Pausa di 90 giorni sui dazi di Trump, le prime reazioni dei gestori
Questa finestra temporale apre la strada a nuove negoziazioni tra gli Stati Uniti e i Paesi destinatari delle tariffe. Una boccata d’ossigeno per i mercati dopo i crolli degli ultimi giorni. Ma le società di gestione avvertono: la volatilità non è ancora finita. L'articolo Pausa di 90 giorni sui dazi di Trump, le prime reazioni dei gestori proviene da FundsPeople Italia.

Dopo lo shock vissuto questa settimana sui mercati, il presidente Donald Trump ha annunciato a sorpresa un cambiamento di rotta nella sua politica protezionistica. Ieri il presidente degli Stati Uniti ha autorizzato una sospensione parziale di 90 giorni dell’applicazione della maggior parte dei dazi imposti recentemente (i cosiddetti dazi reciproci annunciati durante il "Liberation Day") lasciando temporaneamente una base tariffaria globale del 10%. Da questa tregua è stata esclusa la Cina, che vedrà aumentare i suoi dazi dal 104% al 125%. Questa finestra temporale apre la porta a nuove negoziazioni tra gli Stati Uniti e i Paesi colpiti, offrendo un sollievo a breve termine ai mercati azionari.
La notizia ha provocato una reazione immediata: l’S&P 500 è salito del 9,5% e il Nasdaq è balzato del 12%, il suo maggior guadagno giornaliero dal 2001. Come riassume Philipp Lienhardt, responsabile della Ricerca di Mercato presso Julius Baer, “il Presidente fa marcia indietro, i mercati azionari si scatenano”. Tuttavia, avverte che “l’incertezza politica persisterà per mesi e la volatilità rimarrà elevata”. Per questo motivo, consiglia di approfittare di eventuali rialzi a breve termine per vendere e diversificare verso azioni non statunitensi.
Il mercato respira, ma l’incertezza resta
Sebbene il sollievo sui mercati sia stato evidente, le ragioni dietro il cambio di posizione di Trump sono più complesse. Come sottolinea Leopoldo Torralba, direttore dell’analisi presso Arcano Research, al di là del crollo delle borse, la vera preoccupazione è stata l’impennata dei rendimenti dei titoli di Stato. “Un governante di un Paese con un debito pubblico eccessivo sa che una rapida deriva al rialzo dei tassi può sfociare in una catastrofe”, afferma l’analista. Secondo Torralba, sebbene questa pausa offra un sollievo temporaneo, “la perdita di fiducia in Trump è colossale” e prefigura un lungo periodo di volatilità economica e finanziaria.
In questo contesto, molti investitori guardano all’Europa e all’Asia come possibili destinazioni d’investimento più stabili. “L’Europa potrebbe finire per diventare a medio termine un ricettore di investimenti globali, sottraendo in parte quota agli Stati Uniti. Gli investitori odiano l’incertezza e premiano la prevedibilità, a prescindere dalla crescita attesa”, spiega Torralba. Sulle opportunità in Asia, Josh Gilbert, analista di eToro, afferma che preferiscono concentrarsi su regioni come Giappone e India, meno colpite dall’aumento dei dazi.
Cina esclusa dalla tregua: il conflitto si riaccende
Il conflitto commerciale con la Cina non solo continua, ma si intensifica con questi nuovi annunci. Gilbert interpreta l’inasprimento verso Pechino come una tattica per rafforzare le trattative: “Trump vuole che la Cina si sieda al tavolo, ma Pechino promette di lottare fino alla fine”, avverte. Questa escalation aumenta l’incertezza globale e minaccia di rallentare la crescita economica, specialmente nei Paesi molto esposti al commercio con la Cina, come l’Australia.
Lo scenario si complica ulteriormente considerando la strategia interna di Washington. Secondo Ray Sharma-Ong, direttore delle Soluzioni di Investimento Multi-Asset per il Sud-est asiatico presso Aberdeen Investments, “il segretario al Tesoro, Scott Bessent, intende chiudere prima accordi commerciali con gli alleati tradizionali, prima di affrontare direttamente le trattative con la Cina, irrigidendo così la posizione negoziale degli Stati Uniti”. Questo approccio potrebbe prolungare il conflitto e generare nuove ritorsioni da parte di Pechino.
Da parte sua, la Cina sta già preparando una risposta. Secondo gli analisti di Julius Baer, il governo cinese sta elaborando un pacchetto di stimoli fiscali e monetari che includerebbe riduzioni del coefficiente di riserva obbligatoria, tagli dei tassi d’interesse e misure per incentivare i consumi interni. L’obiettivo: sostenere la crescita economica e resistere a una guerra commerciale prolungata.
Inoltre, Mark Haefele, direttore degli investimenti presso UBS Global Wealth Management, sottolinea che “nonostante l’allentamento dei dazi con altri Paesi, lo scontro tra le due maggiori economie del mondo potrebbe influenzare drasticamente il commercio globale”, aumentando il rischio di recessione.
Effetti su energia, asset digitali e altri settori
L’impatto della tregua parziale si fa già sentire in altri settori. Norbert Rücker, responsabile della Ricerca Economica e Next Generation presso Julius Baer, segnala un calo del 20% nei prezzi del gas naturale europeo, a causa della deviazione di forniture originariamente destinate alla Cina. Questa sovrabbondanza nel mercato europeo potrebbe continuare a esercitare pressione al ribasso sui prezzi nei prossimi mesi.
Nel settore degli asset digitali, Manuel Villegas, analista Next Generation di Julius Baer, sottolinea che il Bitcoin non è riuscito a fungere da bene rifugio: il suo andamento ha replicato i movimenti degli asset rischiosi tradizionali, con perdite superiori a 1,4 miliardi di dollari dalla scorsa domenica. Villegas avverte che “l’unica certezza del Bitcoin è la volatilità”, ricordando che rimane un investimento altamente esposto ai cicli economici.
Nel frattempo, Mark Sherlock, responsabile dell’azionario statunitense presso Federated Hermes, evidenzia che le imprese statunitensi di piccola e media capitalizzazione, meno dipendenti dal commercio internazionale, potrebbero beneficiare di questo contesto di incertezza. Da parte sua, Torralba suggerisce che l’Europa potrebbe consolidarsi come rifugio attraente per gli investitori globali, grazie alla sua stabilità giuridica e alla prevedibilità economica.
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