Ma Michele Serra condivide le idee di Michele Serra?

Considerazioni a margine sul giornalista e scrittore Michele Serra che ha organizzato la manifestazione in piazza del Popolo a Roma. Il corsivo di Francesco Cundari tratto dalla newsletter La Linea.

Mar 17, 2025 - 08:26
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Ma Michele Serra condivide le idee di Michele Serra?

Considerazioni a margine sul giornalista e scrittore Michele Serra che ha organizzato la manifestazione in piazza del Popolo a Roma. Il corsivo di Francesco Cundari tratto dalla newsletter La Linea

Il para-ecumenismo di Michele Serra, lo confesso, non mi piace. Non capisco mai quanto tutte le sue concessioni a obiezioni e obiettori molto più stupidi di lui o in palese malafede, o entrambe le cose, dipendano da scarso coraggio, se è lecito parlare di coraggio quando non è certo in gioco la vita – almeno non la propria – ma semmai qualche invito a cena, un po’ di insulti sui social network, nel peggiore dei casi una manciata di editoriali e vignette antipatizzanti. E quanto invece quella sua tendenza dipenda, più che dalla scarsa propensione al conflitto, da una sostanziale e inconfessata condivisione.

In altre parole, mi chiedo sempre se le reali convinzioni di Serra siano migliori o peggiori di come lui ce le presenta; se la sua inveterata inclinazione a non carezzare mai contropelo una certa opinione pubblica di sinistra, o meglio un segmento molto preciso e delimitato di essa, corrispondente con assoluta esattezza ai suoi lettori, dipenda dal desiderio di convincere quante più persone possibile, sia pure al prezzo di edulcorare la sua posizione, o al contrario dal desiderio di cambiare il meno possibile, del modo di pensare di quelle persone e del suo felice rapporto con loro, concedendo il minimo indispensabile alla realtà delle cose e a quella che nonostante tutto anche a lui deve apparire la necessità del momento.

Al fondo, è il problema che si trova sempre davanti chiunque faccia politica, in qualunque modo. L’unica differenza, ma è una differenza che i politici di professione farebbero bene a tenere a mente, è che l’insieme dei lettori, anche di un giornalista di successo come Serra, è assai più ristretto di quello degli elettori. E quando ci si preoccupa solo di non scontentare gli uni è facilissimo che si finisca per irritare gli altri.

Per quanto però io possa non avere apprezzato le tante ambiguità degli articoli e delle dichiarazioni con cui Serra ha tentato di proteggere la sua manifestazione dalle polemiche sul piano di riarmo europeo, ad esempio dicendosi convinto che «la risposta armigera formulata da von der Leyen cozzi tristemente contro i valori fondativi dell’Unione europea», non posso non riconoscere che quel tentativo è riuscito, ed è un bene che sia riuscito. In parte, va detto, anche per involontario merito di Giuseppe Conte, che tenendosi ostinatamente lontano dall’iniziativa ha segnato un confine importante.

In ogni caso, una grande piazza piena di bandiere europee è un fatto politico enorme, che offre un potente segnale in controtendenza rispetto all’egemonia dei populismi e dei sovranismi antieuropei. Questo doveva fare la manifestazione e questo ha fatto, grazie anzitutto a Serra e alla sua capacità di tenere insieme tutti, o quasi tutti, senza comunque rinunciare all’essenziale: ha aperto le porte a convinzioni diverse e anche opposte sulla pace e sulla guerra, ma ha anche detto che l’Europa non può pensare di difendere la democrazia, la pace e il proprio modello di convivenza civile soltanto con belle parole.

Romano Prodi lo ha detto meglio e in modo più netto, chiarendo che proprio per questo il piano predisposto da Ursula von der Leyen andrà magari corretto e migliorato, ma intanto va sostenuto. Prodi però non era il promotore della manifestazione e poteva quindi permettersi di essere più diretto. Ma soprattutto Prodi è un politico, sia pure non più in prima linea, mentre Serra è un giornalista. Motivo per cui a Serra non possono essere attribuite responsabilità che vanno molto al di là della riuscita di una benemerita manifestazione, neanche fosse il segretario del Pd. Figurarsi quando la prima a non farsene carico è proprio la segretaria del Pd.