Papa Bergoglio e l’Argentina nel cuore: la passione per il calcio e la cucina. Restò sempre umile
Da adolescente fece invasione di campo per lo scudetto del San Lorenzo. Poi Francesco scelse il sacerdozio: “La mia gente è povera e io sono uno di loro”

Roma, 21 aprile 2025 – Una delle immagini più emblematiche di Jorge Maria Bergoglio – che in Argentina è stato molto amato ma ha dovuto sopportare anche le accuse di essere peronista e colluso con i dittatori – quando ancora era arcivescovo di Buenos Aires è quella che lo ritrae su un autobus della linea urbana che dal suo appartamento lo porta in arcivescovado, visto che il futuro Papa non vi si era voluto trasferire come abitazione quando aveva preso il posto nel 1998 del defunto cardinale Antonio Quarracino. In quella foto si notano le scarpe grosse del porporato, la borsa da lavoro che si è poi portato a Roma e lo sguardo attento sugli altri passeggeri, umile in mezzo agli umili. Bergoglio si cucinava da solo e faceva le faccende di casa prima di muoversi verso la sede arcivescovile. Soleva dire: “La mia gente è povera e io sono uno di loro”. Un José Mujica della fede, viste alcune innegabili somiglianze con l’ex presidente dell’Uruguay, solo un anno più vecchio del gesuita argentino.
Bergoglio aveva anche una passione molto forte per il calcio, soprattutto per il “suo” San Lorenzo de Almagro. La storia racconta che nel 1946 l’allora adolescente Jorge Mario invase col padre Mario e i fratelli il campo del Gasometro nel quartiere Boedo di Buenos Aires per festeggiare il sesto scudetto della squadra rossoblù che prende il suo nome proprio dal Santo; per tifosi e avversari sono “i corvi”, guarda caso l’appellativo con il quale sono chiamati i sacerdoti.
Lo stesso Borgoglio, allora cardinale di Baires, inaugurò nel 2011 la cappella “don Lorenzo Massa” (dal nome del fondatore della squadra ai tempi dell’oratorio) nella Ciudad Deportiva del club affermando nella sua omelia: “Non abbiamo preso i nostri colori da qualche altra parte, ma dalla Vergine. Il club non ha tolto nulla alla Vergine Maria Ausiliatrice, perché è sua madre. Il club è nato all’oratorio San Antonio sotto la Sua protezione”. E il San Lorenzo de Almagro ebbe modo di ringraziare il suo super tifoso (eletto numero uno della torcida al posto dell’attore Viggo Mortensen) il 13 marzo 2013, la sera dell’elezione al soglio pontificio, pubblicando sul proprio sito una foto del neo eletto Pontefice con il gagliardetto azulgrana e la scritta: “El Cardenal Jorge Mario Bergoglio, hincha de #SanLorenzo, es el primer Papa sudamericano y argentino” chiamando proprio fan il porporato.
Ma sul Bergoglio di Buenos Aires, che un po’ si adatta ai versi di Ivano Fossati – “Abbiamo l’aria di italiani d’Argentina / Ormai certa come il tempo che farà” –, si è spesso calata una coltre di nubi burrascose che hanno raccontato varie verità sul suo rapporto con la dittatura e in primis proprio col generale e presidente Jorge Rafael Videla e col potentissimo ammiraglio Emilio Eduardo Massera, uno dei responsabili del colpo di Stato del 1976. Un giornalista d’inchiesta, Horacio Verbitsky ricostruisce nel suo libro “El silencio” (da noi tradotto “L’isola del silenzio”, dal nome di un luogo dove Bergoglio passava le vacanze) il presunto coinvolgimento dell’allora capo dei gesuiti argentini con la dittatura, proponendo ricerche d’archivio e testimonianze di sopravvissuti e parenti dei desaparecidos. La collusione, secondo l’autore, riguarderebbe soprattutto il non avere denunciato le violenze nell’Esma, il centro di detenzione clandestino per i detenuti politici, e la vicenda di due confratelli, Orlando Virgilio Yorio e Francisco Jalics, reclusi e torturati senza che il loro superiore muovesse ciglio; i due gesuiti furono rinchiusi nelle segrete della Scuola di Meccanica della Marina, ma già nel 1976, poco prima del colpo di Stato, i due sarebbero stati allontanati dalle baraccopoli dove svolgevano il loro servizio proprio dal Superiore provinciale della Compagnia di Gesù, appunto Jorge Mario Bergoglio.
Il futuro Pontefice ha sempre rigettato queste accuse sostenendo di avere avuto a cuore i confratelli e che le sue visite a Videla e Massera erano fatte per perorare la loro causa, come dichiarò padre Federico Lombardi, portavoce del Papa appena eletto. Anche in Argentina si levarono potenti voci a favore di Bergoglio confermando la sua battaglia per i due sacerdoti che vide la partecipazione attiva dei leader del movimento per i diritti umani e il rispetto delle madri di Plaza de Mayo, solitamente non troppo accomodanti con la gerarchia cattolica.