Le incognite e le sfide dei nostri giorni
Spero di sbagliarmi, ma credo che Trump non sarà un Presidente di pace come tanti sperano. L’impero ha bisogno di continuità. Siamo di fronte a un proseguimento del potere degli […]

Spero di sbagliarmi, ma credo che Trump non sarà un Presidente di pace come tanti sperano. L’impero ha bisogno di continuità. Siamo di fronte a un proseguimento del potere degli apparati di potere che trovavano nei DEM la loro migliore espressione, ma che oggi si esprimono in forme più evidentemente mafiose e fascistoidi. Anche i nazisti erano capaci di una critica alla società capitalistica e del mainstream fingendo di appellarsi all’uomo ordinario, ai lavoratori che soffrivano le dure condizioni di vita della Germania degli anni trenta. Ma di fatto erano alleati dei grandi ceti capitalistici e costituivano un atroce regresso rispetto al liberalismo precedente. Il Presidente è troppo debole e opportunista per costituire una vera svolta rispetto alle politiche neoconservatrici precedenti. La NATO considerata nel 1997 da Brzezinski un’alleanza tra l’egemone e i suoi vassalli mostra oggi crepe inimmaginabili in passato tra Washington e gli alleati.
Il Presidente attuale non è Kennedy e non vorrà certo pagare il prezzo di uno scontro con l’apparato industriale e militare, con lo Stato profondo che da sempre governa la politica USA. Se fosse stato uno statista avrebbe imposto la pace in Ucraina. Putin l’avrebbe accettata malgrado gli convenga continuare la guerra e avanzare verso Odessa. Bisognava essere conseguenti. Registrare la sconfitta delle politiche neoconservatrici. Imporre la neutralità dell’Ucraina. Il riconoscimento delle conquiste territoriali russe e far convocare le elezioni presidenziali a Kiev. Ritirare le truppe e promettere aiuti economici alla nuova leadership ucraina che avrebbe dato inizio a negoziati con la Russia sui tanti problemi specifici da risolvere. Trump ha il potere per condizionare questa classe europea poco credibile. Eliminare le sanzioni alla Russia e ricominciare una cooperazione politica e economica. Ha invece preferito essere ondivago, delegare a Starmer la costruzione del braccio armato della Nato in Europa, assecondare il riarmo UE purché comprassero le armi americane, depredare Kiev delle terre rare, mantenere le sanzioni alla Russia, anzi minacciare di estenderle anche ai BRICS che aiutano Mosca e la Cina.
In Medio Oriente ha permesso a Israele di uscire unilateralmente dal cessate il fuoco e di riprendere il genocidio in diretta contro il quale nessuno fra Europa e Paesi arabi si ribella veramente ad eccezione di Houti e Hezbollah. Sembrerebbe che Trump si lascerà trascinare in una guerra contro l’Iran.
Il contenimento economico della Cina risulta perdente. Il Presidente Statunitense impone tasse agli importatori statunitensi per difendere una economia non più competitiva, non riesce a mediare con una potenza che ha il coltello dalla parte del manico. La Cina possiede terre rare e materiali essenziali allo sviluppo economico statunitense, ha un mercato interno di dimensioni che possono supplire alla penetrazione del mercato di Washington, ha la possibilità di diversificare le sue esportazioni e soprattutto garantisce il debito USA. Si direbbe la sfida di un pulcino contro un elefante.
La Risoluzione del Parlamento europeo, del 2 aprile scorso, dal titolo Readiness, non più Rearm EU che invece suonava male, non lascia più dubbi sulla deriva illiberale della classe dirigente europea a cui gli intellettuali organici fanno da stampella. La costruzione quindi del braccio armato della NATO in Europa con spese militari (dal 3 al 5% del PIL) che approfondiranno le differenze tra una Germania armata e non troppo indebitata, una Polonia con un esercito potentissimo, i due Paesi nucleari, Francia e Regno Unito, e il resto dei membri europei, soprattutto quelli indebitati come l’Italia. Gli investimenti in armi statunitensi leveranno soldi allo Stato sociale. L’Europa neo-liberista e armata dimentica i suoi obiettivi di pace e prosperità. Si crea inoltre con la risoluzione un’ulteriore struttura per l’individuazione e l’ostracismo dei cosiddetti populisti, di chiunque abbia il coraggio di esternare una critica di sostanza alla politica europea e della NATO, di nominare il genocidio di Gaza e la lobby di Israele. Sono ammessi nel dibattito pubblico solo coloro che rientrano nelle linee rosse del pensiero politically correct. Si può criticare la destra ma non nominare la lobby di Israele. E’ un esempio. Gli analisti ammessi da mamma tv e sui giornali principali sanno come “non peccare”. Vengono infine stabiliti dalla risoluzione veri e propri accordi tra università e centri di difesa per plasmare i giovani, creare corsi militari. Scurati e Garimberti esulteranno? La finiamo con una generazione di rammolliti. Risuona allegra la retorica fascista e militarista che la nostra Costituzione aveva esecrato.
Il 5 aprile è stato un momento di speranza. La manifestazione convocata dai 5 stelle contro la guerra e l’Europa bellicistica che distrugge lo Stato sociale ha chiamato centomila persone, il popolo delle associazioni per la pace, Rifondazione Comunista, coloro che con Santoro hanno dato vita a Terra, Pace e Dignità e tanti cittadini che semmai non votano perché sono sfiduciati nella politica. Affinché la speranza non scompaia , bisognerebbe costruire su questo patrimonio rappresentato dai cittadini consapevoli, creare comitati popolari, prepararsi a costruire una istanza politica unitaria lasciando perdere per un momento le giuste rivendicazioni ideologiche identitarie. Contro la guerra in Ucraina e in Medio Oriente, per un’Europa non bellicistica, non liberista ma in grado di investire nei beni comuni, nello Stato sociale possiamo essere uniti. I giovani, precari, indebitati che rischiano persino di essere militarizzati devono far sentire la loro voce.
E’ importante non nutrire speranze di allearsi con una ex Democrazia cristiana impresentabile, rappresentata in maggioranza dal PD. Sinistra italiana e la Schlein devono aprire gli occhi. Non ci possono essere alleanze con il PD della Picierno, di Gentiloni e Guerini, di Calenda e Renzi, a meno che non si voglia con un trasformismo tutto italiano, alimentare le due destre al governo e mantenere lo status quo. Tutto deve cambiare affinché nulla cambi? Tomasi di Lampedusa conosceva bene la nostra Storia e le nostre talentuose inclinazioni che non ci hanno mai portato bene.