Papa Leone XIV, un americano anti-Trump. Il tycoon esulta: voglio incontrarlo. Ma Prevost punta su pace e inclusione
Il presidente degli Stati Uniti ha fatto pressione per un connazionale in Vaticano. Leone XIV ha a cuore il Sudamerica: non avrà rapporti semplici con Washington

Il presidente americano, Donald Trump, fa buon viso a cattivo gioco ed esulta su Truth Social: "È davvero un onore pensare che sarà il primo Pontefice americano: è entusiasmante, ed è un grande onore per il nostro Paese. Non vedo l’ora di incontrarlo". Ma c’è da scommettere che ieri il pranzo alla Casa Bianca sia risultato particolarmente indigesto.
Papa Leone XIV, da motivo di vanto per l’amministrazione americana, rischia di trasformarsi nel suo peggior incubo e potrebbe essere anche piuttosto lungo, se si considera che è un pontefice giovane e che due suoi illustri predecessori, Leone I il Grande e Leone XIII, sono rimasti sul soglio di Pietro rispettivamente per 21 e 25 anni.
Prevost distante da Trump: toni pacati e inclusivi
Dal suo saluto ai fedeli, Papa Prevost ha fatto capire di non avere molti punti in comune con l’inquilino della Casa Bianca. I toni pacati e inclusivi, il richiamo a "una pace disarmata e disarmante" e a una Chiesa "aperta a tutti, come questa piazza", sembrano chiaramente indicare che non c’è spazio per tweet assertivi, guerre convenzionali o commerciali e meme di dubbio gusto. Santa Madre Chiesa è capace di autogovernarsi da due millenni e, anche questa volta, ha scelto un vicario di Cristo in terra in linea con i tempi (questi, particolarmente complicati) che stiamo vivendo.
Le indicazioni del tycoon ai funerali di Francesco
Sembra quasi una parabola: l’uomo più potente della Terra che vuole dettare legge sull’elezione della guida spirituale della Terra e ne rimane beffato. È ormai noto che, durante il suo breve soggiorno a Roma in occasione dei funerali di Papa Francesco, Trump abbia dato precise indicazioni al cardinale Dolan, l’unico americano della corrente conservatrice (dieci in tutto, divisi perfettamente a metà) in grado di portare avanti la candidatura di un connazionale.
I nomi fatti dal tycoon, con scarso rispetto per il lutto, nel giorno delle esequie di Bergoglio, più che suggerimenti erano un messaggio: far capire che gli Stati Uniti avrebbero gradito un cardinale americano. I principi della Chiesa hanno effettivamente eletto un Papa americano — che però è il meno americano di tutti.
Papa Prevost: il cuore è sudamericano
Papa Prevost è nato a Chicago, ma ha un cuore sudamericano. Non a caso, nel suo discorso ha scelto di porgere un saluto anche in spagnolo, rivolto in particolare alla sua diocesi in Perù, ma estendendolo a tutta l’America Latina. Nemmeno papa Francesco, che pure era argentino, aveva compiuto questo gesto.
E se si considera il ruolo – non positivo – che gli Stati Uniti hanno giocato nei decenni passati negli equilibri di quel continente, anche questo è un indizio: il nuovo Pontefice non avrà rapporti semplici con l’amministrazione di Washington.
I conservatori temono un ‘Francesco bis’
La convivenza non sarà facile, anche a causa di alcune indiscrezioni – bollate con forza come "false" dai media sudamericani – secondo le quali Papa Prevost avrebbe coperto atti di abuso sessuale. Spazzatura, come se ne vede troppa, ma con una presunta fonte interessante: i circoli conservatori della Chiesa americana che, evidentemente, più che americano, su migranti e conflitti lo considerano già un Francesco bis.