L’export di cibo italiano supera i 69 miliardi, il record di sempre
Boom dell’export agroalimentare italiano: olio extravergine +45%, vino leader con 8,1 miliardi. Cresce il mercato giapponese, ma pesano le incognite sui dazi Usa.

L’export agroalimentare italiano continua la sua ascesa, raggiungendo la cifra record di 69,1 miliardi di euro e segnando un traguardo storico per il settore. A trainare questa crescita senza precedenti è l’olio extravergine di oliva, che ha registrato un aumento del 45%, superando in termini di incremento salumi (+10%) e formaggi e latticini (+9%). Nonostante ciò, il vino si conferma il comparto più rilevante, con un valore complessivo di 8,1 miliardi di euro.
I dati sono stati riportati in un report di Coldiretti pubblicato a marzo 2025 e basato sui dati Istat 2024.
Olio e vino protagonisti dell’export italiano
Secondo Coldiretti, l’olio extravergine di oliva italiano ha vissuto un autentico boom, grazie alla crescente domanda internazionale e alla qualità riconosciuta del prodotto Made in Italy, trainando l’intero comparto delle esportazioni con una crescita del 45% e arrivando a 2,5 miliardi di euro.
Il vino, invece, sebbene meno dinamico in termini di crescita percentuale, mantiene la leadership nel valore delle esportazioni, consolidando il proprio ruolo di ambasciatore dell’eccellenza italiana nel mondo.
In generale, il settore agroalimentare italiano continua a registrare una crescita significativa in tutti i suoi comparti principali. L’ortofrutta, sia per i prodotti freschi che trasformati, segna un aumento del 6%, raggiungendo rispettivamente 6,5 miliardi e 5,7 miliardi di euro.
Anche il settore lattiero-caseario mostra un andamento positivo, con i formaggi che crescono del 9% e toccano i 5,4 miliardi di euro. La pasta, da sempre un simbolo del Made in Italy, segna invece un incremento del 5%, attestandosi su un valore di 4,3 miliardi di euro.
Infine, ci sono i salumi, che registrano una crescita robusta del 10%, toccando i 2,3 miliardi di euro, mentre il settore ittico si conferma un pilastro dell’export con un valore
Crescita in Giappone e opportunità a Expo 2025
Un altro dato significativo riportato da Coldiretti riguarda il mercato giapponese, dove l’export agroalimentare italiano ha registrato una crescita del 14%, superando quota 1,9 miliardi di euro.
Il Giappone si conferma in particolare un partner strategico, con prodotti di punta come ortofrutta trasformata (193 milioni), vino (184 milioni) e olio extravergine di oliva (130 milioni, +56%), che sono i più richiesti.
L’Expo 2025 di Osaka rappresenta perciò un’opportunità unica per consolidare questa crescita e aumentare la visibilità del Made in Italy in Asia.
Secondo Mario Vattani, commissario generale per la partecipazione italiana all’Expo, l’evento offrirà una vetrina globale per le eccellenze italiane, valorizzando il legame tra la tradizione culinaria italiana e quella giapponese, entrambe basate su qualità, stagionalità e attenzione agli ingredienti.
Obiettivo 100 miliardi e minaccia dei dazi Usa
Con una crescita costante e l’apertura di nuovi mercati, il settore agroalimentare italiano è sulla buona strada nel raggiungere la quota di 100 miliardi di euro di export entro il 2030. Tuttavia, questa traiettoria positiva potrebbe essere minacciata dall’ipotesi di nuovi dazi americani sulle esportazioni italiane.
Gli Stati Uniti, secondo mercato di riferimento per il cibo Made in Italy, potrebbero introdurre una tariffa aggiuntiva del 25%, con impatti potenzialmente devastanti per le esportazioni. I consumatori americani si troverebbero a pagare fino a 2 miliardi di euro in più per i prodotti italiani, con rincari particolarmente significativi per:
- vino (500 milioni di euro);
- olio d’oliva (240 milioni di euro);
- pasta (170 milioni di euro);
- formaggi (120 milioni di euro).
Per questo motivo il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha ribadito la necessità di continuare a investire in internazionalizzazione e promozione, per rafforzare la presenza delle eccellenze italiane nei mercati esteri e superare le barriere commerciali che potrebbero frenare la crescita del comparto.