.
Prima di iniziare a trattenere una qualsivoglia cifra dallo stipendio, il creditore ha l’obbligo di comunicare al debitore un atto di precetto, attraverso il quale gli viene intimato di saldare l’importo insoluto entro e non oltre 10 giorni.
Se, a questo punto, il debitore continua a non effettuare il debito, il creditore può procedere con l’atto di pignoramento, che dovrà essere notificato al debitore stesso e al datore di lavoro. La parola poi passa al giudice, che, nel corso di un’udienza, deve decidere come assegnare le somme che sono state pignorate.
A questo punto al datore di lavoro verrà notificata un’ordinanza con la quale gli verrà imposto di trattenere l’importo stabilito direttamente dallo stipendio del debitore: fino a quando il debito non verrà completamente soddisfatto o fino a quando non arriva una nuova disposizione del tribunale, il datore di lavoro dovrà continuare ad effettuare la trattenuta.
È importante sottolineare che, da parte sua, l’azienda non si può rifiutare di eseguire l’ordinanza, in caso contrario andrà incontro a sanzioni legali.
Quali limiti sono previsti
Il pignoramento dello stipendio non può superare alcuni limiti stabiliti dalla legge, che sono calibrati in proporzione alla situazione economica del debitore. L’obiettivo è quello di garantire delle entrate minime per le esigenze di vita quotidiana.
Le norme attualmente in vigore stabiliscono che non possa essere pignorato più di un quinto dello stipendio netto. A questa regola fanno eccezione i debiti alimentari o fiscali, per i quali la percentuale può essere superiore. Nel caso in cui ci si riferisca a delle obbligazioni alimentari, la legge prevede che si possa pignorare fino a un terzo dello stipendio.
Le nuove soglie per il pignoramento
Per quanto riguarda il limite minimo di impignorabilità, alcune novità sono state introdotte nel 2024: l’intento è quello di garantire un reddito sufficiente al mantenimento dei soggetti coinvolti nelle operazioni di pignoramento. Per i debiti ordinari la quota massima pignorabile continua a rimanere pari a un quinto dello stipendio.
Il discorso inizia a cambiare leggermente per i tributi che devono essere versati a Stato, Province e Comuni. Anche in questo caso il limite massimo pignorabile è fissato a un quinto del reddito mensile del debitore.
Fatta questa premessa, l’agente della riscossione non può superare le seguenti soglie:
- un decimo per importi fino a 2.500 euro;
- un settimo per importi compresi tra 2.500 e 5.000 euro;
- un quinto per importi superiori a 5.000 euro.
Come funziona il pignoramento presso terzi
Le novità più importanti che sono state introdotte a partire dal 2024, a dire il vero, coinvolgono principalmente il pignoramento presso terzi, tanto da costituire una vera e propria svolta rispetto a quanto previsto dal Codice di Procedura Civile.
Stando alle nuove regole il pignoramento perde efficacia dopo 10 anni dalla notifica al terzo, sempre che non sia stata emessa l’ordinanza di assegnazione delle somme o non siano sopraggiunte dei nuovi fattori che abbiano determinato l’estinzione o la chiusura anticipata del processo esecutivo.
Perché il pignoramento non perda di efficacia, il creditore dovrà provvedere a notificare una dichiarazione attraverso la quale esprima il proprio interesse a continuare a mantenere il vincolo sulle somme nei due anni che precedono la scadenza del termine decennale.
Quali tutele hanno i debitori dal pignoramento dello stipendio
Il debitore ha a sua disposizione alcuni strumenti per tutelarsi dal pignoramento dello stipendio:
- opposizione all’esecuzione;
- opposizione degli atti esecutivi.
L’opposizione all’esecuzione è prevista dall’articolo 615 del Codice Civile. Il debitore ha la possibilità di contestare il diritto del debitore a procedere con il pignoramento dello stipendio. Le basi di questa opposizioni possono essere costituite dall’assenza di un titolo esecutivo valido o dalla prescrizione del credito. O perché, molto semplicemente, il debito è già stato onorato.
L’opposizione degli atti esecutivi è prevista dall’articolo 617 del Codice Civile. Questa strada può essere percorsa nel caso in cui il debitore ritenga che ci sia una qualsivoglia irregolarità a livello procedurale nelle pratiche di pignoramento. Il caso più emblematico può essere l’assenza della notifica o una notifica scorretta.
Alternativa alle soluzioni che abbiamo appena citato è quella di pagare direttamente all’ufficiale giudiziario la somma per la quale è stata avviata la procedura. Sarà necessario, ad ogni modo, sostenere anche le relative spese. Grazie ad un pagamento tardito, il debitore ha la possibilità di ottenere il blocco del pignoramento dello stipendio.