Chi nel Pd vuole rottamare Schlein?

Cosa succede e cosa si dice nel Pd di Elly Schlein. I Graffi di Damato

Mar 17, 2025 - 08:26
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Chi nel Pd vuole rottamare Schlein?

Cosa succede e cosa si dice nel Pd di Elly Schlein. I Graffi di Damato

 

Con tutto quello che accade nel mondo, appeso alla linea telefonica diretta fra Trump e Putin più che alla raccomandazione di Michela Serra al suo pubblico in piazza di non perdersi di vista, il Corriere della Sera ha dedicato tante pagine al futuro assai incerto della segretaria del Pd Elly Schlein. Che Emilio Giannelli nella sua vignetta di giornata ha immaginato proprio nella piazza di Serra sia nel “rilancio” sulle braccia del pubblico festante sia nella caduta a terra fra lo stesso pubblico non più festante e interessato alla sua salvezza, o protezione. Dall’ottovalente al quattrovolante, diciamo così. O dalle stelle, non quelle di Giuseppe Conte naturalmente, alle stalle.

Contemporaneamente quelli del Foglio hanno scommesso su tutta la prima pagina del numero di lunedì, più riflessivo degli altri perché confezionato con calma, cioè preconfezionato, su “un altro Pd possibile”. Che sarebbe quello guidato da Pina Picierno, la vice presidente del Parlamento europeo che ha votato per il riarmo dell’Europa, appunto, proposto dalla Commissione guidata da Ursula von der Leyen, a dispetto dell’astensione critica ordinata dal Nazareno. Ed è diventata – credo – l’incubo della Schlein, più degli altri nove europarlamentari del Pd che hanno disatteso la linea della segretaria, compresi il presidente del partito Stefano Bonaccini e il recordman delle preferenze in Italia ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro.

Di quest’ultimo, probabilmente destinato a succedere a Michele Emiliano alla presidenza della regione Puglia, la Schlein si è lamentata, irritatissima, chiamando al telefono lo stesso Emiliano. Lo ha raccontato in un titolo di prima pagina La Gazzetta del Mezzogiorno attribuendo alla Schlein quest’accusa, al plurale: “Siete d’accordo contro di me”. E disaccordo sia sulla strada del congresso anticipato e straordinario proposto da Luigi Zanda con aria battagliera contro la segretaria del partito. Della quale si è scritto sia stata tentata dal coraggio della sfida in contropiede prima di accorgersi che lo statuto l’obbligherebbe a dimettersi e lasciare la gestione del partito ad un reggente e garante del congresso. Da allora la segretaria del quattrovolante starebbe pensando a surrogati del congresso come un referendum centrato sulla linea di politica estera del partito o un congresso dichiaratanente “tematico”, con la segretaria incollata al suo posto più di Putin al Cremlino, o di Trump alla Casa Bianca.

Buon viaggio, onorevole segretaria del Partito Democratico, ovunque sia destinata a sua insaputa ad arrivare, o a trovarsi.