No, la carne coltivata non è come i farmaci, scienziati rispondono alle proteste di Coldiretti
Sta facendo molto discutere l’iniziativa degli agricoltori diretti di proporre la regolamentazione della carne coltivata al pari dei farmaci. Alla manifestazione dei giorni scorsi davanti alla sede dell’EFSA, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, a Parma, infatti, Coldiretti ha fatto una esplicita (e particolare) richiesta: che vengano effettuati studi medici clinici e preclinici prima di autorizzare cibi cellulari...

Sta facendo molto discutere l’iniziativa degli agricoltori diretti di proporre la regolamentazione della carne coltivata al pari dei farmaci.
Alla manifestazione dei giorni scorsi davanti alla sede dell’EFSA, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, a Parma, infatti, Coldiretti ha fatto una esplicita (e particolare) richiesta: che vengano effettuati studi medici clinici e preclinici prima di autorizzare cibi cellulari o prodotti derivati dalla fermentazione di precisione, sia per i nuovi alimenti che per quelli immessi sul mercato prima del 1° febbraio 2025, data in cui sono entrate in vigore le nuove linee guida dell’EFSA. E non solo: tra le altre cose, sono state invocate anche norme più rigorose per l’approvazione dei novel foods.
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Da Coldiretti, insomma, è stato sottolineato che la manifestazione mirava a proteggere “la salute di tutti, in particolare quella delle future generazioni”, avanzando richieste di precise normative per i cibi ultraformulati e per quelli prodotti in laboratorio, i quali dovrebbero essere trattati come farmaci. In più, è stata respinta qualsiasi proposta di introdurre etichette allarmistiche o imposte sul vino, che è considerato un elemento chiave della Dieta Mediterranea e simbolo di consumo responsabile.
L’obiettivo di Coldiretti è che la carne coltivata – la cui produzione e vendita sono state vietate in Italia nel 2023, una vittoria salutata dall’organizzazione – sia sottoposta alle stesse rigorose procedure previste per l’autorizzazione dei farmaci.
EFSA ha risposto alla manifestazione, incontrando alcuni rappresentanti di Coldiretti. In una dichiarazione, ha affermato che la richiesta avanzata dall’organizzazione di fare chiarezza si allinea con gli obiettivi dell’agenzia, ribadendo che nella valutazione della sicurezza dei nuovi alimenti, anche quelli immessi prima del 1° febbraio 2025, l’EFSA applica sempre i più elevati standard scientifici.
La risposta della comunità scientifica alla Coldiretti
Non si è fatta attendere la reazione del mondo scientifico: le richieste di Coldiretti sono state contestate in una dichiarazione da 16 scienziati, il cui primo firmatario è Alessandro Bertero, docente del dipartimento di Biotecnologie molecolari e Scienza per la Salute dell’Università di Torino.
Riportiamo:
La manifestazione di Coldiretti a Parma, davanti alla sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), con la richiesta di regolamentare la carne coltivata come un farmaco anziché come un alimento rappresenta un tentativo preoccupante di delegittimare il lavoro della comunità scientifica indipendente e il quadro normativo europeo sui nuovi alimenti, tra i più rigorosi al mondo.
Dimenticando che EFSA è già un ente tecnico e indipendente, Coldiretti invoca “più scienza libera e indipendente” e sostiene la necessità di studi clinici e preclinici per la carne coltivata, come avviene per i farmaci. Questa richiesta fa eco alle conclusioni di un Tavolo tecnico interministeriale dei Ministeri di Salute e Agricoltura, dove però dettagli sui metodi adottati, le argomentazioni e gli studi a sostegno di tale necessità, non risultano inclusi nel documento ufficiale.
Alla luce della letteratura scientifica esistente e delle ricerche che abbiamo già condotto, sentiamo di poter affermare che il quadro regolatorio attuale non presenta delle criticità e che la richiesta di studi clinici e preclinici non ha alcuna base scientifica. Farmaci e alimenti seguono processi di approvazione distinti perché rispondono a esigenze radicalmente diverse. Paradossalmente, la regolamentazione alimentare è improntata a maggiore sicurezza. Basti pensare che un farmaco può essere autorizzato anche in presenza di effetti collaterali noti, mentre EFSA può approvare solo in assenza di rischi per la salute.
Come ricercatrici e ricercatori impegnati nello studio della carne coltivata in Italia e in Europa, chiediamo che il lavoro della comunità scientifica e delle istituzioni competenti venga riconosciuto e tutelato. Desideriamo contribuire al dibattito anche nel nostro Paese, e pertanto chiediamo ai Ministri Lollobrigida e Schillaci la possibilità di partecipare al confronto. L’interesse comune è garantire la possibilità di lavorare affinché le decisioni e le valutazioni istituzionali a tutela della popolazione si basino sempre e solo sulle più solide evidenze scientifiche.
Firmatari:
- Alessandro Bertero, Professore Associato in Biologia Applicata, Università di Torino
- Diana Massai, Professoressa Associata in Bioingegneria, Politecnico di Torino
- Daniele Marchisio, Professore Ordinario in Ingegneria Chimica, Politecnico di Torino
- Laura Cavallarin, Dirigente di Ricerca, Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari, CNR
- Nike Schiavo, Presidente di Agricoltura Cellulare Italia APS
- Stefano A.M. Biressi, Professore Associato di Biologia Molecolare, Università di Trento
- Luca Lo Sapio, Professore Associato di Filosofia morale, Università di Torino
- Bruna Anzà, Dottoranda in Ingegneria Chimica, Politecnico di Torino
- Stefano Lattanzi, CEO della Bruno Cell Srl
- Cesare Gargioli, Professore Associato in Biologia Applicata, Università di Roma Tor Vergata
- Simona Stano, Professoressa Associata di Semiotica, Università di Torino
- Luciano Conti, Professore Associato in Biologia Applicata, Università di Trento
- Barbara Loera, Professoressa Associata di Psicometria, Università di Torino
- Francesca Tiziana Cannizzo, Professoressa Ordinaria di Patologia generale, Università di Torino
- Bartolomeo Biolatti, Professore Ordinario di Patologia generale e anatomia patologica veterinaria
- Michele Antonio Fino, Professore Ordinario di Diritto Romano e Fondamenti del Diritto Europeo, Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo
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