Papa Francesco, la tecnologia e l’intelligenza artificiale: capire e inserirsi nel divenire
Con le sue “Rome Call for AI Ethics” e numerosi interventi pubblici, papa Francesco ha anticipato i tempi sul dibattito etico sull’intelligenza artificiale. Ne parliamo con Stefano da Empoli, presidente di I-Com L'articolo Papa Francesco, la tecnologia e l’intelligenza artificiale: capire e inserirsi nel divenire proviene da Economyup.

TECNOLOGIA SOLIDALE
Papa Francesco, la tecnologia e l’intelligenza artificiale: capire e inserirsi nel divenire
Con le sue “Rome Call for AI Ethics” e numerosi interventi pubblici, papa Francesco ha anticipato i tempi sul dibattito etico sull’intelligenza artificiale. Ne parliamo con Stefano da Empoli, presidente di I-Com
Fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido

Stefano da Empoli, fondatore e presidente di I-Com, saggista esperto di intelligenza artificiale, possiamo definire Francesco il papa dell’intelligenza dell’intelligenza artificiale? Non è un gioco di parole. Intendo dire che papa Bergoglio ha cercato di capire che cosa fosse e, soprattutto, quale tipo di impatto l’intelligenza artificiale, generativa e non solo, può avere sulla nostra società…
“In effetti, papa Francesco ha intrapreso un approfondito percorso di comprensione dell’intelligenza artificiale, un percorso che lo ha distinto nel panorama dei leader religiosi globali”
Con le sue “Rome call for AI ethics” già a partire da fine febbraio 2020, quindi ben prima del lancio dell’intelligenza artificiale generativa, Papa Francesco ha cercato di “trascinare” le altre religioni a seguirlo nella comprensione dell’importanza di questa tecnologia…
“Proprio così. “L’intelligenza artificiale è una frontiera che impone un discernimento costante,” ha dichiarato Papa Francesco nel suo messaggio per la 58ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, “è necessario comprenderne il funzionamento per poterne orientare lo sviluppo verso il bene comune.” Questa affermazione sintetizza alcuni degli elementi distintivi dell’approccio del Pontefice. Non si è limitato a generalizzazioni sul tema, ha scelto di addentrarsi nei meccanismi delle tecnologie AI, portando la Chiesa cattolica a un intenso e inedito dialogo diretto con il mondo tecnologico.”
Nei suoi interventi di questi giorni ho trovato interessante il collegamento da lei tracciato tra il pensiero del Pontefice e quello di Romano Guardini, teologo cattolico (1885-1968) molto caro anche a Benedetto XVI…
“Di fronte all’avanzare della tecnica, Guardini sosteneva che il compito del cattolico fosse quello di fare i conti con la storia, senza fuggirne le conseguenze. “Il nostro posto è nel divenire. Noi dobbiamo inserirvici”, scriveva, invitandoci a dare forma all’evoluzione tecnologica ma mantenendo un “cuore incorruttibile”, sensibile a ciò che di “distruttivo e non umano” vi è nel procedere della tecnologia.”
È la stessa posizione espressa da papa Francesco….
“Lo è. Del resto le “Lettere dal lago di Como”, di Guardini, scritte esattamente un secolo fa, tra il 1923 e il 1925, rappresentano una riflessione straordinariamente attuale. Studiare, accettare le sfide poste dal progresso scientifico per viverlo al meglio e mitigarne gli inevitabili impatti negativi.”
Un approccio che non demonizzi né idolatri la tecnologia. Mi sembra di capire che anche lei veda l’atteggiamento di Francesco verso l’IA come quello di qualcuno che riconosce la necessità di abitare questa inedita era tecnologica con discernimento. È corretto?
“Se avesse potuto, Francesco dell’intelligenza artificiale ne avrebbe fatto volentieri a meno. Non è un caso se nella esortazione apostolica “Laudate Deum” dell’ottobre 2023, concepita come “aggiornamento” della sua enciclica “Laudato sì”, il Papa veda l’IA come ultima e sempre più arrembante espressione del “paradigma tecnocratico”, che distorce il nostro rapporto con la natura.”
Ricordo. In quel testo ha scritto che “l’intelligenza artificiale e i recenti sviluppi tecnologici si basano sull’idea di un essere umano senza limiti”, e che il problema più grande è “l’ideologia che sottende un’ossessione: accrescere oltre ogni immaginazione il potere dell’uomo”….
