"L’Ue si svegli. Un dovere salvare. Il comparto dell’automotive"

IL SETTORE DELL’AUTOMOTIVE VIVE un periodo di grande incertezza. Forte, all’interno del comparto, la preoccupazione per le scelte della Commissione...

Apr 7, 2025 - 07:46
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"L’Ue si svegli. Un dovere salvare. Il comparto dell’automotive"

IL SETTORE DELL’AUTOMOTIVE VIVE un periodo di grande incertezza. Forte, all’interno del comparto, la preoccupazione per le scelte della Commissione Europea e le ricadute dei dazi. La Lombardia, prima a porre l’accento sui pericoli che avrebbe potuto affrontare il settore, è tornata all’attacco a Bruxelles, nella Plenaria del Comitato europeo delle Regioni. "Tre anni fa, quando abbiamo iniziato questa battaglia, eravamo da soli: oggi siamo in tanti, rappresentiamo le regioni europee del settore con l’Automotive Regions Alliance, dove siamo riusciti a fare la giusta sintesi e a muoverci sempre in squadra", dice Guido Guidesi (nella foto), assessore lombardo allo Sviluppo Economico e da gennaio presidente dell’Automotive Regions Alliance. "Vogliamo salvare l’industria automobilistica europea – spiega, da Bruxelles – e per salvarla serve molto altro da parte della Commissione europea. È fondamentale essere lasciati liberi di innovare. Le strade omologate e regolate sono perdenti, perché limitano la competitività".

Il 5 marzo la Commissione europea ha presentato un Piano d’azione per l’industria automobilistica. È una soluzione?

"In realtà non è un Piano d’azione; parliamo di limitate variazioni, due nello specifico, rispetto all’impostazione precedentemente data e che riguardano tempistiche di valutazione e sospensione di multe ai costruttori che non hanno raggiunto l’obiettivo di produzione e vendita di auto elettriche. Sono due segnali positivi che attestano realismo ma di certo non bastano a salvare l’industria e tutto il settore dell’Automotive in Europa. Lo consideriamo certamente un passo in avanti ma, allo stesso tempo, solo un primo passo".

C’è però sempre un focus molto importante sull’elettrico, con incentivi a infrastrutture di ricarica e allo sviluppo di batterie. Secondo lei è un approccio corretto?

"No, su questo aspetto bisogna cambiare. Il “solo elettrico“ è stato un assist ai cinesi che oggi hanno aggredito legittimamente un mercato di un settore che hanno conosciuto grazie ai vantaggi avuti dalle norme europee. Se non si applica la neutralità tecnologica, consentendo a tutte le trazioni di potere essere utili in futuro per la mobilità, nei prossimi anni si racconterà del più grande suicidio industriale economico della storia".

A distanza di cinque anni la Commissione europea e gli stessi gruppi politici che l’hanno sostenuta stanno facendo retromarcia su diverse misure del Green Deal. Lei è stato uno dei primi a segnalare la pericolosità di certe azioni, è soddisfatto di questo nuovo approccio?

"Serve realismo, mi aspetto che il primo passo sia l’inizio di un cambiamento radicale e che il Parlamento europeo apporti una correzione ampia del regolamento; questo consentirebbe al Ppe di essere in linea rispetto ad un documento condiviso lo scorso inverno dallo stesso Ppe all’interno del proprio gruppo parlamentare; quel documento ricalca la posizione lombarda. Serve una maggioranza realistica, il tempo è poco. Nel 2040 se le cose rimarranno così il settore perderà almeno 440.000 posti di lavoro e già oggi gli stabilimenti producono al 25% delle loro capacità".

Servirebbe qualcosa di più drastico per salvare il futuro del settore automotive in Europa?

"Noi diciamo sí all’elettrico, sì all’endotermico, sì ai biocarburanti, sì all’idrogeno, sì ai carburanti sintetici, sì a biometano, sì a tutto ciò che consentirà di limitare le emissioni e, allo stesso tempo, di tenere in vita un settore storico e importante economicamente così da salvare milioni di posti di lavoro. È importante ribadire che successivamente al cambio delle regole nel settore dell’Automotive andrà anche affrontato concretamente il tema della competitività europea per la manifattura. Tema che riguarda tutta l’industria e non solo l’Automotive. Anche in questo caso, proprio come il settore dell’auto, dall’Unione Europea ci sono solo stati solo annunci senza interventi concreti".

Ha seguito la recente audizione di John Elkann alla Camera?

"Innanzitutto mi auguro che ciò che ha presentato venga concretizzato. Penso che ai territori e alle regioni spetti il compito di mettere a disposizione un ecosistema di pmi che supporti il piano presentato. Come Lombardia faremo il nostro dovere insieme alle altre regioni: abbiamo capacità qualitative incredibili, penso alla meccanica, a tutta la componentistica, alle specificità su elettronica, intelligenza artificiale, software, centri di ricerca e dipartimenti universitari all’avanguardia. Ciò vale per le auto come per i veicoli commerciali. Il sistema lombardo, anche in questo caso, si mette a disposizione ma deve essere messo nelle condizioni di poterlo fare attraverso i cambiamenti regolamentari di cui parlavamo prima".

È intervenuto alla Plenaria del Comitato europeo delle Regioni per commentare il Piano d’azione. Dei dazi cosa ha detto?

"Prima che la bilancia commerciale venga stravolta con pesanti conseguenze geopolitiche, auspico che i negoziati con gli Usa da parte della Commissione europea e del governo italiano possano ripartire con maggiore concretezza, dopo una immediata e doverosa risposta da parte europea. Sono convinto che le guerre commerciali non convengano a nessuno e che solo un patto per un mercato atlantico regolato possano aiutare gli interessi sia europei che statunitensi. Speriamo che la ragione prevalga".