Lega e M5s all’attacco dell’Ue sul riarmo: «Piano folle, basta guerra». E Salvini chiama gli italiani in piazza per Trump – Il video

I piani militari Ue dopo lo scontro Trump-Zelensky rinfocolano il feeling gialloverde. Salvini marca stretto Meloni:« No alle truppe in Ucraina» L'articolo Lega e M5s all’attacco dell’Ue sul riarmo: «Piano folle, basta guerra». E Salvini chiama gli italiani in piazza per Trump – Il video proviene da Open.

Mar 3, 2025 - 19:14
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Lega e M5s all’attacco dell’Ue sul riarmo: «Piano folle, basta guerra». E Salvini chiama gli italiani in piazza per Trump – Il video

Il piano sul «riarmo d’Europa» ancora non c’è – per lo meno formalmente – e in Italia è già bagarre politica. Quella parola sdoganata – «riarmo» – fa correre un brivido lungo la schiena di tanti. E fa subito sobbalzare sulla sedia le forze politiche che da anni, e con ritrovata veemenza nelle ultime settimane, si battono contro la linea «bellicista» di Bruxelles. Di piano «folle» parla senza mezzi termini il Movimento 5 stelle, che punta il dito, oltre che su Ursula von der Leyen, anche sulla stessa Giorgia Meloni. «Da indiscrezioni di stampa apprendiamo che la Meloni, tramite il commissario Fitto, avrebbe già detto alla von der Leyen di essere più che favorevole al suo folle piano di riarmo da finanziare con i fondi del Recovery Fund post-pandemico non ancora erogati agli Stati, oltre che con i fondi Coesione non utilizzati», attaccano i pentastellati. «Per l’Italia, principale Paese destinatario del Recovery Fund grazie al governo Conte questo comporterebbe la perdita di circa 70 miliardi di rate Pnrr ancora da incassare e di altrettanti fondi di Coesione non spesi dalle Regioni. In tutto parliamo di uno scippo di almeno 140 miliardi di fondi destinati a investimenti per il rilancio economico e sociale del nostro Paese, per imprese e famiglie, per sanità e innovazione, dirottati sulle armi. Veramente Meloni, che si è fatta eleggere per difendere l’Italia, è pronta al dare il suo via libera a questo vero e proprio tradimento dell’Italia?».

Salvini chiama la piazza contro l’Ue e pro-Trump

Toni alti, altissimi (e contenuti perlomeno forzati, stando alle informazioni ad oggi disponibili sui piani Ue). Che non si discostano poi molto da quelli usati a tambur battente in queste ore dalla Lega. Non contro il governo di cui è parte, certo, ma contro l’Ue certamente sì: i “bersagli” prediletti sono Ursula von der Leyen – artefice appunto del piano di riarmo in arrivo – ed Emmanuel Macronfrontliner dell’idea di inviare truppe europee in Ucraina dopo il possibile cessate il fuoco. Ma nel merito la linea pare del tutto compatibile, per non dire sovrapponibile, a quella M5s. Donald Trump è «l’unico leader capace di portare finalmente alla pace, a differenza di un’Europa al collasso e marginale guidata da Ursula, Parigi e Berlino», scrive Matteo Salvini sui social rilanciando la sua intervista di questa mattina a La Verità. Macron vuole l’esercito europeo? «Sbagliato e arrogante». Von der Leyen vuole il rafforzamento militare dell’Europa? «Pericoloso e irresponsabile». Ecco perché ora il Carroccio passa dalle parole ai fatti e convoca gli italiani in piazza, il prossimo weekend. «Sabato 8 e domenica 9 marzo la Lega sarà presente in mille piazze in tutta Italia, per chiedere la fine della guerra, nel momento in cui Macron e von der Leyen parlano di invio di truppe, di maggiori spese militari e di un esercito europeo. E per chiedere anche di accelerare sulla rottamazione dei milioni di cartelle esattoriali che stanno tenendo in gabbia milioni di italiani in buona fede», annuncia il vicepremier.

Il ritrovato feeling giallo-verde

Possibile sparare a pallettoni dalle piazze d’Italia contro l’esecutivo Ue di cui è vicepresidente Raffaele Fitto, e Giorgia Meloni importante azionista? E la linea da ultras filo-Trump pagherà davvero in consensi?Salvini ci scommette forte, a costo di costringere la premier su una linea prudentissima sulle iniziative di Macron e sempre più tiepida con Volodymyr Zelensky. E di silenziare le voci di dissenso interne, venute allo scoperto in alcuni retroscena nei giorni scorsi. Dal Carroccio, leader a parte, le bocche sono non a caso cucite. E un po’ in tutta la maggioranza di governo ci si muove coi piedi di piombo, nella consapevolezza che il rischio di commettere errori – nella “tenaglia” Trump-Ue-Putin – è ai massimi. E che se la divergenza di vedute tra alleati sulla politica estera dovesse deflagrare le conseguenze sul governo potrebbero essere imprevedibili. Nel frattempo, al netto del disamore Conte-Salvini, Lega e M5s sembrano tornati a parlare la stessa lingua. Come ai tempi del «furore» giallo-verde, in epoca non a caso del primo governo Trump. Meglio farsi trovare pronti, dovesse mai cambiare il quadro…

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