Monreale, la madre di Calvaruso: “Anche mio figlio un grande lavoratore. Mi dispiace per quello che è successo”

“Mi dispiace per mio figlio, per le persone uccise, per tutto quello che è successo. Al momento non sappiamo nulla. Siamo distrutti” ha detto al quotidiano online Livesicilia la madre di Salvatore Calvaruso, il 19enne fermato con l’accusa di strage per aver ucciso durante una rissa tre ventenni di Monreale. “Anche mio figlio era un […] L'articolo Monreale, la madre di Calvaruso: “Anche mio figlio un grande lavoratore. Mi dispiace per quello che è successo” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 29, 2025 - 11:29
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Monreale, la madre di Calvaruso: “Anche mio figlio un grande lavoratore. Mi dispiace per quello che è successo”

“Mi dispiace per mio figlio, per le persone uccise, per tutto quello che è successo. Al momento non sappiamo nulla. Siamo distrutti” ha detto al quotidiano online Livesicilia la madre di Salvatore Calvaruso, il 19enne fermato con l’accusa di strage per aver ucciso durante una rissa tre ventenni di Monreale. “Anche mio figlio era un grande lavoratore”, ha aggiunto. Il ragazzo è in carcere dall’altro ieri. Dopo prime ammissioni ha scelto di restare in silenzio. Gli investigatori stanno cercando altre persone perché i colpi sparati sono stati tanti.

Più di 20 spari ad altezza uomo su una folla di 100 persone secondo la ricostruzione dei fatti riportata dal pm Felice De Benedittis nel fermo del 19enne dello zen, Salvatore Calvaruso, che ha ammesso di avere sparato – “Ho combinato un macello”, avrebbe detto il ragazzo all’amico da cui si è rifugiato dopo la sparatoria – ma ha poi fatto scena muta davanti al giudice. Nel frattempo però i carabinieri di Palermo avevano acquisito immagini, prove, e intercettazioni che hanno confermato la versione data in sede di interrogatorio. Ma a sparare non è stato il solo. Sono troppi i bossoli ritrovati dai carabinieri, troppi per una sola pistola. Per tutta la giornata di lunedì gli uomini del nucleo investigazione dei carabinieri di Palermo hanno fatto perquisizioni nei quartieri Zen e Borgo nuovo, alla ricerca di quattro complici.

“Mio figlio era un bravissimo ragazzo. Un lavoratore. Non posso accettare quello che è successo. Non è possibile girare armati come se fossero dei giocattoli. Ci vogliono pene più severe” ha detto Giacomo Miceli, padre di Andrea Miceli di 26 anni, una delle tre vittime. Miceli è stato davanti alla camera mortuaria dell’ospedale Civico di Palermo, a vegliare la salma del figlio. In attesa di sapere quando verrà eseguito l’esame autoptico che deve essere disposto dalla Procura di Palermo. Poi, l’uomo, distrutto dal dolore, dice con un filo di voce: “Chiedo giustizia per mio figlio. La pretendo da questo Stato. Per lui e per gli altri ragazzi morti. La mia vita è finita ieri. O verrà fatta giustizia o me la farò io da solo…”.

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