Lite Usa-Ucraina sulla Crimea. Generale russo ucciso in un attentato
Il presidente americano: la penisola resterà a Mosca. Ma il leader ucraino non ci sta: "È nostra". Witkoff vede Putin, soddisfazione del Cremlino: siamo più vicini. Moskalik fatto saltare in aria per strada.

di Marta Ottaviani
ROMA
è convinta di avere la vittoria in pugno, ma deve ancora vedersela con l’intelligence ucraina che, sebbene sul campo di battaglia stia evidentemente soffrendo, riesce ancora a mettere a segno colpi in grado di impensierire Mosca. Le trattative con gli Stati Uniti per la fine del conflitto, tuttavia, proseguono, con i due Paesi che, secondo le parole del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, "vanno nella stessa direzione".
ATTACCO AL POTERE
Di certo, i generali del Cremlino hanno poco da stare tranquilli. Ieri Iaroslav Moskolik, vicecomandante del direttorato operativo dello Stato maggiore delle forze armate russe, praticamente il numero due dell’apparato militare nazionale, è stato ucciso da un ordigno artigianale mentre transitava vicino a un’auto, in un sobborgo di Mosca. Il generale, 59 anni, era uno dei militari più stimati. Finora è l’ufficiale di grado più alto tra quelli uccisi dall’inizio della guerra in Ucraina nel 2022. Lo scorso dicembre, sempre nella capitale, era stato assassinato Igor Kirillov, comandante delle forze speciali per la protezione da contaminazione radiologica, chimica e biologica. Un ordigno nascosto in un monopattino lo aveva fatto saltare in aria insieme al suo vice mentre usciva di casa. Stessa sorte, ma con una bomba racchiusa in un pacco, è toccata meno di due mesi dopo ad Armen Sarkisyan, comandante del Battaglione Arbat, morto nell’atrio della sua abitazione in un quartiere residenziale di lusso a Mosca.
TRAFFICO DIPLOMATICO
L’attentato è avvenuto nelle stesse ore in cui l’inviato del presidente Trump, Steve Witkoff, è atterrato a Mosca per la seconda volta in pochi giorni, per incontrare Vladimir Putin. La morte del generale non ha avuto impatto sui colloqui, durati circa tre ore, ai quali il capo del Cremlino ha partecipato con il suo consigliere per la politica estera, Yuri Ushakov, e l’inviato per gli investimenti, Kirill Dmitriev. Proprio Ushakov, al termine della riunione, ha dichiarato che "la conversazione ci ha permesso di avvicinare ulteriormente le posizioni di Russia e Stati Uniti non solo sull’Ucraina, ma anche su una serie di altre questioni internazionali". Un segnale che il capitolo ucraino potrebbe non essere più al centro delle priorità del presidente. Proprio ieri, Trump è tornato a ribadire che "la Crimea sarà russa" e che l’accordo da lui proposto non ha una data di scadenza, pur lasciando intendere che prima si chiude, meglio è. Oltre alla questione della penisola, che verrebbe riconosciuta de jure, l’Ucraina dovrebbe accettare de facto i territori conquistati dai russi.
TENSIONI A KIEV
Intanto, a Kiev non sono passate inosservate le dichiarazioni del popolare sindaco della capitale, l’ex pugile Vitali Klitschko, che secondo alcuni analisti potrebbe candidarsi contro Zelensky alle prossime elezioni presidenziali. "Cedere territori – ha dichiarato Klitschko in un’intervista alla Bbc – è uno degli scenari possibili. Non è giusto, ma in cambio della pace, di una pace temporanea, può essere una soluzione, anche se temporanea". Parole che non sono piaciute allo staff del presidente, che proprio ieri ha ribadito che un riconoscimento della Crimea come russa non è accettabile. Il consigliere di Volodymyr Zelensky, Serhiy Leshchenko, ha definito le affermazioni del sindaco "controproducenti". Klitschko ha poi chiarito il suo pensiero su Telegram, specificando di aver parlato di "uno spiacevole scenario possibile".