Parroco aggredito sul sagrato della chiesa nel Cosentino: durante l’omelia aveva denunciato lo spaccio di droga
Aveva denunciato lo spaccio di droga nel paesino di Bonifati, in provincia di Cosenza. E lo aveva fatto, nei giorni scorsi, dal pulpito della sua chiesa in una delle sue omelie durante le celebrazioni della Settimana Santa. Per questo motivo don Guido Quintieri, il parroco di Bonifati è stato aggredito sul sagrato al termine della […] L'articolo Parroco aggredito sul sagrato della chiesa nel Cosentino: durante l’omelia aveva denunciato lo spaccio di droga proviene da Il Fatto Quotidiano.

Aveva denunciato lo spaccio di droga nel paesino di Bonifati, in provincia di Cosenza. E lo aveva fatto, nei giorni scorsi, dal pulpito della sua chiesa in una delle sue omelie durante le celebrazioni della Settimana Santa. Per questo motivo don Guido Quintieri, il parroco di Bonifati è stato aggredito sul sagrato al termine della messa. A denunciare l’episodio è stato il vescovo Stefano Rega che, in una nota stampa della diocesi di San Marco Argentano-Scalea, ha espresso solidarietà al sacerdote.
“Nei giorni scorsi, – si legge nel comunicato – sul sagrato della chiesa del Rosario, don Guido è stato vittima di un’aggressione. Un gesto grave che ha scosso profondamente la comunità parrocchiale e tutta la cittadinanza. Don Guido aveva avuto il coraggio di denunciare, con parole chiare e ferme, le difficoltà e le ferite sociali che segnano quella piccola comunità. La sua voce si è levata contro l’indifferenza e il silenzio, richiamando tutti alla responsabilità, alla solidarietà e al rispetto della dignità di ogni persona”.
In particolare, il prete di Bonifati si è scagliato contro il dilagare del fenomeno dello spaccio della droga che non risparmia i piccoli centri. La chiave di lettura dell’aggressione la fornisce “Mediterranea”, il gruppo di minoranza al Consiglio comunale secondo cui “grazie all’intervento di alcuni presenti, don Guido è uscito fisicamente illeso, ma profondamente turbato. Ha avuto il coraggio di denunciare una piaga che affligge la nostra comunità: la diffusione della droga nelle nostre strade, piazze e case. La sua voce è stata quella di chi non si arrende all’indifferenza”. “Ci chiediamo, insieme a lui – scrivono i consiglieri di opposizione – che fine ha fatto il nostro senso di comunità? Dove sono le istituzioni amministrative? Ancora una volta, desolatamente assenti! Non è il primo episodio: questa estate, anche un nostro vigile ausiliare è stato aggredito, senza che ci fosse una risposta concreta”.
Oltre a esprimere la propria vicinanza a don Guido “in questo momento di prova”, il vescovo Rega ha condannato “fermamente ogni forma di violenza” ma, allo stesso tempo, ha invitato tutti “a pregare anche per chi ha compiuto l’aggressione, riconoscendo in quel gesto un momento di profonda fragilità e bisogno di misericordia”.
“Non dobbiamo farci rubare la gioia” sono, invece, le parole rivolte ai parrocchiani di Bonifati da don Guido Quintieri. Parole che lasciano intendere che possa esserci dell’altro nel movente dell’aggressione. Forse qualcosa legato alle processioni. In queste ore, infatti, il sacerdote non risponde al telefono ma in una nota stampa ha ribadito l’invito “a non farci rubare la gioia” indirizzato alla sua “comunità, persone generose, dalla fede autentica che sanno andare oltre i soliti stereotipi di una religiosità intrappolata da percorsi processionali o di come le statue debbano affacciarsi alle finestre delle case. Una comunità che sa comprendere le fragilità di chi, purtroppo, si è lasciato vincere dalle dipendenze. Per questo ciò che conta, oltre alla denuncia di questi mali, è la preghiera, prima fra tutte l’Eucarestia che intendo celebrare proprio per colui che non consapevole del gesto si è lasciato vincere dalla violenza causata da questi mali endemici”.
Don Guido, in sostanza, si rivolge a chi lo ha aggredito: “Probabilmente la reazione violenta nei miei confronti sarà stata scaturita da un mancato affaccio della statua alla finestra della propria abitazione. Personalmente non vado a rintracciarne i motivi ed invito a fare altrettanto. Abbiamo bisogno di gesti concreti di speranza, perché essa ‘va organizzata’ come ci ha insegnato Papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo che stiamo vivendo. Sono convinto che il primo gesto concreto per organizzarla è il perdono”. “Non dobbiamo avere paura – sottolinea il parroco aggredito – di nascondere le nostre fragilità per timore che venga rovinata la reputazione di un luogo, ma saperle riconoscere e cercare di curarle con l’impegno di tutti, nessuno escluso. Una comunità esente da fragilità e piaghe non esiste”. Al di là del perdono cristiano, l’aggressione c’è stata e su quella stanno indagando i carabinieri.
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