Omicidio Vassallo, il legale dell’ex brigadiere Cioffi: “La Cassazione evidenzia contraddizioni rilevate da noi”
“Questo processo mi aveva indotto un’inquietudine come cittadino prima che come avvocato perché mi sembrava fin dall’inizio che le prove prodotte per giustificare l’arresto di persone fossero assolutamente inidonee a sostenere il teorema”. Parla l’avvocato Francesco Liguori, difensore dell’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, uno degli accusati dell’omicidio del sindaco pescatore. Lo abbiamo intervistato. Avvocato, come valuta […] L'articolo Omicidio Vassallo, il legale dell’ex brigadiere Cioffi: “La Cassazione evidenzia contraddizioni rilevate da noi” proviene da Il Fatto Quotidiano.

“Questo processo mi aveva indotto un’inquietudine come cittadino prima che come avvocato perché mi sembrava fin dall’inizio che le prove prodotte per giustificare l’arresto di persone fossero assolutamente inidonee a sostenere il teorema”. Parla l’avvocato Francesco Liguori, difensore dell’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, uno degli accusati dell’omicidio del sindaco pescatore. Lo abbiamo intervistato.
Avvocato, come valuta le ordinanze che hanno annullato con rinvio a nuovo Riesame gli arresti per l’omicidio di Angelo Vassallo?
La Cassazione ha scritto che Ridosso e D’Atri non sono attendibili, evidenzia contraddizioni da noi rilevate sin dall’inizio.
Quali?
Non regge l’attendibilità parziale di Ridosso, relativa solo alle tesi coerenti con quelle dell’accusa, estrapolate da decine di interrogatori, spesso in totale contrasto tra di loro. Ridosso afferma, nel suo ultimo interrogatorio, di essere stato ad un certo punto quasi indotto, a causa delle insistenze e della soggezione nutrita nei confronti di chi lo interrogava, a dire certe cose, tipo la frase ‘ce simme fatte pure o’ pescatore’ (frase che il collaborante avrebbe detto alla compagna poco dopo un incontro a Scafati con Cioffi e Cipriano, ndr), e che è stata ritenuta ininfluente dai giudici della Cassazione. Poi Ridosso non ammette mai la sua partecipazione al sopralluogo che avrebbe riferito a D’Atri, eppure è stato ritenuto responsabile dell’omicidio e arrestato anche lui. Una vera contraddizione in termini.
Allora perché la Cassazione non ha annullato senza rinvio, scarcerando subito gli indagati?
Avviene molto raramente e solo quando è chiaro ed evidente l’errore da emendare, tipo un errore nel calcolo di una pena.
Ha fatto discutere la scelta di Cioffi di farsi intervistare in carcere dalle Iene. Lei era d’accordo?
Non ero contrario, ma è stata un’iniziativa sua. Cioffi non vedeva vie d’uscita e si considera vittima di un processo mediatico, e ha pensato di difendersi attraverso i media pure lui. Si ritiene vittima di un’ingiustizia anche rispetto alla condanna definitiva per le sue collusioni col clan Fucito. Non l’ho difeso nell’altro processo per cui non lo conosco benissimo, ma risulta dagli atti che è stato intercettato h24 col trojan, e lui afferma che non è stata ma registrata una dazione di denaro a suo favore – tranne i mille euro del regalo per la festa dei 50 anni della moglie di Cioffi o l’intervento del Fucito per tentare di fargli pagare il ristorante che aveva venduto- ne tracce che abbia favorito il boss. Ci sono anzi intercettazioni in cui Fucito, a proposito di una partita di droga sequestrata a Caivano, dice ‘devo rivolgermi a un carabiniere amico mio’, ma non ci sono poi contatti tra Fucito e Cioffi in relazione a questa vicenda, evidentemente, dice Cioffi, parlava di un altro.
Il suo cliente si è dato una spiegazione di questa presunta ingiustizia?
Sostiene che è stato ‘messo in mezzo’ perché era indagato per il caso Vassallo e gli inquirenti hanno enfatizzato quello che era un rapporto ambiguo con quella che lui ritiene essere solo una sua fonte confidenziale e per creare un link tra il suo coinvolgimento in fatti di spaccio di Caivano e quello di Acciaroli, e per esercitare pressioni affinché collaborasse con gli inquirenti sull’omicidio Vassallo, anche se nel processo per il quale è stato condannato non è stato neppure mai contestato o ipotizzato un suo coinvolgimento diretto in affari di droga.ù
Davanti alle telecamere Cioffi ha ipotizzato una storia di corna dietro l’omicidio.
Lo ha detto senza sapere nulla di specifico sul punto. Un ragionamento astratto, ma non del tutto. Sostiene che esplodere nove colpi sia un delitto d’impeto, chi ha sparato odiava la persona che aveva di fronte.
Ha incontrato il suo cliente dopo le decisioni della Cassazione?
Sì. Mi ha lasciato un po’ deluso. Pur essendo soddisfatto, di quanto affermato dai giudici della cassazione è ancora arrabbiato per l’ingiustizia della condanna definitiva per l’altro processo. Gli ho ricordato che era talmente sconfortato e demoralizzato che non voleva nemmeno fare ricorso, che non aveva più fiducia nella “giustizia” e che invece non bisogna mai perderla evidentemente.
E lui?
Vuole solo recuperare l’onorabilità perduta, la condanna per droga l’ha rovinato e fatto apparire come un mostro agli occhi dell’opinione pubblica.
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