Liste d’attesa, tutti gli scontri poco salutari nel centrodestra (e fra governo e regioni)
Un intenso carteggio mette in luce i contrasti tra il ministro della Salute Orazio Schillaci e il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga riguardo all'attuazione del decreto legge relativo alle liste d’attesa. Ecco cosa sta succedendo

Un intenso carteggio mette in luce i contrasti tra il ministro della Salute Orazio Schillaci e il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga riguardo all’attuazione del decreto legge relativo alle liste d’attesa. Ecco cosa sta succedendo
È iniziato lo scorso ottobre lo scontro tra il ministro della Salute Orazio Schillaci e il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga in merito all’attuazione del decreto legge n. 73/2024 relativo alle liste d’attesa varato nel giugno 2024. La mancanza di adeguati finanziamenti era subito balzata agli occhi, tanto che anche le Regioni avevano dato il loro parere negativo in Conferenza Stato-Regioni.
Il ministro però dopo l’estate aveva bacchettato le Regioni a causa di “situazioni intollerabili” dovute a “tante realtà in cui le liste sono immotivatamente e illegalmente chiuse”. Pochi giorni fa Schillaci è tornato alla carica e Fedriga non ha potuto fare di criticare il decreto.
LA PRIMA LETTERA DI SCHILLACI A FEDRIGA
“Questa è la battaglia più importante, sia per curare efficacemente chi soffre e sia per investire sul benessere di tutti attraverso gli screening periodici”, aveva scritto Schillaci a Fedriga in una prima lettera inviata il 15 ottobre, e riportata da Quotidiano Sanità, in merito alle lamentele dei cittadini riguardo alle liste d’attesa.
“Ho lavorato per oltre 30 anni come medico in ospedali pubblici – dichiarava il ministro – conosco bene la situazione e i disagi che derivano dalla mancata programmazione, dai tagli scellerati e dagli sprechi. Questo però non giustifica chi non consegna le proprie agende, chi disattende i propri obblighi a favore dell’attività libero professionale, chi non vigila e non interviene in certe situazioni obiettivamente intollerabili. A fine anno sarà online la piattaforma che ci permetterà finalmente, per la prima volta, di monitorare l’andamento in tutta la Nazione così da poter riconoscere i meriti delle tante realtà di cui siamo fieri e di intervenire nelle situazioni di difficoltà. Per gli altri casi, che screditano indegnamente il lavoro di tutti i sanitari pubblici, voglio poter contare sulla tua attenzione”.
LA SECONDA LETTERA
Cinque mesi dopo, il ministro è tornato a scrivere al presidente della Conferenza delle Regioni una dura lettera, visionata sempre da Quotidiano Sanità. “La piattaforma di monitoraggio nazionale sta mostrando molti casi virtuosi ma allo stesso tempo troppe situazioni indegne”, afferma Schillaci.
Il ministro riferisce infatti che dalle ultime ispezioni dei Carabinieri del Nas “il 27% delle strutture sanitarie ispezionate presenta ancora irregolarità gravi” che vanno “dalle liste d’attesa artificialmente gonfiate alle agende chiuse arbitrariamente fino alle prenotazioni gestite con elenchi cartacei invece di piattaforme digitali centralizzate”. Ma anche “medici che si rifiutano di rendere disponibili le proprie agende di lavoro al sistema di prenotazione unificato; professionisti che limitano la propria attività nel servizio pubblico privilegiando quella privata in intramoenia creando un così un sistema a due velocità; dirigenti che non esercitano i dovuti controlli su situazioni che le ispezioni dei Nas hanno dimostrato essere diffuse e sistematiche”.
Queste, scrive il ministro, “sono pratiche inaccettabili che minano alla base la credibilità e l’efficacia del nostro servizio sanitario nazionale” e impongono alle Regioni di “accelerare” perché “non è più sostenibile che in alcune Regioni le liste siano ancora immotivatamente e illegalmente chiuse costringendo i cittadini a rivolgersi ai media per veder garantito un proprio diritto costituzionale”.
