Papa Francesco, un malato tra i malati sull’esempio di Wojtyla: segnali e messaggi che spiegano la scelta di non dimettersi da Pontefice

Papa Francesco ha deciso. Sarà Pontefice fino alla fine. Senza cedere alle pressioni di diversi cardinali che auspicano da tempo, anche pubblicamente, le sue dimissioni. Sarà Papa fino alla fine anche dalla cattedra della sofferenza. Proprio come fece, esattamente venti anni fa, nel 2005, san Giovanni Paolo II. Perché, come ha ricordato più volte il […] L'articolo Papa Francesco, un malato tra i malati sull’esempio di Wojtyla: segnali e messaggi che spiegano la scelta di non dimettersi da Pontefice proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 9, 2025 - 07:16
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Papa Francesco, un malato tra i malati sull’esempio di Wojtyla: segnali e messaggi che spiegano la scelta di non dimettersi da Pontefice

Papa Francesco ha deciso. Sarà Pontefice fino alla fine. Senza cedere alle pressioni di diversi cardinali che auspicano da tempo, anche pubblicamente, le sue dimissioni. Sarà Papa fino alla fine anche dalla cattedra della sofferenza. Proprio come fece, esattamente venti anni fa, nel 2005, san Giovanni Paolo II. Perché, come ha ricordato più volte il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e per trentanove anni segretario particolare di Karol Wojtyla, dalla croce non si scende. A differenza di quanto, nel 2013, fece Benedetto XVI, divenendo il primo Papa emerito della storia recente della Chiesa di Roma. Francesco, il 6 aprile 2025, ha deciso di mostrarsi nella sua grande fragilità in piazza San Pietro, per la prima volta da quando è tornato nella sua residenza, Casa Santa Marta, il 23 marzo.

Seduto sulla sedia a rotelle, come il mondo ha imparato a vederlo da anni ormai, con una voce molto sofferta, come quando è stato dimesso dal Policlinico Gemelli dopo trentotto giorni di ricovero per una polmonite bilaterale, e i naselli per l’ossigeno, proprio come nel lungo tragitto in macchina tra l’ospedale romano e Casa Santa Marta, con una deviazione intermedia e improvvisa alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, lì dove la Salus populi romani, da Bergoglio veneratissima da ben prima della sua elezione al papato, lo attende da sempre e accanto alla quale, quando sarà, riposerà il suo corpo. Francesco ha scelto il Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità per tornare a San Pietro e concedersi un bagno di folla, senza rifiutare alcun baciamano. Tutto ciò contravvenendo totalmente alle prescrizioni dei medici che lo hanno curato al Gemelli che gli avevano imposto due mesi di convalescenza senza udienze con gruppi numerosi.

Ma Bergoglio vuole essere Papa fino in fondo, fino alla fine, senza risparmiarsi mai, senza pensare alla sua salute, ma al bene della Chiesa di Roma che è tale perché fondata sull’apostolo Pietro, di cui Francesco oggi è il successore. E una Chiesa cattolica senza il Papa non esiste. Per cui un Pontefice che vuole essere tale fino alla fine nonostante la malattia, come ha insegnato san Giovanni Paolo II, non può risparmiarsi, non può preservarsi, non può blindarsi, ma deve offrirsi totalmente al popolo di Dio che da secoli accorre a Roma, soprattutto durante gli Anni Santi, per vedere Pietro. E Pietro non si può, ma soprattutto non si vuole negare. Non vuole essere invisibile. Francesco c’è, è tornato in Vaticano, continua a governare, ma si deve anche vedere, si deve anche sentire la sua voce, si deve anche toccare la sua mano benedicente. Altrimenti il gregge rischia di essere disperso.

Un malato tra i malati, proprio come san Giovanni Paolo II, che ha compiuto il suo pellegrinaggio giubilare: confessione, comunione e passaggio della Porta Santa di San Pietro, quel varco verso l’indulgenza che lui stesso ha aperto, non senza grandi difficoltà, la notte di Natale del 24 dicembre 2024. Un Papa che, seppure con notevole fatica, ha impartito la benedizione ai suoi fratelli infermi. “Certamente la malattia è una delle prove più difficili e dure della vita, in cui tocchiamo con mano quanto siamo fragili”, ha scritto Bergoglio nell’omelia della messa per il Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità. Francesco, poi, ha ricordato che “Benedetto XVI – che ci ha dato una bellissima testimonianza di serenità nel tempo della sua malattia – ha scritto che ‘la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza’ e che ‘una società che non riesce ad accettare i sofferenti è una società crudele e disumana’. È vero: affrontare insieme la sofferenza ci rende più umani e condividere il dolore è una tappa importante di ogni cammino di santità”. Vale lo stesso per il Papa. Una Chiesa che non riesce ad accettare un Pontefice sofferente è crudele e disumana. È una Chiesa efficientista che non solo non rispetta l’uomo, qualunque uomo, ma che non gli va incontro.

Una Chiesa che si snatura completamente, divenendo, così, una “ong pietosa”, pericolo messo in guardia proprio da Francesco nella sua prima omelia da Papa, il 14 marzo 2013. Una tentazione da cui, come ha ricordato in quell’occasione Bergoglio, non è immune nemmeno il Pontefice. Come non lo fu il primo Papa: “Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, gli dice: ‘Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo. Io ti seguo, ma non parliamo di croce. Questo non c’entra. Ti seguo con altre possibilità, senza la croce’. Quando camminiamo senza la croce, quando edifichiamo senza la croce e quando confessiamo un Cristo senza croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore”. Perché, appunto, dalla croce non si scende. E questo vale anche per il Papa.

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