Negli Stati Uniti è riapparso il virus dell’influenza aviaria H7N9

Mentre la Cina riabilita centinaia di strutture statunitensi che esportano carne suina e pollame, un allevamento di polli del Mississippi riporta il primo caso dal 2017 di influenza aviaria causato dal virus H7N9, considerato più letale rispetto al più noto e diffuso H5N1. Tutti i dettagli

Mar 18, 2025 - 17:33
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Negli Stati Uniti è riapparso il virus dell’influenza aviaria H7N9

Mentre la Cina riabilita centinaia di strutture statunitensi che esportano carne suina e pollame, un allevamento di polli del Mississippi riporta il primo caso dal 2017 di influenza aviaria causato dal virus H7N9, considerato più letale rispetto al più noto e diffuso H5N1. Tutti i dettagli

 

Dal 2020, e in particolare dal 2022, gli Stati Uniti stanno affrontando un’epidemia di influenza aviaria che sembra difficile arginare. Finora, però, il virus che ha infettato milioni di animali e, in alcuni casi anche l’uomo, è stato l’H5N1. Ieri, invece, un allevamento di polli del Mississippi ha registrato il primo focolaio dal 2017 di influenza aviaria H7N9.

Questo sierotipo di Influenzavirus A, che causa l’influenza aviaria come l’H5N1, ha un tasso di mortalità per gli esseri umani più elevato.

IL FOCOLAIO DI H7N9 NEGLI STATI UNITI

Secondo quanto dichiarato dall’Organizzazione mondiale della sanità animale, l’ultimo focolaio di H7N9 negli Stati Uniti, rilevato in un allevamento di 47.654 polli da carne commerciali a Noxubee, nel Mississippi, è stato confermato il 13 marzo.

I RISCHI PER LE PERSONE

Nonostante l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) affermi che sia H5N1 sia H7N9 non sembrano trasmettersi facilmente da persona a persona, quest’ultimo virus ha dimostrato di avere un alto tasso di mortalità per gli esseri umani, uccidendo 616 persone, o il 39%, delle 1.568 persone infettate in tutto il mondo da quando è stato rilevato per la prima volta nel 2013 in Cina.

“La malattia è preoccupante perché la maggior parte dei pazienti si è ammalata gravemente – scrive l’Oms -. La maggior parte dei casi di infezione umana dal virus H7N9 ha riportato una recente esposizione a pollame vivo o ad ambienti potenzialmente contaminati, in particolare mercati in cui sono stati venduti uccelli vivi”.

Non è invece stata segnalata una trasmissione da uomo a uomo.

LA RISPOSTA DEGLI USA

Come prima risposta all’emergenza aviaria causata dal virus H5N1, l’amministrazione Trump – anche grazie ai suggerimenti del dipartimento per l’Efficienza governativa guidato da Elon Musk – ha prima licenziato “per sbaglio” e poi riassunto i dipendenti del dipartimento dell’Agricoltura (Usda) coinvolti nella risposta del governo all’epidemia. Sono stati cancellati anche i briefing del Congresso e gli incontri con i funzionari statali della salute animale.

Prendendo poi forse di nuovo sul serio l’emergenza, considerati anche i danni economici, oltre che per la salute, che ne conseguono – carenza e aumento alle stelle dei prodotti alimentari (uova in primis) – alcuni di questi coordinamenti sono ripresi e l’Usda ha dichiarato che spenderà 1 miliardo di dollari per affrontare la diffusione del virus.

LA CINA RIPRENDE LE IMPORTAZIONI DI CARNE DAGLI USA

E mentre gli Stati Uniti importano la cifra più alta di sempre di uova (420 milioni) dalla Turchia, chiedono aiuto ai Paesi europei ed è in corso un vero proprio contrabbando di uova al confine con il Messico e il Canada, intanto Pechino ha rinnovato fino al 2030 le licenze che consentono a centinaia di strutture statunitensi per il pollame la carne suina di esportare in Cina. La decisione non coinvolge però la carne bovina perché il Paese deve contenere l’eccesso di offerta.

I rinnovi, tra l’altro, sono un sollievo per gli allevatori e le aziende produttrici di carne statunitensi, le quali stanno affrontando le controversie commerciali con i principali importatori di prodotti agricoli, tra cui Cina e Canada. Pechino, a marzo, ha imposto tariffe di ritorsione su circa 21 miliardi di dollari di prodotti agricoli americani, tra cui dazi del 10% su carne di maiale, manzo e latticini.

Ma la Cina per gli Stati Uniti è un mercato importante per la carne. L’anno scorso infatti sono stati il terzo fornitore di carne del Paese, dopo Brasile e Argentina, e le spedizioni hanno raggiunto i 2,5 miliardi di dollari, diventando il secondo esportatore per valore.