L’omaggio di Mattarella: "Sempre tempo di Resistenza, lo diceva papa Francesco"

Il Capo dello Stato in Liguria celebra la Liberazione citando il Pontefice. Il costituzionalista Ceccanti: "Ha voluto richiamarne la matrice unitaria".

Apr 26, 2025 - 05:20
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L’omaggio di Mattarella: "Sempre tempo di Resistenza, lo diceva papa Francesco"

di Stefano Ceccanti
Il presidente Mattarella si è recato ieri in Liguria, la regione d’Italia in cui maggiore è stata durante la Resistenza l’unità politica e militare tra le sue diverse anime, secondo quanto ricostruisce puntualmente nelle sue memorie Paolo Emilio Taviani.

Senza ovviamente sminuire il ruolo decisivo degli Alleati, non fu affatto irrilevante anche il contributo specificamente militare della Resistenza e questo ha lasciato tracce rilevanti sugli eventi successivi. Se l’Italia ha potuto decidere delle proprie sorti dentro un processo costituente ampiamente autodeterminato, a differenza di Germania e Giappone, questo è dovuto anche a quel contributo, come ha ricordato ieri con precisione Giuliano Amato.

Così possono scorrere nella narrazione di Mattarella i partigiani cattolici come Gastaldi e Taviani (nessuno dei quali ebbe problemi di coscienza a praticare la lotta armata contro il nazifascismo), il socialista Pertini, l’azionista Bolis e il russo Poletaev. Un’unità che, al di là delle fratture successive profonde della Guerra Fredda, seppe comunque permanere nel tempo, anche rispetto a quell’eversione che parlava a torto di "Resistenza tradita" e che giunse a uccidere, come ricordato dal Capo dello Stato, l’operaio Guido Rossa: memento contro ogni atteggiamento proprietario e unilaterale della lotta di Liberazione che è alla base della Costituzione proprio nel suo pluralismo.

A questo fondamento resistenziale plurale Mattarella associa la convergenza nell’europeismo. Qualcuno nelle scorse settimane ha voluto rimarcare le differenze interne all’europeismo, che pur esistevano, insieme a vari limiti inevitabili degli scritti di allora, nel clima cupo della mancanza di libertà, ma Mattarella ne richiama giustamente la matrice unitaria. L’obiettivo comune era indubbiamente il superamento delle sovranità nazionali assolute nelle forme possibili come base per la pace, i due elementi indissolubili dell’articolo 11 della Costituzione che va letto sempre per intero.

Non c’è infatti ripudio storicamente efficace della guerra senza istituzioni, anche parziali e imperfette, nelle quali la sovranità degli Stati venga almeno in parte superata e condivisa. Le memorie di Taviani ci ricostruiscono su questo l’unità di intenti e di lavoro pratico tra De Gasperi e Spinelli anche sul fallito Trattato per la Comunità Europea di Difesa: un passaggio incompiuto a cui le vicende recenti sul territorio europeo ci richiamano a un dovere da compiere. In questo senso la Liberazione, come richiamava Pietro Scoppola in un suo bel saggio sul 25 Aprile, si pone come un processo sempre aperto all’esercizio della nostra responsabilità e non come un atto rivoluzionario che pretenda di essere compiuto in sé.

"Ecco perché – come ha detto ieri il presidente Mattarella in sintonia anche con la lezione del grande storico – è sempre tempo di Resistenza, ecco perché sono sempre attuali i valori che l’hanno ispirata".