L’ELOGIO DEL LAZIO
Quotidiano Sanità riferisce poi che nella missiva il ministro cita come esempio virtuoso il Lazio che “dimostra che l’applicazione rigorosa delle norme porta risultati tangibili: i tempi medi di attesa sono passati da 42 giorni nel 2023 a soli 9 nei primi mesi del 2025”.
NODO POTERI MINISTERIALI SOSTITUTIVI
In conclusione Schillaci si dice poi “dispiaciuto nell’apprendere che a tutt’oggi non sia stata ancora calendarizzata la discussione in Conferenza Stato-Regioni del decreto attuativo che prevede in caso di inadempienza regionale l’attivazione di poteri ministeriali sostitutivi” e ne chiede l’immediata calendarizzazione, sottolineando che: “La vigilanza è e deve restare in capo ad ogni Regione ma la negligenza e la mancata applicazione delle leggi non possono più essere tollerate”.
Fin dall’entrata in vigore del decreto, le Regioni erano state molto critiche, ritenendo “imprescindibile” lo stralcio dell’articolo 2, che “prevede che a fronte delle segnalazioni di cittadini, enti locali ed associazioni di categoria (che dovrebbero essere innanzitutto trasmesse alle Regioni interessate) l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria possa accedere presso le Aziende sanitarie, scavalcando le Regioni e le Province Autonome, anche avvalendosi del supporto del Comando Carabinieri per la tutela della salute (anziché delle Regioni stesse)”.
LA RISPOSTA DI FEDRIGA
Questa volta non si è fatta attendere la risposta di Fedriga, il quale, stando a Quotidiano Sanità, ha espresso “forti perplessità” sull’attuazione del Dl relativo alle liste d’attesa sia per la mancanza di risorse sia per l’impostazione centralista.
Il presidente della Conferenza delle Regioni ha infatti ribadito le tre principali criticità, già fatte notare in sede di conversione del decreto: “l’invasione delle competenze regionali”, “la mancata previsione di risorse adeguate” e “l’assenza di interventi sull’appropriatezza prescrittiva”.
Nonostante ciò, Fedriga conferma che le Regioni, “tutte, nessuna esclusa”, stanno lavorando per contrastare l’allungamento delle liste d’attesa. È in corso un monitoraggio su scala nazionale e la Commissione Salute dedica al tema attenzione costante, con interlocuzioni continue con il ministero e Agenas, soprattutto per risolvere le criticità legate ai flussi informativi.
E in merito alla calendarizzazione della discussione sui poteri sostitutivi dell’organismo di verifica e controllo precisa che le Regioni non sono responsabili, in quanto dipende esclusivamente dal Governo. “Il lungo iter tecnico e istituzionale, avviato già nel novembre 2024 – riferisce Quotidiano Sanità -, è stato dettagliato nella lettera, culminando il 4 marzo scorso con un giudizio politico negativo unanime di 15 Regioni presenti”.
Infine, nonostante le divergenze, Fedriga ribadisce lo spirito di collaborazione da parte di tutte le Regioni.
SCHILLACI NON DEMORDE
Ma Schillaci è deciso ad avere l’ultima parola e oggi è arrivata l’ennesima risposta(ccia). “Trovo assurdo che ci siano alcune Regioni con liste di attesa chiuse e cittadini costretti a rivolgersi al privato quando gli esami e le visite si possono fare nel pubblico – ha rincarato -. Come ha dimostrato la Regione Lazio basta organizzarsi, seguire quelle che sono le direttive del decreto-legge, per trovare molti posti disponibili per chi ha più bisogno, per i malati oncologici, per chi ha problemi economici”.
DECRETI ATTUATIVI MAI APPROVATI
A inizio 2025, però, tirando le somme di quanto era stato fatto per risolvere le lunghe liste d’attesa, il risultato era molto deludente perché dei 6 decreti attuativi solo 1 era stato approvato, nonostante Schillaci avesse scritto a ottobre a Fedriga che il ministero era “al lavoro per ultimare” i decreti mancanti e a novembre avesse dichiarato che fossero “in arrivo”.