Oltre 250 giuristi contro il dl Sicurezza: “Si vuole governare con la paura”

Dopo avvocati, movimenti e istituzioni internazionali, anche i giuspubblicisti si mobilitano contro il DL Sicurezza. In una lettera aperta, 257 esperti di diritto pubblico provenienti da tutte le Università italiane — tra cui presidenti vice-presidenti emeriti della Corte Costituzionale — hanno firmato un appello contro il decreto. Il provvedimento, spiegano i giuristi, «presenta una serie […] The post Oltre 250 giuristi contro il dl Sicurezza: “Si vuole governare con la paura” appeared first on L'INDIPENDENTE.

Apr 28, 2025 - 12:26
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Oltre 250 giuristi contro il dl Sicurezza: “Si vuole governare con la paura”

Dopo avvocati, movimenti e istituzioni internazionali, anche i giuspubblicisti si mobilitano contro il DL Sicurezza. In una lettera aperta, 257 esperti di diritto pubblico provenienti da tutte le Università italiane — tra cui presidenti vice-presidenti emeriti della Corte Costituzionale — hanno firmato un appello contro il decreto. Il provvedimento, spiegano i giuristi, «presenta una serie di gravissimi profili di incostituzionalità», in primis «l’ennesima» trasformazione di un disegno di legge in un decreto «senza che vi fosse alcuna straordinarietà né alcun reale presupposto di necessità e di urgenza», come imposto dalla Costituzione. Anche entrando nel merito, l’appello evidenzia che il pacchetto di leggi si configura come «un disegno estremamente pericoloso di repressione di quelle forme di dissenso che è fondamentale riconoscere in una società democratica».

«Ci sono momenti nei quali accadono forzature istituzionali di particolare gravità, di fronte alle quali non è più possibile tacere ed è anzi doveroso assumere insieme delle pubbliche posizioni – si legge nella durissima apertura della lettera sottoscritta dagli studiosi -.È questo il caso che si è verificato nei giorni scorsi quando il disegno di legge sulla sicurezza, che stava concludendo il suo iter dopo lunghi mesi di acceso dibattito parlamentare dati i discutibilissimi contenuti, è stato trasformato dal governo in un ennesimo decreto-legge, senza che vi fosse alcuna straordinarietà, né alcun reale presupposto di necessità e di urgenza, come la Costituzione impone». Secondo i giuristi firmatari, tra cui spiccano i nomi di Gustavo Zagrebelsky, Ugo De Siervo, Paolo Maddalena e Roberto Zaccaria, il Decreto-Sicurezza – definito come «l’ultimo anello di un’ormai lunga catena di attacchi volti a comprimere i diritti e accentrare il potere» – contiene «una serie di gravissimi profili di incostituzionalità, il primo dei quali consiste nel vero e proprio vulnus causato alla funzione legislativa delle Camere». I firmatari puntano infatti il dito contro il «plateale colpo di mano con cui il Governo si è appropriato del testo e di un compito, che, secondo l’art. 77 Costituzione, può svolgere solo in casi straordinari di necessità e di urgenza», con la sola finalità, sembra, «di umiliare il Parlamento e i cittadini da esso rappresentati». Una violazione «del tutto ingiustificata e senza precedenti», essendo l’iter legislativo «ormai prossimo alla conclusione».

Entrando nel merito del provvedimento, i giuristi denunciano «un disegno estremamente pericoloso di repressione di quelle forme di dissenso che è fondamentale riconoscere in una società democratica», che si realizza «attraverso un irragionevole aumento qualitativo e quantitativo delle sanzioni penali che – in quanto tali – sconsiglierebbero il ricorso alla decretazione d’urgenza». I firmatari fanno riferimento ai principi costituzionali che «appaiono compromessi», affermando che «il principio di uguaglianza non consente in alcun modo di equiparare i centri di trattenimento per stranieri extracomunitari al carcere o la resistenza passiva a condotte attive di rivolta», che il daspo urbano disposto dal questore che equipara condannati e denunciati è «in contrasto con l’art. 13 Cost. e la tutela della libertà personale» e giudicando «preoccupante» la norma che autorizza la polizia a «portare armi, anche diverse da quelle di ordinanza e fuori dal servizio». Alcune disposizioni del decreto-legge, inoltre, «aggravano gli elementi di repressione penale degli illeciti addebitati alla responsabilità di singoli o di gruppi solo per il fatto che l’illecito avvenga ‘in occasione’ di pubbliche manifestazioni», disposizione assai vaga che contrasterebbe «con il principio di tipicità delle condotte penalmente rilevanti», violando peraltro «la specifica protezione costituzionale accordata alla libertà di riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico (art. 17 Cost.)». Altri articoli violerebbero poi in maniera palese «il principio di determinatezza e di tassatività tutelato dall’art. 25 Cost.», come quello che punisce «con la reclusione chi occupa o detiene senza titolo “un immobile destinato a domicilio altrui o sue pertinenze”».

Negli scorsi giorni, per la prima volta, anche un organo dello Stato – nello specifico la Procura di Foggia – ha deciso di sollevare davanti al Tribunale della città pugliese una questione di legittimità costituzionale concernente due nuove aggravanti introdotte dal testo. Si tratta di quelle previste per la consumazione di un reato in prossimità di una stazione ferroviaria e per aver opposto violenza a pubblici ufficiali durante l’esercizio delle loro funzioni, che vengono considerate dai pm in contrasto con i principi fondamentali della Costituzione italiana.  I magistrati hanno puntato il dito anche sul metodo, sostenendo che l’introduzione di tali aggravanti tramite decreto-legge, riservato a casi di “straordinaria necessità e urgenza”, sarebbe ingiustificata. Poco prima, a sollevare la questione di costituzionalità del DL Sicurezza erano stati anche i due avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, in occasione di un processo per direttissima. Anche in questo caso, gli avvocati hanno contestato che al provvedimento manchino le ragioni di “necessaria e straordinaria urgenza” che dovrebbero contraddistinguere i decreti-legge.

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