Piazza del Popolo pro Europa? Una torre di Babele

Slogan, contraddizioni, presenze e assenze: chi c'era e che cosa si è detto alla manifestazione in piazza del Popolo organizzata da Michele Serra di Repubblica. La nota di Paola Sacchi

Mar 16, 2025 - 11:02
 0
Piazza del Popolo pro Europa? Una torre di Babele

Slogan, contraddizioni, presenze e assenze: chi c’era e che cosa si è detto alla manifestazione in piazza del Popolo organizzata da Michele Serra di Repubblica. La nota di Paola Sacchi

Una torre di Babele, “tanti e con idee diverse”, dice lo stesso organizzatore, il giornalista del giornale la Repubblica, Michele Serra. Uniti solo dalla demonizzazione di Donald Trump, rappresentato nella piazza della sinistra di ieri a Roma, piazza del Popolo, da un fantoccio e bollato come il miliardario che “ha per bandiera la carta di credito”, si sente dal palco, senza leader politici, ma solo con rappresentanti del mondo della cultura.

Piazza per l’Europa, è stata chiamata. Con il Pd che ha votato sì al “Riarmo”, c’è anche la vicepresidente del Parlamento Europeo, la dem Pina Picierno, che ha votato a favore contro l’indicazione della segretaria, Elly Schlein di astenersi. E c’è in piazza la stessa Schlein che invita a godersi la manifestazione “senza polemiche” “per un’Europa politica”.

Nella piazza, a sostegno dell’Ucraina, però ci sono anche Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi Sinistra “per un’Europa di pace” e contro il “riarmo”, i quali votarono già no agli aiuti militari a Kiev. Non mancano quelli di parere completamento opposto e cioè a favore del piano di “difesa Ue”, come è stato ribattezzato, come il leader di Azione, Carlo Calenda.

Scene, nonostante la piazza sia gremita, da quello che si potrebbe dire un campo stretto senza i Cinque Stelle di Giuseppe Conte che manifesteranno per conto loro il 5 aprile.

Quella di piazza del Popolo di ieri è una delle più significative rappresentazioni plastiche della mancanza di un credibile fronte alternativo alla maggioranza di governo. Una situazione di sfilacciamento tale a cominciare dalla netta spaccatura interna del Pd da rendere imparagonabili le divisioni che pur ci sono nel governo.

Tant’è che Matteo Salvini, vicepremier, titolare del Mit e leader della Lega, è netto nell’affermare che il governo andrà avanti “non solo fino al 2027 ma anche nel 2032”. “Giorgia sta facendo un gran lavoro”, dice Salvini. Ma questo non significa che la Lega rinunci al suo netto no al “Riarmo”. La Lega “ha votato e votera’ sempre no ad un solo euro di debito pubblico europeo, ad eserciti europei, ad invii di soldati italiani in Ucraina”, lo ribadisce Salvini a margine del convegno promosso dalla Lega, dal titolo “Tutto un altro mondo – Tutta un’altra economia”, ad Ancona. Una delle tre manifestazioni previste in vista del congresso della Lega il 5 e 6 aprile a Firenze. Per il quale Salvini a sorpresa lancia una sfida con tono ironico ai “retroscena, brusii che ci danno per morti da anni”: “Se qualcuno si candida, l’appoggio”. Quanto al piano di “difesa Ue”, Salvini spiega che il suo è un no a eserciti Ue ma non al potenziamento dell’esercito italiano e della nostra sicurezza che lo vedono, invece, favorevole.

Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, annuncia, come aveva già fatto Salvini, che la maggioranza avrà una posizione unitaria in parlamento sulle comunicazioni del premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio Europeo del 20 e 21 marzo. E la stessa Meloni, avendo poi deciso ieri di partecipare alla video-call del premier inglese, Keir Starmer, dei cosiddetti “volenterosi” per la pace in Ucraina, sottolinea il posizionamento euroatlantico. Da asse tra Europa e Usa.

Meloni ribadisce la necessità di “una pace giusta e duratura, che assicuri la futura sovranità e la sicurezza dell’Ucraina”. Conferma che “l’Italia intende continuare a lavorare con i partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti per la definizione di garanzie di sicurezza credibili ed efficaci”. E ribadisce la scelta “che non è prevista la partecipazione nazionale ad una eventuale forza militare sul terreno”.

Decisione quest’ultima che vede da tempo particolarmente compatta tutta la coalizione di maggioranza. Insomma, da Trump e dagli Usa, dall’asse euroatlantico non si prescinde.

Al di là delle posizioni diverse sul “Riarmo” questo è il punto politico che unisce le forze del centrodestra di fronte alla Torre di Babele della piazza di sinistra tutta protesa solo verso l’Europa ma divisa persino anche su che tipo di Europa.