Non è un Paese per donne (e minori), in Italia 1 su 4 a rischio povertà

In Italia sono a rischio povertà e marginalità più di una donna e di un minore ogni quattro con il Sud che si conferma fanalino di coda. Penalizzati anche i padri lavoratori

Mar 25, 2025 - 18:47
 0
Non è un Paese per donne (e minori), in Italia 1 su 4 a rischio povertà

Donna, mamma e meridionale, in particolare siciliana. È questo l’identikit della persona adulta che vive in una condizione di svantaggio sociale in Italia.

È il dato emerso dalla quarta edizione di WeWorld Index Italia 2025, che ha evidenziato la difficile condizione socioeconomica di donne, bambini e giovani. L’Italia ha incassato una sufficienza risicata.

Donne penalizzate in Italia

Con 42,4 punti su una scala di 100, le donne sono il gruppo che si conferma il più vulnerabile ed esposto alla marginalizzazione sociale e alla violazione dei diritti. Ma sono a rischio anche i minori. In Italia, viene evidenziato, oltre 1 donna (28,3%) e 1 minore (29,9%) su 4 vivono in regioni in cui l’accesso ai diritti fondamentali è scarso.

È sempre fortissimo il divario Nord-Sud, con le regioni meridionali più carenti in termini di educazione, salute, condizioni economiche e partecipazione femminile alla vita politica.

In particolare, le madri del Sud affrontano difficoltà lavorative e una copertura insufficiente relativamente ai servizi socioeducativi, con appena il 17,3% contro il 45% indicato come parametro minimo dall’Unione europea.

Nonostante i passi avanti degli ultimi anni, fra i quali si contano numerose start up al femminile, sul fronte lavorativo viene evidenziato come le donne con figli abbiano un tasso di occupazione inferiore rispetto a quelle senza figli, con la Sicilia fanalino di coda al 61%. La Provincia Autonoma di Trento guida la classifica territoriale con 67,3 punti, seguita da Friuli-Venezia Giulia (64,9) e Valle d’Aosta (63,6). Le ultime posizioni sono occupate da Sicilia (38,3), Campania (39,4) e Calabria (41,8).

Congedo di paternità inadeguato

L’Italia non è solo un Paese poco inclusivo per donne e minori, ma anche per i padri: il congedo di paternità è troppo breve e quello parentale poco retribuito.

Le famiglie monoparentali, con background migratorio o omogenitoriali, restano ai margini delle politiche pubbliche.

La critica al sistema Italia

Questo il commento di Dina Taddia, consigliera delegata di WeWorld:

“Le famiglie reali, fatte di madri che lottano per conciliare lavoro e vita privata, di padri che vorrebbero ma non possono essere presenti, di bambini e bambine privi di servizi essenziali, restano fuori dalle priorità del Paese. Per non parlare delle famiglie non tradizionali, monoparentali, con background migratorio, omogenitoriali, i cui bisogni restano completamente ai margini. Il WeWorld Index Italia 2025 lo conferma: l’Italia non sta investendo abbastanza su infanzia e famiglie”.

La petizione sulla scuola

Per rovesciare la situazione, l’organizzazione WeWorld sottolinea la necessità di introdurre misure stabili e strutturali per garantire le pari opportunità e un equo accesso ai servizi essenziali.

Durante la presentazione del rapporto, sono state consegnate alle autorità preposte oltre 70.000 firme per la rimodulazione del calendario scolastico.

Si chiede una riduzione della pausa estiva, considerata troppo lunga e accusata di moltiplicare le disuguaglianze, favorire la perdita di competenze cognitive e relazionali dei minori, di scoraggiare la conciliazione vita-lavoro dei genitori “costretti a destreggiarsi tra campi estivi costosissimi e mancanza di alternative a prezzi ridotti”. Si chiede dunque:

  • l’apertura delle scuole anche nei mesi di giugno e luglio con attività extra scolastiche e conseguente rimodulazione delle pause durante l’anno;
  • l’introduzione obbligatoria del tempo pieno dai 3 ai 14 anni in tutte le scuole per offrire agli studenti la possibilità di scegliere tra tempo pieno e tempo parziale.