Il Golden Power su Unicredit grida vendetta: non è solo una insostenibile stangata a Orcel ma a tutto il mercato

Con il pretesto della “sicurezza nazionale”, il Governo dimostra di anteporre interessi politici a quelli economici. Il risultato? Un danno all’immagine dell’Italia e una fuga di capitali esteri L'articolo Il Golden Power su Unicredit grida vendetta: non è solo una insostenibile stangata a Orcel ma a tutto il mercato proviene da FIRSTonline.

Apr 21, 2025 - 07:14
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Il Golden Power su Unicredit grida vendetta: non è solo una insostenibile stangata a Orcel ma a tutto il mercato
Giorgia Meloni, presidente del Consiglio
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Altro che arbitro imparziale del risiko bancario: più fazioso di così il Governo non poteva essere, con l’insostenibile applicazione del Golden Power contro l’Ops di Unicredit sul Banco Bpm. Non solo perché la scalata di una banca dal respiro internazionale, ma italianissima, come quella guidata da Andrea Orcel, non si capisce quali problemi di sicurezza nazionale possa sollevare. Ma soprattutto perché i cinque divieti posti dal Governo alla banca di Piazza Gae Aulenti oscillano tra l’analfabetismo finanziario (come si fa, per esempio, a vincolare per cinque anni gli investimenti di Anima in titoli italiani?), il dirigismo statalista — che vorrebbe arbitrariamente attribuire al Governo, anziché al mercato, la facoltà di modellare il sistema bancario — e il doppiopesismo tra le banche considerate amiche del potere politico e quelle aprioristicamente considerate ostili, malgrado i pronunciamenti pro Unicredit della Bce e delle altre autorità di mercato.

Golden Power contro Unicredit: più che imparzialità, interessi di bottega

Del resto, che l’orientamento del Governo fosse ispirato da evidente parzialità lo si era già capito non solo dalla disparità di trattamento riservato alle altre operazioni del risiko bancario (Banco Bpm su Anima, Mps su Mediobanca e Bper su Popolare Sondrio), ma anche dall’endorsement alla scalata Mps-Caltagirone-Delfin-Mef a Mediobanca.

Al di là del merito delle questioni poste dal pronunciamento di Golden Power su Unicredit, c’è da chiedersi quale sia la vera ratio che muove l’esecutivo contro Unicredit e quali saranno gli effetti del suo spericolato intervento non solo sulle operazioni in essere, ma sull’immagine generale dell’Italia, così bisognosa di capitali esteri per finanziare il suo astronomico debito pubblico, sui mercati finanziari internazionali.

Dietro il paravento della sicurezza nazionale, la regia politica

Sul primo punto, acclarata la grossolanità con cui il Governo si muove sui mercati finanziari — pari a quella di un elefante in una cristalleria — è lecito supporre che la sua faziosità pregiudiziale verso Unicredit nasca da interessi politici ed elettorali, prima ancora che da scelte ideologiche di origine statalista e soprattutto dirigista, che in Italia non si vedevano dai tempi infausti del governatorato di Antonio Fazio in Bankitalia, negli anni Novanta e nei primi anni Duemila.

La Repubblica ha scritto nei giorni scorsi che la Lega ha sempre considerato il Banco Bpm nel suo perimetro politico, da quando salvò il Banco Popolare di Verona, in cui era confluita la Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani, già salvatore del Credieuronord, fondato nei primi anni Duemila sotto l’egida della Lega Nord di Umberto Bossi. Ma, più prosaicamente, basta rilevare quali sono le aree elettorali del Nord, e soprattutto della Lombardia, dove il Banco Bpm è fortemente insediato e dove la Lega ha i suoi serbatoi elettorali.

Meloni e la linea della subordinazione: la Lega convince Palazzo Chigi

Gli interessi politici ed elettorali sembrano dunque alla base degli orientamenti anti-Unicredit della Lega, ai quali la premier Giorgia Meloni, come ai tempi della surreale tassa sugli extraprofitti delle banche dell’estate 2023, si è passivamente accodata, malgrado il timido dissenso di Forza Italia.

Sia come sia, tutto c’è nell’intervento del Governo che ha portato al Golden Power su Unicredit, tranne che l’interesse nazionale, che non è certamente quello di alterare le regole del mercato, ma semmai di sostenere le legittime scalate delle banche italiane all’estero. Ma quando mai la Meloni ha speso una parola di sostegno all’operazione di Unicredit su Commerzbank, malgrado l’aperto incoraggiamento della Bce?

Mercati in allerta: lo scivolone del Governo costa caro all’Italia

Che cosa succederà ora, dopo i divieti del Golden Power alla scalata di Unicredit al Banco Bpm? Orcel valuterà se la sua Ops sia ancora nell’interesse dei suoi azionisti e una pioggia di ricorsi contro le decisioni del Governo è da mettere in conto, in Italia come a Bruxelles.

Interessante sarà anche capire che effetti avrà l’intervento del Governo a gamba tesa in Unicredit sul voto che la banca di Orcel esprimerà giovedì a Trieste, nell’attesissima assemblea delle Generali, nei cui confronti l’orientamento del Governo — con il suo endorsement all’Ops di Mps-Mef-Caltagirone-Delfin su Mediobanca, che è il primo azionista del Leone — non è stato finora meno parziale.

Una cosa però è fin da ora certa: che i mercati ci guardano, e che il rispetto delle regole del mercato da parte dell’Italia lascia molto a desiderare. Che questo sia nell’interesse nazionale sarebbe assai difficile da dimostrare.