Londra e Parigi fanno da sole

Truppe "di rassicurazione" per Kiev. La Ue conferma le sanzioni a Mosca. .

Mar 28, 2025 - 08:50
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Londra e Parigi fanno da sole

"La Russia finge di negoziare", accusa Emmanuel Macron, ma l’Ucraina non è sola. E sola non rimarrà neppure a pace firmata (se e quando sarà). Al summit parigino dei 31 Paesi volenterosi a sostegno di Kiev, Francia e Regno Unito rompono gli indugi. Nascerà una "forza di rassicurazione" sul campo, aperta a chi vorrà. È un messaggio agli Stati Uniti, troppo sensibili alle ragioni di Mosca, e naturalmente anche alla Russia, che alza immediate barricate. Lo scrollone franco-britannico è evidente. Massimo rispetto per chi, vedi l’Italia, non intenda partecipare "ad una eventuale forza militare sul terreno" (come ribadito ieri a Parigi da Giorgia Meloni, salvo il caso di missione Onu), ma anche massima libertà di agire.

"Manca l’unanimità", riconosce Macron, ma in una coalizione non è indispensabile. "Il primo ministro britannico e io – spiega il leader francese – stiamo dando mandato ai nostri Capi di Stato Maggiore della Difesa di inviare nei prossimi giorni le nostre squadre franco-britanniche in Ucraina per preparare in tutti i settori la configurazione di quello che sarà l’esercito ucraino di domani. Diversi Paesi si schiereranno". Espliciti gli obiettivi: garantire a Kiev "sostegno a lungo termine e deterrenza" contro il "potenziale" bis di "una aggressione russa". Piani operativi in "quattro settimane". E guai a confondere la forza di rassicurazione con interventi di peacekeeping. Insomma, la parola d’ordine è "pace attraverso la forza", sanzioni incluse. "Perché "non è il momento di toglierle", spiega il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa.

"L’Europa dovrebbe essere al tavolo del negoziato per mettere fine alla guerra, questo è obbligatorio perché l’Europa è una potenza. E siamo tutti d’accordo che l’Europa sia rappresentata da Macron e Starmer", applaude il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (ricevuti due miliardi di aiuti militari aggiuntivi da Parigi). Sarà "una mobilitazione senza precedenti da decenni", annuisce il premier britannico Keir Starmer, perché c’è di nuovo "un’Europa forte". "Saremo al fianco dell’Ucraina finché necessario", aggiunge il cancelliere tedesco uscente Olaf Scholz. Ma anche la Germania, così come la Polonia e l’Italia, è contraria a offrire militari. La premier Meloni, alla presenza del segretario generale della Nato Mark Rutte, auspica che le "garanzie" per una "pace giusta e duratura" si realizzino all’interno della cornice euroatlantica, sul calco dell’articolo 5 del Trattato di Washington. Macron non lo esclude. E dispone "un approfondimento". La proposta italiana di invitare gli Stati Uniti al prossimo summit resta invece senza certezze.

A Washington sono ore complesse. Gli scoop di The Atlantic e Der Spiegel sulle falle nella sicurezza delle comunicazioni dei vertici della Difesa si sommano al pressing russo per spremere il massimo dalle generose intese saudite. Mosca incalza gli Stati Uniti a implementare "gli accordi" di tregua sul Mar Nero (con il diritto di perquisizione di tutte le navi commerciali ucraine); a cancellare "le sanzioni a Rosselkhozbank e ad altri enti finanziari"; a riconnettere le banche russe sotto sanzioni "al sistema Swift" e infine a includere "la Crimea" nel divieto di attacchi infrastrutturali. Anche ieri solite accuse incrociate con Kiev, mentre nelle linee russe operano 3.000 nuovi soldati nordcoreani gradito regalo di Kim Jong-un. Ognuno ha i suoi alleati, ognuno i suoi nemici. "Londra e Parigi continuano a escogitare piani per l’intervento militare in Ucraina mascherato da mantenimento della pace", protesta la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, secondo la quale la presenza in Ucraina di paesi Nato potrebbe "provocare un confronto militare diretto" tra Russia e Alleanza atlantica. Scenario apocalittico agitato con premeditazione.