Perché (pure) in Francia si scontrano sul Nutriscore?

In Europa, e in particolare in Italia, non è particolarmente amato, ma non sembra essere nemmeno l'orgoglio nazionale. Il Nutriscore, l’etichetta per gli alimenti made in France, fa discutere il ministero della Salute francese, che la vorrebbe ancora più severa, e quello dell'Agricoltura, che invece non è convinto. Fatti e commenti

Mar 13, 2025 - 17:19
 0
Perché (pure) in Francia si scontrano sul Nutriscore?

In Europa, e in particolare in Italia, non è particolarmente amato, ma non sembra essere nemmeno l’orgoglio nazionale. Il Nutriscore, l’etichetta per gli alimenti made in France, fa discutere il ministero della Salute francese, che la vorrebbe ancora più severa, e quello dell’Agricoltura, che invece non è convinto. Fatti e commenti

 

Il Nutriscore, l’etichetta ideata dalla Francia che indica se un cibo fa bene o male, divide. E non solo in Europa ma anche in patria. La ministra della Salute Catherine Vautrin ha infatti firmato un decreto che punta a introdurne uno ritenuto ancora più severo rispetto a quello precedente introdotto nel 2017, ma la ministra dell’Agricoltura Annie Genevard, la cui benedizione è necessaria per la sua entrata in vigore, si è finora detta contraria.

Per l’entrata in vigore del testo sono necessarie entrambe le loro firme e anche quella del dicastero dell’Economia, il cui ministro Eric Lombard non ha ancora commentato l’argomento. Ieri, però, Les Echos scriveva che alla fine sembrerebbero tutti pronti a sottoscrivere il decreto.

CHE COS’È IL NUTRISCORE

Il Nutriscore, sviluppato da un gruppo di ricercatori universitari francesi denominato EREN (Equipe de Recherche en Epidémiologie Nutritionnelle) e guidato dal nutrizionista Serge Hercberg, è un sistema di etichettatura alimentare che dovrebbe aiutare il consumatore a scegliere consapevolmente i prodotti che sta acquistando, in quanto i valori nutrizionali sono già presenti sulle confezioni ma non sono di facile lettura.

IL SISTEMA A SEMAFORO

Per indirizzare il consumatore su una scelta piuttosto che un’altra, il Nutriscore prevede una scala di 5 colori che vanno dal verde, metafora del cibo ‘buono’, al rosso, che invece segnala un cibo ‘cattivo’ passando per il verde più chiaro, il giallo e l’arancione. A ogni colore è anche abbinata una lettera. Al verde ovviamente la A, per arrivare fino alla E del rosso.

Il team EREN si è ispirato al sistema ‘traffic lights’ (semaforo, appunto) della Food Standards Agency del Regno Unito.

PERCHÉ IN EUROPA NON PIACE TANTO

Dopo aver fatto da apripista, la Francia è stata seguita nell’adozione del Nutriscore da Belgio, Germania, Olanda, Lussemburgo, Svizzera e Spagna. Contrari al sistema francese sono invece Italia, Repubblica Ceca, Svezia, Grecia, Cipro, Ungheria, Lettonia e Romania.

Tra i contrari, oltre a temere per le ricadute sull’industria e l’economia del proprio Paese, alcuni esperti sostengono che il Nutriscore non è troppo attendibile perché, per esempio, in certe bibite gli zuccheri sono sostituiti da dolcificanti artificiali ma con questo sistema risulterebbero meno nocivi (lettera B) dell’olio extravergine d’oliva (lettera C), che ha un contenuto di grassi più alto. Vero è che non ha molto senso paragonare prodotti di categorie diverse. Infatti, l’olio extravergine d’oliva se confrontato con altri condimenti (burro e altri oli vegetali ricchi di grassi saturi come l’olio di palma) è il migliore.

Inoltre, secondo uno studio olandese del 2024, in un’ottica europea, il Nutriscore è un po’ troppo filo-francese.

FRANCIA DIVISA SUL NUTRISCORE

Ora il sistema di etichettatura crea divisioni anche nel governo del primo ministro francese François Bayrou, con la ministra della Salute Catherine Vautrin che ha firmato un decreto per introdurne uno più severo, tenendo conto delle ultime ricerche scientifiche in materia, e la ministra dell’Agricoltura Annie Genevard, che invece prova a fare resistenza.

I precedenti governi avevano già approvato la nuova versione del Nutriscore ma ieri Genevard si è assunta pubblicamente la responsabilità di bloccare la pubblicazione del decreto: “Il decreto è in attesa della mia firma. Non l’ho ancora firmato – ha dichiarato al Senato -. Non so che margine di manovra ho per correggerne gli effetti negativi, ma credetemi, mi sto interessando molto da vicino”.

La ministra – originaria del Doubs, feudo del formaggio Comté -, stando a Les Echos, ha criticato il sistema di etichettatura per aver dato una valutazione negativa a prodotti locali “notevoli” e a “magnifici salumi francesi”, in particolare formaggi e salumi. “Il problema, per il Roquefort […] come per il formaggio Comté della mia regione, o per i magnifici salumi francesi, è che la classificazione di questi notevoli prodotti è stata pessima, ritenuta troppo grassa o troppo dolce per alcuni”, ha dichiarato la scorsa settimana al Senato.

PER LA SALUTE O PER LE LOBBY?

Le affermazioni di Genevard hanno suscitato le reazioni delle associazioni. L’associazione dei consumatori Foodwatch, per esempio, l’ha accusata di “coccolare le lobby e di farsi beffe della salute pubblica”. Ha poi invitato il governo a “seguire le raccomandazioni scientifiche invece di ascoltare solo gli interessi privati” dell’agroalimentare.

Insieme alla federazione di associazioni di pazienti France Assos Santé e al Climate Action Network, Foodwatch ha anche inviato una lettera aperta a Bayrou.

Effettivamente le critiche della ministra dell’Agricoltura fanno eco a quelle dell’industria lattiero-casearia. Anne Charlès-Pinault, direttore generale del marchio Lactel (di proprietà del gruppo Lactalis), per esempio, ha condannato sia il fatto che il Nutri-Score non “tiene conto del contenuto di calcio dei prodotti lattiero-caseari” sia che il punteggio venga “calcolato esclusivamente per 100 grammi di prodotto” quando “nelle abitudini alimentari francesi, è raro mangiare 100 grammi di burro”.

Tuttavia, secondo uno studio del servizio statistico dei ministeri sociali del luglio 2024, l’etichettatura nutrizionale, il divieto di pubblicizzare prodotti grassi, salati e zuccherati e la tassazione delle bevande zuccherate sono “le politiche pubbliche più efficaci contro il sovrappeso e l’obesità”, due problemi che affliggono gran parte del mondo e che in Francia riguardano rispettivamente quasi una persona su due e il 18%della popolazione.