«Mps-Mediobanca terzo polo Generali? Quota non cruciale»

L’industria bancaria italiana si prepara a un ulteriore consolidamento nei prossimi due anni, con Monte dei Paschi di Siena e Mediobanca in prima linea. Ad esserne convinto è Luigi Lovaglio, amministratore delegato di Mps, che delinea la visione strategica dell’istituto senese nel corso della Financial Conference organizzata da Morgan Stanley a Londra. L’occasione è giusta, […] L'articolo «Mps-Mediobanca terzo polo Generali? Quota non cruciale» proviene da Iusletter.

Mar 21, 2025 - 12:38
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«Mps-Mediobanca terzo polo Generali? Quota non cruciale»

L’industria bancaria italiana si prepara a un ulteriore consolidamento nei prossimi due anni, con Monte dei Paschi di Siena e Mediobanca in prima linea. Ad esserne convinto è Luigi Lovaglio, amministratore delegato di Mps, che delinea la visione strategica dell’istituto senese nel corso della Financial Conference organizzata da Morgan Stanley a Londra. L’occasione è giusta, per il manager, per ribadire come le sinergie tra le due realtà possano gettare le basi per un polo bancario competitivo. «Non escludo nei prossimi due anni una nuova ondata di consolidamento e chiaramente Mps, posizionata insieme a Mediobanca, con un business così complementare, competenze più forti e due fantastici brand, possono avere un ruolo importante. Quindi potrebbero esserci più opzioni lì fuori».

Lo scenario bancario italiano è in movimento. Sullo sfondo si intravede la possibile creazione di due poli – Mps/Mediobanca e Bper/Pop.Sondrio – alle spalle di Intesa Sanpaolo e UniCredit, mentre non poche incognite permangono su Generali, il cui futuro è tutto da disegnare. Quale sia lo scenario, per il banchiere che lo scorso 24 gennaio ha deciso di lanciare a sorpresa un’Ops su piazzetta Cuccia, Mps e Mediobanca rappresentano di certo un accoppiamento di competenze con business model altamente complementari. L’obiettivo dell’Ops su Mediobanca è creare una realtà «che diventerà il terzo in Italia per depositi, con una forte base di capitale, remunerazioni significative per i nostri azionisti perché avremo una generazione di capitale che andrà oltre i profitti». In questo contesto, la partecipazione di Mediobanca in Generali è sicuramente «buona da avere» ma «non determinante». Generali porta «redditività» e «ci offre opzionalità per il futuro in termini di cooperazione» ma «non è cruciale per il potenziale» che la banca vuole esprimere con l’aggregazione. Perché «avremo la capacità di distribuire il 100% dei profitti mantenendo allo stesso tempo il capitale attorno a 16%. Questo significa che non perderemo quello che abbiamo oggi come ’stand-alone’, ovvero l’opportunità di remunerare ulteriormente i nostri investitori», dice l’ad, convinto che «ci sarà creazione di valore per tutti gli azionisti, sia di Mps che di Mediobanca».

Per Lovaglio, inoltre, la dipendenza del gruppo dal Leone sarà «molto più bassa». Se oggi il contributo della compagnia triestina ai profitti di Mediobanca «è il 40%», in caso di fusione «sarà circa il 16%». Quindi «spendere più tempo con quello rappresenta oltre l’80% residuo del business ci dà la differente rappresentazione di quello che è questa combinazione». Rispondendo a distanza al ceo di Mediobanca, Alberto Nagel, Lovaglio interviene anche sul tema delle dissinergie che, dice, «nel nostro caso saranno minime e le gestiremo al meglio, mettendo molta attenzione ai clienti, al management e al team». Tracciata la road map, che prevede entro la fine di giugno l’arrivo di tutte le autorizzazioni per procedere con l’Ops che si concluderà entro luglio. Lovaglio ha poi dato un po’ di visibilità sulle prospettive del 2025, per cui si attende un risultato lordo «molto vicino» a quello del 2024, lasciando intendere che anche il dividendo potrebbe non essere troppo lontano dalla cedola, di oltre un miliardo, che verrà pagata ai soci il prossimo mese di maggio.

Lo sguardo è tutto rivolto all’assemblea del prossimo 17 aprile, quando i soci dovranno dare il loro via libera all’emissione di nuove azioni a servizio dell’Ops. Il disco verde appare abbastanza scontato, dato che i principali azionisti – tra cui Mef (11,7%), Delfin (9,8%) e Caltagirone (5,0%) – voteranno a favore della manovra, avendo i loro rappresentanti in Cda già votato a favore di tale mossa. Resta da capire cosa faranno BancoBpm e Anima: per ora il ceo di piazza Meda, Giuseppe Castagna, è rimasto con le carte coperte, ma è chiaro che un suo placet porterebbe vicino al 40% il blocco a favore del deal. Intanto, sul fronte borsistico, ieri Mediobanca ha lasciato sul terreno lo 0,53% mentre Mps ha ceduto il 2,35 per cento.

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