Perché il Real Madrid è crollato in 4 giorni: Ancelotti è già nel mirino, ma le colpe vanno oltre il tecnico

Quattro giornate per compromettere la Liga e ritrovarsi quasi fuori dalla Champions League: dal sogno di un Triplete mai realizzato al crollo verticale, il Real Madrid, anche nel disastro, non è mai banale. Cinque gol al passivo contro il Valencia in casa e contro l’Arsenal all’Emirates: i numeri sono impietosi. In teoria, non è ancora […] L'articolo Perché il Real Madrid è crollato in 4 giorni: Ancelotti è già nel mirino, ma le colpe vanno oltre il tecnico proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 9, 2025 - 09:58
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Perché il Real Madrid è crollato in 4 giorni: Ancelotti è già nel mirino, ma le colpe vanno oltre il tecnico

Quattro giornate per compromettere la Liga e ritrovarsi quasi fuori dalla Champions League: dal sogno di un Triplete mai realizzato al crollo verticale, il Real Madrid, anche nel disastro, non è mai banale. Cinque gol al passivo contro il Valencia in casa e contro l’Arsenal all’Emirates: i numeri sono impietosi. In teoria, non è ancora finita, ma ci vuole fede per vedere la luce. In campionato, il pareggio strappato dal Betis sul campo del Barcellona ha scongiurato la fuga dei blaugrana e il possibile + 6 si è fermato a + 4, ma il destino è nelle mani della banda di Hansi Flick. In Champions, serve un miracolo: per ribaltare il risultato di Londra serviranno un Real perfetto e la spinta del Bernabeu, ma potrebbe non bastare. Che è poi quanto accaduto a Londra: l’Arsenal, nonostante l’attacco mutilato dagli infortuni, ha giocato, di fronte a un Emirates carico a mille, la sua miglior partita degli ultimi anni.

C’è già un uomo da consegnare al rogo: Carlo Ancelotti. È il contrappasso di chi ha vinto cinque Champions da allenatore ed è il coach più decorato del football italiano. Il popolo madridista rumoreggia. I media spagnoli hanno iniziato a mostrare il pollice all’ingiù: nulla di nuovo sotto al sole. Il calcio è impietoso: ti porta alle stelle e poi ti sbatte a terra alla velocità della luce. Succede a tutti, anche ai miti: chiedere a Pep Guardiola. L’allenatore è un personaggio da tragicommedia, ma in questo caso al rovescio. A teatro il dramma ha una conclusione felice, ma nel calcio capita spesso il contrario. Dall’altare alla polvere, in piena solitudine: quando vinci salgono tutti sul carro, quando perdi ti guardi intorno e vedi il deserto.

Ancelotti non è perfetto: come tutti i mortali, comuni e non, commette errori. La vita di un allenatore è uno slalom per evitare gli sbagli: scelte di formazione, cambi, moduli, lettura di una partita. Nella stagione del Real, ci sono però alcuni elementi che non possono essere riconducibili alla responsabilità dell’allenatore. Il primo, solare: gli infortuni. Hanno devastato la difesa. Un nome su tutti: Carvajal, simbolo del madridismo. La sua assenza long time ha aperto uno squarcio sul settore destro. Poi, Militao. Poi ancora, le difficolta nel recupero di Alaba. Ancelotti ha invano chiesto un intervento sul mercato: Florentino Perez ha risposto picche. Risultato: reparto che fa acqua e ha incassato undici gol nelle ultime quattro gare. Secondo elemento: la mancata sostituzione di Kroos. Il tedesco era il metronomo del centrocampo. L’uomo della verticalizzazione all’ennesima potenza. Nella sua eterna politica modello “galacticos”, Florentino ha scatenato la santabarbara per portare a Madrid la stella Mbappé e l’addio di Kroos è passato sottotraccia. Complice il naturale declino di Modric, Ancelotti si è ritrovato con un centrocampo impoverito. Si è inventato la formula delle quattro belle gioie, Bellingham-Rodrygo-Mbappé-Vinicius, ma con una difesa a pezzi e la metà campo senza fosforo, l’annata ha preso una piega complicata. Morale: undici sconfitte stagionali.

In Europa, giardino prediletto del Real e di Florentino Perez, la mancata qualificazione diretta dopo la fase eliminatoria è stata un segnale. Il Real ha continuato la corsa perché nei playoff ha passeggiato sulle rovine del City, ma poi, negli ottavi, sono serviti i rigori per superare l’Atletico Madrid. Ora, nei quarti, il Real, sprecata in apertura un’occasione d’oro con Mbappé, ha pagato contro l’Arsenal i primi due gol su punizione di Declan Rice. Nella sequenza dell’1-0, Courtois, protagonista fino a quel momento di parate da urlo, ha collocato un uomo in meno in barriera: al resto ha pensato Rice, con un’esecuzione perfetta da 25 metri. Nella botta del 2-0, il muro del Real si è aperto come le acque del mar Rosso di fronte al passaggio di Mosè. Il 3-0 di Merino è stato un colpo da biliardo. Due salvataggi sulla linea, di Alaba e Bellingham, hanno evitato la catastrofe.

Ancelotti è riuscito a trovare un filo di ironia anche in un momento buio: “Mi sento molto responsabile di quello che è successo, ma al ritorno dovremo dare tutto quello che abbiamo. Dobbiamo crederci. Nel calcio può accadere di tutto, anche che Rice segni due gol su punizione dopo non averlo mai fatto”. Vero, ma servirà un Real non solo con lo spirito dei forti, ma anche con un autentico spirito di squadra. Meno arroganza e più umiltà, meno individualismo e più collettivo, soprattutto da parte di Vinicius e Mbappé, tanto per fare nomi. Sarà interessante verificare come sarà l’accompagnamento dei media nei giorni che ci porteranno al match di ritorno, in programma il 16 aprile. “Ancelotti, queste partite stancano davvero chi al comando”, titola Marca. Più chiari di così è impossibile. La grancassa è partita.

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