L’enoturismo gonfia il fatturato delle cantine italiane, ma i costi sono alti
Il fatturato in crescita delle cantine italiane è minacciato dall'aumento dei costi, ma ci sono modi per sfruttare al meglio le opportunità del turismo legato al vino

Il turismo del vino si conferma una leva strategica per la crescita del settore vitivinicolo italiano, offrendo una risposta concreta alla crisi dei consumi. I dati sono chiari: nel 2024, il 53% delle cantine del Movimento Turismo del Vino ha registrato un incremento del fatturato, e nel 24% dei casi la crescita è stata a doppia cifra.
Lo evidenzia la prima indagine condotta dal Centro studi enoturistico e oleoturistico (Ceseo) dell’Università Lumsa, presentata a Palazzo Giustiniani il 12 marzo 2025.
L’enoturismo è una risorsa e un’opportunità per le cantine
L’analisi fa emergere che, nel 2024, un significativo 8% delle cantine ha superato il 25% di crescita grazie all’enoturismo e il 29% delle aziende operanti nel settore vino ha registrato un aumento del fatturato compreso tra il 5% e il 10%. Il 16% delle imprese vitivinicole in un solo anno ha avuto incrementi tra il 10% e il 25%.
L’enoturismo non è solo degustazione, ma un’esperienza completa che abbraccia cultura, ospitalità e tradizione – per questo motivo viene sempre più apprezzato.
Non a caso, come ha sottolineato la direttrice di Ceseo, Donatella Cinelli Colombini, secondo i dati dal Fondo Monerario Internazionale, se il turismo cresce del 4% annuo a livello globale, quello del vino registra un incremento del 13%. Questo trend offre una straordinaria opportunità per le cantine italiane che, specie in Italia, vantano location uniche.
Tuttavia, questi risultati positivi rischiano di essere vanificati dal costante aumento delle spese operative, che erodono i margini di guadagno, penalizzando soprattutto le aziende di piccole dimensioni.
Il problema dei costi in aumento e dei consumi in discesa
Nonostante la crescita del fatturato, dunque, il settore deve fare i conti con un’impennata dei costi, segnalata dall’81% delle cantine, e il problema dei consumi, in discesa negli ultimi tempi.
Per esempio, un ulteriore ostacolo potrebbe derivare dalle nuove normative del Codice della Strada, che stanno cambiando le abitudini degli italiani, sempre di più disposti a rinunciare al consumo di alcool e vino per non incorrere in sanzioni. Questo potrebbe limitare la mobilità degli enoturisti, molti dei quali si spostano in auto per raggiungere le cantine.
Aumenta in Italia anche la richiesta di vino senza alcol, che però non si produce in tutte le cantine.
Prospettive future e possibili soluzioni
Per rispondere a un turismo sempre più esigente, le cantine italiane devono ampliare la propria offerta. Oggi, la vendita diretta del vino è rilevante per il 96% del campione, mentre le visite incidono per il 73%. Tuttavia, altre opportunità di business restano poco sfruttate: solo il 29% delle cantine, per esempio, offre pasti e una percentuale ancora più bassa propone esperienze di pernottamento.
Nonostante ciò, il settore si sta muovendo nella giusta direzione.:
- il 65% delle cantine offre fino a quattro esperienze turistiche diverse, mentre alcune aziende sono arrivate a proporne fino a 18, tra attività tradizionali ed esclusive;
- l’87% delle cantine include prodotti tipici del territorio durante le degustazioni;
- il 25% organizza cene con il produttore;
- il 20% offre corsi di cucina.
Tuttavia, esperienze emergenti come il wellness rimangono marginali, con appena il 3% delle aziende che le propone.
Il presidente di Ceseo, Dario Stefàno, ha spiegato infatti che l’enoturista moderno non si accontenta più della semplice degustazione, ma cerca un’esperienza immersiva che possa includere benessere, arte, cultura e sport. Questo cambio di paradigma richiede una maggiore professionalizzazione e competenza nell’organizzazione delle esperienze offerte.
L’enoturismo, dunque, si conferma una risorsa cruciale per il settore del vino italiano, ma per consolidarne il successo occorre affrontare le criticità legate ai costi, alla comunicazione e alla diversificazione dell’offerta. Il potenziale è enorme: non resta che sfruttarlo al meglio.