Non credo più che Onu e Nato siano istituzioni funzionanti: va ripensato il multilateralismo

di Claudio Carli L’Onu e la Nato, pilastri dell’ordine internazionale del dopoguerra, mostrano oggi gravi segni di obsolescenza. Mentre i conflitti si moltiplicano e il diritto internazionale viene sistematicamente violato, queste organizzazioni appaiono incapaci di garantire pace e stabilità. È giunto il momento di discutere alternative più democratiche ed efficaci. Fondata nel 1945 con l’obiettivo […] L'articolo Non credo più che Onu e Nato siano istituzioni funzionanti: va ripensato il multilateralismo proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 11, 2025 - 08:11
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Non credo più che Onu e Nato siano istituzioni funzionanti: va ripensato il multilateralismo

di Claudio Carli

L’Onu e la Nato, pilastri dell’ordine internazionale del dopoguerra, mostrano oggi gravi segni di obsolescenza. Mentre i conflitti si moltiplicano e il diritto internazionale viene sistematicamente violato, queste organizzazioni appaiono incapaci di garantire pace e stabilità. È giunto il momento di discutere alternative più democratiche ed efficaci.

Fondata nel 1945 con l’obiettivo di prevenire nuovi conflitti mondiali, l’Onu ha visto negli ultimi anni ridursi drasticamente la sua autorevolezza. I suoi appelli alla pace vengono sistematicamente ignorati, come dimostrano le guerre in Ucraina, in Medio Oriente e in Africa. Il Consiglio di Sicurezza, cuore decisionale dell’organizzazione, è paralizzato dal diritto di veto esercitato da Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito, che troppo spesso antepongono le loro strategie geopolitiche alla risoluzione delle crisi.

La stessa Assemblea Generale, pur essendo un foro universale, rimane un teatro di dichiarazioni spesso vuote, prive di reali conseguenze operative. Se a questo si aggiunge l’incapacità di riformare l’organizzazione – come dimostra il fallimento di ogni tentativo di ampliare il Consiglio di Sicurezza a nuove potenze emergenti – appare chiaro che l’Onu sia oggi più un simbolo che un attore decisivo.

Anche la Nato, nata nel 1949 come patto difensivo contro la minaccia sovietica, ha subito una profonda trasformazione. Dopo la fine della Guerra Fredda, invece di sciogliersi o ridefinire la sua missione in modo più cooperativo, l’Alleanza Atlantica ha ampliato il suo raggio d’azione, intervenendo in conflitti extra-europei (come in Jugoslavia, Afghanistan e Libia) e diventando di fatto uno strumento della politica estera americana. L’allargamento a Est, nonostante le rassicurazioni iniziali alla Russia, ha contribuito a riaccendere tensioni che hanno portato alla guerra in Ucraina. Oggi, la Nato appare sempre più divisa al suo interno, con divergenze tra Stati Uniti ed Europa su priorità strategiche e investimenti militari. La mancanza di un vero dibattito democratico al suo interno solleva dubbi sulla sua efficacia.

Alla luce di queste criticità, è legittimo chiedersi se non sia il caso di avviare un percorso per ripensare completamente il multilateralismo. Perché non lanciare una proposta politica che coinvolga i Paesi membri di Onu e Nato per valutare l’ipotesi di abbandonare queste strutture e crearne di nuove? Un’organizzazione alternativa dovrebbe basarsi su alcuni principi fondamentali:

Democrazia interna: eliminare il diritto di veto e garantire una rappresentanza più equa, includendo potenze emergenti come India, Brasile e Sudafrica.
Chiarezza di mandato: distinguere nettamente tra organizzazioni di sicurezza difensiva e organismi dedicati alla cooperazione economica e sociale.
– Trasparenza e accountability: evitare che poche nazioni dominino le decisioni, introducendo meccanismi di controllo più stringenti.
Focus sulla prevenzione: investire in diplomazia e mediazione anziché in interventi militari tardivi e spesso controproducenti.

Alcuni potrebbero obiettare che abbandonare Onu e Nato sarebbe rischioso, data la mancanza di alternative immediate. Ma il vero rischio è continuare a fingere che queste istituzioni funzionino, mentre il mondo scivola verso un nuovo disordine multipolare. L’Europa, che nelle attuali strutture fatica a far valere la propria autonomia, potrebbe essere la prima a promuovere questo dibattito. L’Italia, tradizionalmente attenta al multilateralismo, potrebbe giocare un ruolo da protagonista, proponendo una conferenza internazionale per valutare nuove forme di cooperazione.

Il mondo è cambiato, e le istituzioni del XX secolo non sono più adeguate. Se non si ha il coraggio di riformarle radicalmente, forse è meglio pensare a sostituirle. Prima che sia troppo tardi.

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