“Da qui il suo costante esortare a non costruire un’IA al servizio di pochi privilegiati e a scapito dei poveri e degli ultimi della terra: uno strumento che finisce per ampliare le disuguaglianze invece di ridurle.”
Accanto alla critica al paradigma tecnocratico nei suoi interventi il Papa ha però costantemente riconosciuto le potenzialità dell’IA. Penso al messaggio per la giornata mondiale della pace e a quello per le comunicazioni sociali del 2024.
“È l’esito di quell’approccio guardiniano citato all’inizio. A partire dal messaggio “Intelligenza artificiale e pace” del 1° gennaio 2024, e poi in quello successivo “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore”, nelle sue principali riflessioni sul tema Francesco ha sempre presentato una visione equilibrata. Questa linea è stata ribadita nel suo storico discorso al G7 in Puglia e, più recentemente, nella nota congiunta “Antiqua et nova” dei dicasteri per la dottrina della fede e per la cultura e l’educazione, finora il documento più completo prodotto dal Vaticano sull’IA.”
In tutti questi scritti si parte dal presupposto che l’IA, come massima espressione contemporanea della scienza e della tecnologia, sia un prodotto del potenziale creativo che Dio ha donato agli esseri umani.
“Un dono che va però orientato al bene comune, come ha detto il Papa ai leader del G7 a Borgo Egnazia, un anno fa. Uno strumento “affascinante e tremendo” al tempo stesso, che impone una riflessione all’altezza della situazione.”
La parola chiave è strumento. Mi sembra che il Papa sottolinei proprio questa distinzione: l’IA è uno strumento, non un fine, uno strumento da porre al servizio dell’essere umano.
“Questo è un punto chiave del pensiero di Francesco. Deve essere ben chiaro che l’IA è uno strumento e non un fine. Per dirla sempre con Guardini, solo un’umanità che sappia salire di livello, di pari passo con l’avanzamento tecnologico, può vincere la sfida, gestendo l’innovazione a beneficio di tutti. Il tema cruciale non è quindi la tecnologia in sé, ma l’umano, a partire da chi investe e da chi realizza i software di intelligenza artificiale per arrivare a noi che la adoperiamo ogni giorno…”
…e farlo in modo consapevole. A tal proposito, commentando il documento “Antiqua et nova” padre Paolo Benanti ha sottolineato che la sua novità sta nel “metterci nella prospettiva corretta per farci delle domande sulla nostra identità e sulle nostre capacità di poter contribuire alla custodia e alla coltivazione del mondo affidateci dal Creatore.”. Credo che la sfida dell’intelligenza artificiale generativa e conversazionale consista nel fatto che, mettendo in discussione prerogative finora esclusive di noi sapiens, ci obbliga a ridefinire noi stessi, in primo luogo riscoprendo la nostra natura di esseri relazionali…
“…e quindi sempre attenti al bene comune. Per questo Francesco guardava con preoccupazione mista a fastidio a chi anela alla superintelligenza artificiale, quella “più brava” di noi. Si tratterebbe, secondo lui, di sostituire Dio con un idolo umano, un errore fatale visto che da esseri creativi ma fallibili non può discendere una costruzione paragonabile a quella divina.”
Questa visione ha conseguenze anche sul piano politico e normativo. Nel suo intervento su Huffpost lei menziona la richiesta di un trattato internazionale, ma anche di un’etica “by design” indicate da Francesco come una necessità. Nella sua esperienza di economista e analista di politiche pubbliche, quanto ritiene realistiche queste proposte?
“Francesco ha spinto “la Comunità delle nazioni a lavorare unita al fine di adottare un trattato internazionale vincolante, che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue varie forme”, a partire dalle armi, dal lavoro, dall’uso in medicina, nel mondo dell’istruzione, dalla necessità di non cedere il controllo alle macchine. Non sono affatto certo che tutte queste idee, nella stragrande maggioranza condivisibili, siano davvero attuabili nella realtà, soprattutto in un quadro di crescenti tensioni internazionali come quello attuale. Quel che mi pare più sicuro è che chiunque salirà sul soglio pontificio difficilmente potrà discostarsi dal sentiero tracciato da Francesco in materia di IA: una posizione equilibrata che offre linee guida universali che vanno oltre le contingenze del presente.”
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