L’oro sfonda il muro dei $3.200, nuovo record storico per una serie di fattori

L’oro ha superato i 3.200 dollari l’oncia, segnando un nuovo record storico spinto dalle crescenti tensioni commerciali globali. Le incertezze legate ai dazi di Trump, unite alle vendite sull'azionario e sul dollaro, hanno rafforzato il ruolo del metallo prezioso come bene rifugio. A sostenere la corsa anche gli acquisti delle banche centrali e le attese per nuovi tagli dei tassi da parte della Fed nelle prossime riunioni.

Apr 11, 2025 - 15:30
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L’oro sfonda il muro dei $3.200, nuovo record storico per una serie di fattori

L’oro ha toccato un nuovo record assoluto superando i 3.200 dollari l’oncia, spinto dai timori sull’impatto delle tensioni tariffarie sull’economia mondiale, confermando il suo ruolo di asset rifugio privilegiato dagli investitori nei momenti di turbolenza.

Oggi il prezzo del metallo prezioso sale di oltre il 3%, raggiungendo un picco intraday a 3.244 dollari l’oncia, battendo il massimo storico registrato il giorno prima (3.127 dollari). Il metallo prezioso si avvia così a chiudere la settimana con un incremento di circa il 6%.

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Il clima di incertezza è stato alimentato dalle continue retromarce del presidente Donald Trump sulle politiche tariffarie, che hanno innescato vendite frenetiche su azioni, obbligazioni e dollaro statunitense. A nulla è servito il congelamento di 90 giorni sui nuovi dazi per alcuni partner commerciali: i timori di una recessione globale hanno continuato a scuotere i mercati.

I dazi su tutte le importazioni dalla Cina sono ora pari almeno al 145%, e Pechino ha risposto venerdì innalzando le proprie tariffe al 125% su beni statunitensi, definendo le mosse di Washington una “barzelletta” e affermando di non considerarle più degne di replica.

"L’oro è il miglior posto dove essere nel mercato in questo momento", ha dichiarato Liu Yuxuan, ricercatrice di metalli preziosi presso Guotai Jun’an Futures a Shanghai. "Le tensioni commerciali senza precedenti hanno acuito la sfiducia verso il dollaro Usa, intensificando la domanda di asset rifugio", ha aggiunto.

Intanto, crescono i dubbi sulla possibilità che i negoziati commerciali vengano chiusi entro la prossima scadenza di 90 giorni, nonostante il direttore del Consiglio Economico della Casa Bianca, Kevin Hassett, abbia affermato che gli Stati Uniti sarebbero “ben avanti” nelle trattative con i partner economici.

La corsa dell’oro, che quest’anno ha già guadagnato oltre il 20%, è stata alimentata anche dagli acquisti delle banche centrali e dalle speranze di nuovi stimoli monetari da parte della Federal Reserve.

Giovedì i dati sull’inflazione di fondo negli Stati Uniti hanno mostrato un raffreddamento a marzo, rafforzando le aspettative del mercato per tre tagli dei tassi d’interesse nel resto dell’anno, con la possibilità di un quarto. Tassi più bassi favoriscono l’oro, che non offre rendimento ma beneficia della maggiore domanda in contesti di rendimenti reali negativi.

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Il grafico qui sopra, che confronta l’andamento del CFD sull’oro (in dollari per oncia) con l’indice del dollaro americano (DXY) negli ultimi 10 anni, mostra chiaramente una dinamica che si è accentuata in modo deciso soprattutto a partire dal fine ottobre del 2022: mentre l’oro ha iniziato una scalata vertiginosa, il dollaro ha gradualmente perso terreno.

Negli ultimi 10 anni l’oro segna un rialzo del 121%, mentre il Dollar Index poco più dell'1%. Quello che emerge con forza dal grafico è la classica correlazione inversa tra oro e dollaro: quando il dollaro perde terreno, l’oro tende a rafforzarsi. Questo perché un dollaro più debole rende il metallo più accessibile per gli investitori stranieri, aumentando così la domanda. Inoltre, in tempi di incertezza, l’oro viene percepito come un asset sicuro, capace di preservare valore quando gli altri mercati vacillano.