Perché Leclerc riesce dove Hamilton fallisce: analisi stile di guida
La Ferrari non funziona a dovere in F1. Hamilton e Leclerc speravano di guidare una vettura più solida e stabile. Invece, la SF-25 presenta numerosi difetti che il team sta cercando di correggere con il primo vero e sostanzioso pacchetto di aggiornamenti previsto per Imola. Nel frattempo, Charles ha sviluppato una tecnica di guida che […]

La Ferrari non funziona a dovere in F1. Hamilton e Leclerc speravano di guidare una vettura più solida e stabile. Invece, la SF-25 presenta numerosi difetti che il team sta cercando di correggere con il primo vero e sostanzioso pacchetto di aggiornamenti previsto per Imola. Nel frattempo, Charles ha sviluppato una tecnica di guida che gli consente di esprimere il massimo potenziale, e i risultati sono evidenti. Lewis, invece, è in grossa difficoltà.
I ferraristi hanno dato tutto, ovviamente, ma per quanto riguarda il sette volte campione del mondo, c’è un limite che proprio non riesce a scrollarsi di dosso. Tante annate trascorse in Mercedes e un adattamento infelice alla Rossa: sono queste le principali ragioni che al momento stanno rallentando l’inglese. Il team di Maranello ha promesso il massimo impegno per supportarlo.
Dubbi al riguardo non ce ne sono, d’altronde parliamo pur sempre di un vero e proprio patrimonio della scuderia che in qualche modo va tutelato. Sostenere che il talento di Stevenage non sia più in grado di fare bene sembra piuttosto sciocco. Si trova in enorme difficoltà. Ciò malgrado, il lampo cinese con tanto di pole e vittoria sprint conferma il suo valore. Deve dare di più, tutto vero. Attendiamo fiduciosi.
I confronto sulla telemetria tra Hamilton e Leclerc
Oggi ci addentriamo in una particolare analisi, per cercare una spiegazione sul rendimento così differente tra i due ferraristi. Partiamo sempre dagli onboard, unico e vero strumento capace di fornire tutti i dettagli sullo stile di guida di un pilota di F1, combinando la verifica con la telemetria. Consultando questi dati, realizzando una media inerente i due differenti stint di gare a Jeddah, notiamo diverse evidenze in pista.
Lo abbiamo fatto tramite ogni singolo rilevamento di velocità, gap e acceleratore durante i run, fornendo una panoramica delle azioni legate al pilota nel lasso di tempo preso in esame. Da questa analisi emergono alcuni punti chiave. La prima osservazione importante: durante tutto lo stint, Hamilton era tra i primi a staccare il piede dall’acceleratore in frenata per anticipare il più possibile il momento in cui riapplicare il gas.
A causa del sottosterzo cronico della Ferrari, Lewis cerca di limitare l’ingresso per concentrarsi meglio sull’uscita, mentre il monegasco adotta un approccio differente: è quasi sempre tra gli ultimi a staccare l’acceleratore e di conseguenza ritarda il ritorno sul gas in fase d’uscita. Questo evidenzia due aspetti importanti. Il primo: Leclerc ha sviluppato uno stile di frenata che gli consente di portare la vettura al limite in ingresso.
Il secondo: Hamilton, al momento, sta cercando di compensare i problemi cronici della SF-25 con uno stile di guida che non risulta affatto efficace. Durante la gara sono stati diverse le comunicazioni radio in merito a questo aspetto, sia nel primo che nel secondo stint: Adami ha riferito al britannico dove perdeva più tempo, ricordandogli spesso di lavorare sul così detto “peak and release”.
Le difficoltà di Lewis a Jeddah
Con le monoposto di F1 si cerca sempre di andare molto forte sull’acceleratore, per poi mettere in pratica una gestione perfetta sul rilascio del pedale prima di arrivare al punto di corda. Lewis non era in grado di ottimizzare questo aspetto. Per esempio, solamente in curva 22 perdeva rispetto al compagno circa due decimi in frenata. Il profilo di pressione sul pedale non è ancora stato perfezionato, quindi c’è ancora del lavoro da fare.
Andando più nello specifico, si nota come Lewis perdesse parecchio terreno nei vari “snake” della pista saudita. In queste sezioni caratterizzate da numerosi cambi di direzione molto rapidi, mostra un posteriore della monoposto piuttosto instabile, dove la carenza di rotazione intrinseca della SF-25, molto spesso si trasforma in sovrasterzo nelle fasi di uscita. Aspetto che obbligava a una condotta decimante più conservativa.
In linea generale il carico instabile di una vettura di F1 toglie fiducia al pilota. Ciò malgrado il monegasco riesce a controllare il retrotreno grazie ad una sensibilità eccellente, frutto di tante annate spese scaricando il posteriore per andare più forte in rettilineo. Hamilton perde una notevole quantità di velocità minima, non solo rispetto al suo compagno di squadra, ma sopratutto rispetto a Verstappen e Piastri.
Questa differenza di approccio porta inevitabilmente a un diverso impegno sulle mescole. Richiedendo meno in frenata, di riflesso l’anteriore della monoposto riceve meno energia e limita la temperatura sviluppata su questo asse. Non è affatto un caso che, al rientro ai box, al termine del primo stint sulle gomme Medium, la vettura numero 44 mostrasse evidenti segni di graining sull’anteriore sinistro.
Nell’immagine si vede con chiarezza la “striscia nera” sull’interno del battistrada, una posizione decentrata dovuta al camber statico imposto alla gomma. Richiedendo maggiormente in ingresso Charles riesce a gestire bene l’anteriore, sebbene pure lui fosse in difficoltà sino a quando Russell è rientrato ai box e ha potuto girare in aria pulita. Un insieme di piccole cose che, alla fine, limitano la durata della mescola.
Autori: Zander Arcari – @berrageiz – Niccoló Arnerich – @niccoloarnerich
Immagini: Scuderia Ferrari – F1Tv