Minacce commerciali USA, le economie emergenti resistono alle pressioni tariffarie di Trump

Quasi ogni settimana vengono annunciati nuovi dazi da parte dell'amministrazione Trump. Tuttavia, nonostante il primo impatto all'inizio di febbraio, i mercati emergenti sembrano attualmente essere razionali. L'articolo Minacce commerciali USA, le economie emergenti resistono alle pressioni tariffarie di Trump proviene da FundsPeople Italia.

Feb 17, 2025 - 12:12
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Minacce commerciali USA, le economie emergenti resistono alle pressioni tariffarie di Trump

La guerra commerciale di Donald Trump continua a generare incertezza a livello globale. Tuttavia, nonostante la minaccia dei dazi e la crescente volatilità politica e dei mercati, soprattutto dopo l'annuncio del presidente statunitense nel primo fine settimana di febbraio, al momento prevale una tesa calma. Sia il peso messicano che il dollaro canadese stanno registrando una ripresa, dopo i forti cali delle prime ore di lunedì 4 febbraio.

Gli indici dei mercati emergenti MSCI hanno registrato una performance positiva quest'anno, in particolare in Asia e in America Latina. Ciò suggerisce che gli investitori non hanno percepito un rischio immediato dalle politiche commerciali degli Stati Uniti. Inoltre, le valute emergenti hanno mostrato una certa stabilità, senza successivi grandi deprezzamenti in risposta alle minacce tariffarie, secondo i recenti dati di Trading Economics.

L'impatto delle politiche protezionistiche di Trump sui mercati emergenti sembra, per ora, limitato. Nonostante l'incertezza generata, le misure di stimolo in Cina, la diversificazione degli investitori e un contesto globale ancora favorevole hanno permesso ai mercati emergenti di rimanere stabili. Tuttavia, la volatilità politica e la possibilità di nuove misure tariffarie rimarranno la spada di Damocle da tenere d'occhio nei prossimi mesi.

Minacce commerciali…

Le decisioni di Trump in materia di commercio hanno seminato dubbi tra gli investitori e le imprese. Secondo Karsten Junius, capo economista di J. Safra Sarasin Sustainable AM, il presidente degli Stati Uniti ha scelto di ritardare l'imposizione di una tariffa del 25% sulle importazioni da Messico e Canada, mantenendo invece una tariffa del 10% sui prodotti cinesi. Per Junius, tali decisioni generano “incertezza che influisce sulla crescita economica sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo”. Tuttavia, ritiene che l'impatto sulla Cina sarà limitato e potrà essere compensato dagli stimoli governativi.

François Rimeu, senior strategist di Crédit Mutuel Asset Management, concorda sul fatto che l'impatto macroeconomico dipenderà dalla durata dei dazi e dalle risposte dei partner commerciali. Rileva che, mentre gli effetti su Stati Uniti e Cina potrebbero tradursi in un calo del PIL dello 0,3%-0,4%, “è difficile fare previsioni precise senza conoscere l'intera portata delle misure e delle contromisure”.

. . . Impatto limitato

Nonostante il primo effetto sui mercati, con il peso messicano che ha toccato i 21,3 pesos per il dollaro dopo l'annuncio delle tariffe (un deprezzamento di quasi il 3% in un solo giorno), ora è intorno ai 20,6 pesos per il dollaro, con un recupero del 3,3 per cento. Il dollaro canadese ha registrato un movimento simile, anche se il suo recupero è stato maggiore rispetto a quello del peso e dello yuan:

E per quanto riguarda i mercati azionari, se si guarda a quali sono i principali guadagni finora nel 2025, si vede che sono proprio l'Hang Seng e il mercato azionario messicano a posizionarsi tra i 10 mercati azionari con i maggiori guadagni:

Considerando che l'S&P 500 ha un rendimento del 3,3% per l'anno in corso, o il rendimento cumulativo del Russell 2000 del 2,8 per cento.

Cosa ne pensano i gestori di fondi internazionali?

Nonostante il rumore dei media e la volatilità, i mercati emergenti hanno dimostrato stabilità. Secondo l'analisi di Payden & Rygel, le tariffe potrebbero avere un effetto controproducente sulla produzione statunitense, poiché la maggior parte delle importazioni è costituita da beni strumentali essenziali per l'industria nazionale. “Le tariffe rischiano di far aumentare i prezzi e di interrompere l'attività economica, anziché sostenere la produzione locale”, osserva lo studio.

Da parte sua, Enguerrand Artaz, gestore di fondi presso La Financière de l'Échiquier, sottolinea che il problema maggiore della politica commerciale di Trump non è tanto l'impatto immediato dei dazi, quanto l'incertezza che genera. “Le aziende statunitensi si trovano in una situazione socratica: l'unica cosa che sanno è che non sanno nulla”. Questa mancanza di chiarezza, secondo Artaz, potrebbe influire sulla fiducia delle imprese e, indirettamente, sui mercati.

LFDE avverte inoltre che la volatilità della politica commerciale statunitense ha aumentato i livelli di incertezza nei mercati finanziari, influenzando il processo decisionale di aziende e investitori. Secondo Artaz, l'ambiguità della strategia commerciale di Trump ha portato alla cancellazione o al ritardo di investimenti e assunzioni in settori chiave, che potrebbero avere effetti negativi più ampi se la situazione dovesse continuare.

Perché i mercati emergenti sono ancora in crescita?

Nonostante la minaccia dei dazi, diversi fattori hanno fatto sì che i titoli azionari emergenti non abbiano subito un impatto significativo:

  • Diversificazione geografica e settoriale: i flussi di investimento hanno privilegiato i settori meno esposti al commercio con gli Stati Uniti. Secondo un rapporto MSCI, le azioni emergenti hanno mostrato una minore correlazione con la volatilità del mercato statunitense, il che ha consentito una maggiore stabilità dei loro rendimenti.
  • Stimolo in Cina: nonostante i dazi del 10% sulle sue esportazioni, l'economia cinese ha risposto con misure di stimolo che ne hanno ridotto l'impatto. Secondo i dati della People's Bank of China, i recenti stimoli fiscali e monetari hanno favorito la crescita del settore manifatturiero e delle infrastrutture, rafforzando la fiducia degli investitori nella regione.
  • Prospettive di politica monetaria degli Stati Uniti: la possibilità che la Federal Reserve mantenga i tassi di interesse fermi o addirittura li riduca ha incoraggiato l'afflusso di capitali nei mercati emergenti. Secondo l'analisi di JP Morgan Asset Management, i mercati emergenti tendono a beneficiare delle politiche monetarie allentate negli Stati Uniti, in quanto riducono la pressione sulle loro valute e migliorano la liquidità globale.

Questa combinazione di fattori ha permesso ai mercati emergenti di mantenere una relativa stabilità nonostante le tensioni commerciali. Tuttavia, l'impatto a lungo termine dipenderà dall'evoluzione delle politiche tariffarie e dalla risposta delle banche centrali a livello globale.

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